It is unconnected with contemporary architecture a concept of beauty that could on the whole represent current times.The accentuated propensity toward forms redundancy and the new polysemous eclecticism could be considered in that way.Nonetheless, the gap between the shape of the landscape, intended as a whole, and the identity of users settled on it, is increasing. On a widespread scale, architecture has reached an high commercialization rate, from macroscopic and redundant forms, to the grotesque expressions of widespread culture.Architecture has to come back, even if on renewed basis, to interpret the symbolic and comprehensive view of the world, though in nowadays asset’s complexitiy, in order to give it back to a shared interpretation, that has to be necessarily plural and

E’ quanto mai difficile oggi presumere di poter definire i paradigmi di un’idea di bellezza da assumersi quale criterio-obbiettivo condiviso. Le tante città che la città contemporanea accoglie e dispiega sfuggono all’unicità dell’interpretazione del segno e il fascino che la forma esercita rimanda a suggestioni di raggio geograficamente sempre più ampio, difficilmente riconducibili ad un processo storico di sedimentazione condivisa nello specifico territorio ( regione, nazione, etnia.) . Se si vuole che l’Architettura resista alla forza impetuosa e trascinante del mercato e alla sua azione conformativa del gusto e dei desideri, l’unica possibilità di tenuta sta nel passaggio culturalmente sociale dall’idealismo all’ideologia. La deriva formalista dalla “lezione di Las Vegas” ad oggi ha piegato l’Architettura da un lato alle roboanti, quando non arroganti, performance delle archi-star e dall’altro al “grottesco” dei collage linguistici del neo-eclettismo popolare. Sembra di assistere alla configurazione di mondi favolistici che sovrappongono una narrazione in continua mutazione, scollegata e inebriante, al reale, più drammatico e domestico fluire della storia. Giancarlo Carnevale in un suo gustosissimo quanto preoccupato saggio introduce la nozione di “realismo tragico, quale lucida e necessaria presa di coscienza degli orientamenti prevalenti in materia di gusto, all’accreditamento dei quali, in particolar modo presso la cosiddetta middle classe, non è rimasta estranea nemmeno certa «cultura “alta”».“Purtroppo il metro temporale del progetto contemporaneo è il quotidiano “, osserva Renato Rizzi, la cui labilità trascina con sé forme già nate con il gene della caducità. Sul fronte del continuo divenire come rilancio incessante del manufatto mercificato , l’unica utopia possibile – parafrasando Tafuri – e che si rinnova è l’utopia tecnologica. In questo scenario l’architettura risulta settorializzata;non è possibile, né avrebbe senso storico rintracciare in un codice comune una sorta di spirito del tempo, se non nella tensione iconica prevalente . E se questa è la legge dei numeri, non c’è spazio per recriminazioni e rimpianti come per prese di distanza : a noi architetti contemporanei tocca disporci all’ascolto per rintracciare sotto il clamore della banalità e della ridondanza la reale natura delle tensioni che da quelle aspettano di essere appagate. L’architettura deve ritornare a muovere i propri passi a partire dall’uomo; in senso attuale la bellezza è quella congerie di requisiti che stabilisce relazioni reciproche di natura identitaria . Le Corbusier vedeva nella geometria il nesso fra