Obiettivi: Nella esperienza della donazione da vivente si attua una discrepanza fra lo stato attuale “frustrante” di malattia del soggetto in attesa di trapianto e lo stato “desiderato” di salute che può essere raggiunto attraverso l’agire del donatore. Dal momento che gli stati affettivi si associano alle rappresentazioni cognitive delle proprie esperienze, il donatore nel suo percorso “salvifico” viene influenzato da stati emozionali e sentimentali che orientano il suo comportamento verso la sensazione di uno stato di piacere e di amplificazione del sé. Metodi: Partendo da tali premesse gli Autori hanno indagato il costrutto personologico del donatore “vivente” somministrando ad un campione costituito da 18 soggetti il Millon Clinical Multiaxial Inventory – III (MCMI III), un questionario di profilo personologico. Risultati: L’analisi dei dati ha mostrato la presenza di tratti narcisistici (M=18,33; 88.89%), istrionici (M=15,22; 66.66%) ed ossessivo-compulsivi (M=18,33; 77.77%) nel donatore, espressione di una alternanza tra uno stato di “gradevolezza” auto ed etero-percepita e di “nevroticismo” del donatore stesso. Conclusioni: Il processo cognitivo - motivazionale a cui viene sottoposto il donatore, se da un lato lo rinforza nel suo concetto di sé, dall’altro sviluppa una sorta di “mascheramento” come atto difensivo per minimizzare eventuali emozioni dolorose (es. rigetto), creando un livello alto di arousal, modalità comportamentali istrioniche che riflettono un attaccamento intenso ed un elevato senso di responsabilità, espressione di una tendenza ossessiva. Si ritiene pertanto necessario approfondire il percorso motivazionale del donatore verso il ricevente al fine di raggiungere e mantenere una relazione adeguata nel rispetto della propria autonomia."va

IL CONCETTO DI SÉ E L’INVESTIMENTO EMOTIVO DEL DONATORE NEL TRAPIANTO DI RENE DA VIVENTE. UNA INDAGINE PSICOMETRICA DI TALI INDICATORIx

ML Pistorio;A. Giaquinta;VEROUX, Massimiliano;VEROUX, Pierfrancesco;DE PASQUALE, CONCETTA
2012-01-01

Abstract

Obiettivi: Nella esperienza della donazione da vivente si attua una discrepanza fra lo stato attuale “frustrante” di malattia del soggetto in attesa di trapianto e lo stato “desiderato” di salute che può essere raggiunto attraverso l’agire del donatore. Dal momento che gli stati affettivi si associano alle rappresentazioni cognitive delle proprie esperienze, il donatore nel suo percorso “salvifico” viene influenzato da stati emozionali e sentimentali che orientano il suo comportamento verso la sensazione di uno stato di piacere e di amplificazione del sé. Metodi: Partendo da tali premesse gli Autori hanno indagato il costrutto personologico del donatore “vivente” somministrando ad un campione costituito da 18 soggetti il Millon Clinical Multiaxial Inventory – III (MCMI III), un questionario di profilo personologico. Risultati: L’analisi dei dati ha mostrato la presenza di tratti narcisistici (M=18,33; 88.89%), istrionici (M=15,22; 66.66%) ed ossessivo-compulsivi (M=18,33; 77.77%) nel donatore, espressione di una alternanza tra uno stato di “gradevolezza” auto ed etero-percepita e di “nevroticismo” del donatore stesso. Conclusioni: Il processo cognitivo - motivazionale a cui viene sottoposto il donatore, se da un lato lo rinforza nel suo concetto di sé, dall’altro sviluppa una sorta di “mascheramento” come atto difensivo per minimizzare eventuali emozioni dolorose (es. rigetto), creando un livello alto di arousal, modalità comportamentali istrioniche che riflettono un attaccamento intenso ed un elevato senso di responsabilità, espressione di una tendenza ossessiva. Si ritiene pertanto necessario approfondire il percorso motivazionale del donatore verso il ricevente al fine di raggiungere e mantenere una relazione adeguata nel rispetto della propria autonomia."va
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/108210
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