Nel volume si prendono in considerazione un gruppo di circa 90 disegni di città italiane raccolti dal monaco agostiniano Angelo Rocca, alla fine del Cinquecento. I disegni sarebbero dovuti essere raccolti in un 'atlante di città', sul tipo di quelli pubblicati da Münster o da Braun ed Hogemberg, o di altri di origine italiana, come il Theatrum Urbium Italicarum di Pietro Bertelli. In questi volumi era prassi comune ricopiare, talvolta aggiornandole, le piante e le vedute riprodotte in altre opere. Rocca, invece voleva stampare un volume contenente solo disegni realizzati per l'occasione da autori locali. Le immagini giunte fino a noi, conservate presso la biblioteca Angelica di Roma, sono di notevole interesse storico e documentario. Esse sono, inoltre, importanti esempi della cultura figurativa diffusa alla fine del Cinquecento. Se molte di queste immagini appaiono incerte e contraddittorie, altre, pur non rispettando le moderne categorie con cui usiamo definire le rappresentazioni - appartenendo quindi al novero delle rappresentazioni “non proiettive” - traggono la loro forza comunicativa proprio dall'uso sincronico e disinvolto, per quanto spesso inconsapevole, dei diversi metodi di rappresentazione.

Disegni di città. Rappresentazione e modelli nelle immagini raccolte da Angelo Rocca alla fine del Cinquecento

DOTTO, EDOARDO
2004-01-01

Abstract

Nel volume si prendono in considerazione un gruppo di circa 90 disegni di città italiane raccolti dal monaco agostiniano Angelo Rocca, alla fine del Cinquecento. I disegni sarebbero dovuti essere raccolti in un 'atlante di città', sul tipo di quelli pubblicati da Münster o da Braun ed Hogemberg, o di altri di origine italiana, come il Theatrum Urbium Italicarum di Pietro Bertelli. In questi volumi era prassi comune ricopiare, talvolta aggiornandole, le piante e le vedute riprodotte in altre opere. Rocca, invece voleva stampare un volume contenente solo disegni realizzati per l'occasione da autori locali. Le immagini giunte fino a noi, conservate presso la biblioteca Angelica di Roma, sono di notevole interesse storico e documentario. Esse sono, inoltre, importanti esempi della cultura figurativa diffusa alla fine del Cinquecento. Se molte di queste immagini appaiono incerte e contraddittorie, altre, pur non rispettando le moderne categorie con cui usiamo definire le rappresentazioni - appartenendo quindi al novero delle rappresentazioni “non proiettive” - traggono la loro forza comunicativa proprio dall'uso sincronico e disinvolto, per quanto spesso inconsapevole, dei diversi metodi di rappresentazione.
2004
88-7260-144-4
Cartografia; Prospettiva; Storia della rappresentazione
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/107738
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