intuizione e appagamento dello spirito in quanto strumento ordinatore dello spazio e delle forme, comune all’uomo primitivo come a quello contemporaneo. L’analogia fra leggi dell’architettura e leggi della natura ne fa l’erede di Vitruvio ed anche l’ultimo illuminista. Forse il nostro compito oggi è più complesso. Tornare all’uomo oggi non può che voler dire combattere lo straniamento e la perdita del della dimensione collettiva. L’architettura deve tornare a parlare all’uomo più di lui che del proprio autore. Il processo educativo forse deve proprio passare per la scomparsa dell’autore dietro l’opera, come auspicava Flaubert. Se può o deve esserci un nesso allo stato attuale delle cose fra Architettura e Comunità questo deve passare per una risignificazione democratica della disciplina, che non consista nel soggiacere demagogico e populista alle logiche di mercato, che non significhi inseguire il consenso assecondando chi ne crea artatamente le condizioni. L’Architettura deve piuttosto guardare con rinnovata attenzione a quell’uomo che oggi rincorre miti preconfezionati e omologanti. Giustamente Cino Zucchi, nel presentare il proprio Giardino Pubblico - San Donà di Piave (Venezia ) 2004 – rifuggiva da un atteggiamento snobistico nei confronti delle villette rosa con i tetti a falde alle quali il suo giardino era destinato. Il suo intento democraticamente educativo mirava piuttosto ad attrarre, attraverso quell’articolazione di spazi ludici e rigeneranti, provando a contrapporre in quanto seducente un’immagine latrice di un messaggio culturale più elevato. Piuttosto è sul piano della creatività che si possono attivare processi di interazione e percorsi partecipativi che, allargando e contaminando gli ambiti disciplinari, utilizzino risorse anche da parte degli utenti destinatari, come sta avvenendo in molte esperienze progettuali di quartiere nelle periferie francesi. La nozione di spazio abitato, rivisitata in senso antropologico dal privato al collettivo alla luce di una sorta di recupero dalla natura, potrebbe riproporre, pur se in una dimensione rinnovata, famiglie di apparati segnici, comunitariamente decodificabili attraverso processi di riconduzione simbolica a significati condivisi o condivisibili.Bibliografia- Joseph Rikwert, L’idea di città, a cura di G. Scattone, Edizioni Adelphi, Milano 2002 . Idem, La seduzione del luogo.Storia e futuro della città, , traduzione di Sacchi D. , Edizioni Einaudi, Torino 2008. Manfredo Tafuri, Progetto e utopia, prima ediz. Nei “Saggi Tascabili Laterza” Roma-Bari 1973, Prima edizione con un’Introduzione di Franco Purini,B.U.L.,Roma-Bari,2007. www.zucchiarchitetti.com Georg Simmel, Zur Psychologie der Mode. Soziologische Studie, 1895, nuova traduzione del saggio La Moda, a cura di L. Perrucchi, Mondadori, Milano, 1998. Giancarlo Carnevale ( a cura di ) , a regola d’arte, Officina Edizioni, Roma, 2006. Zaira Dato Toscano , Prefazione, in Silvana Segapeli , Arte Società Banlieue.Verso un’interdisciplinarietà del progetto, Officina Edizioni,Roma, 2008. Silvana Segapeli, Arte Soc….op.cit. Le Corbusier, Verso una Architettura, a cura di Pier Luigi Cerri e Pier Luigi Nicolin, Longanesi,Milano, 2006 , , Prima edizione, Vers une architecture, Editions Crès. Parigi 1923. Marco Vitruvio Pollione, De Architectura, Traduzione di Luciano Migotto,Seconda edizione nella collezione Arte e Architettura, Roma,novembre 2008, Libro Terzo.

ASCOLTARE,INTERPRETARE,VEICOLARE,RESTITUIRE....UN PO' PIU' OLTRE

DATO, Zaira
2010-01-01

Abstract

It is unconnected with contemporary architecture a concept of beauty that could on the whole represent current times.The accentuated propensity toward forms redundancy and the new polysemous eclecticism could be considered in that way.Nonetheless, the gap between the shape of the landscape, intended as a whole, and the identity of users settled on it, is increasing. On a widespread scale, architecture has reached an high commercialization rate, from macroscopic and redundant forms, to the grotesque expressions of widespread culture.Architecture has to come back, even if on renewed basis, to interpret the symbolic and comprehensive view of the world, though in nowadays asset’s complexitiy, in order to give it back to a shared interpretation, that has to be necessarily plural and
2010
9788884971623
E’ quanto mai difficile oggi presumere di poter definire i paradigmi di un’idea di bellezza da assumersi quale criterio-obbiettivo condiviso. Le tante città che la città contemporanea accoglie e dispiega sfuggono all’unicità dell’interpretazione del segno e il fascino che la forma esercita rimanda a suggestioni di raggio geograficamente sempre più ampio, difficilmente riconducibili ad un processo storico di sedimentazione condivisa nello specifico territorio ( regione, nazione, etnia.) . Se si vuole che l’Architettura resista alla forza impetuosa e trascinante del mercato e alla sua azione conformativa del gusto e dei desideri, l’unica possibilità di tenuta sta nel passaggio culturalmente sociale dall’idealismo all’ideologia. La deriva formalista dalla “lezione di Las Vegas” ad oggi ha piegato l’Architettura da un lato alle roboanti, quando non arroganti, performance delle archi-star e dall’altro al “grottesco” dei collage linguistici del neo-eclettismo popolare. Sembra di assistere alla configurazione di mondi favolistici che sovrappongono una narrazione in continua mutazione, scollegata e inebriante, al reale, più drammatico e domestico fluire della storia. Giancarlo Carnevale in un suo gustosissimo quanto preoccupato saggio introduce la nozione di “realismo tragico, quale lucida e necessaria presa di coscienza degli orientamenti prevalenti in materia di gusto, all’accreditamento dei quali, in particolar modo presso la cosiddetta middle classe, non è rimasta estranea nemmeno certa «cultura “alta”».“Purtroppo il metro temporale del progetto contemporaneo è il quotidiano “, osserva Renato Rizzi, la cui labilità trascina con sé forme già nate con il gene della caducità. Sul fronte del continuo divenire come rilancio incessante del manufatto mercificato , l’unica utopia possibile – parafrasando Tafuri – e che si rinnova è l’utopia tecnologica. In questo scenario l’architettura risulta settorializzata;non è possibile, né avrebbe senso storico rintracciare in un codice comune una sorta di spirito del tempo, se non nella tensione iconica prevalente . E se questa è la legge dei numeri, non c’è spazio per recriminazioni e rimpianti come per prese di distanza : a noi architetti contemporanei tocca disporci all’ascolto per rintracciare sotto il clamore della banalità e della ridondanza la reale natura delle tensioni che da quelle aspettano di essere appagate. L’architettura deve ritornare a muovere i propri passi a partire dall’uomo; in senso attuale la bellezza è quella congerie di requisiti che stabilisce relazioni reciproche di natura identitaria . Le Corbusier vedeva nella geometria il nesso fra intuizione e appagamento dello spirito in quanto strumento ordinatore dello spazio e delle forme, comune all’uomo primitivo come a quello contemporaneo. L’analogia fra leggi dell’architettura e leggi della natura ne fa l’erede di Vitruvio ed anche l’ultimo illuminista. Forse il nostro compito oggi è più complesso. Tornare all’uomo oggi non può che voler dire combattere lo straniamento e la perdita del della dimensione collettiva. L’architettura deve tornare a parlare all’uomo più di lui che del proprio autore. Il processo educativo forse deve proprio passare per la scomparsa dell’autore dietro l’opera, come auspicava Flaubert. Se può o deve esserci un nesso allo stato attuale delle cose fra Architettura e Comunità questo deve passare per una risignificazione democratica della disciplina, che non consista nel soggiacere demagogico e populista alle logiche di mercato, che non significhi inseguire il consenso assecondando chi ne crea artatamente le condizioni. L’Architettura deve piuttosto guardare con rinnovata attenzione a quell’uomo che oggi rincorre miti preconfezionati e omologanti. Giustamente Cino Zucchi, nel presentare il proprio Giardino Pubblico - San Donà di Piave (Venezia ) 2004 – rifuggiva da un atteggiamento snobistico nei confronti delle villette rosa con i tetti a falde alle quali il suo giardino era destinato. Il suo intento democraticamente educativo mirava piuttosto ad attrarre, attraverso quell’articolazione di spazi ludici e rigeneranti, provando a contrapporre in quanto seducente un’immagine latrice di un messaggio culturale più elevato. Piuttosto è sul piano della creatività che si possono attivare processi di interazione e percorsi partecipativi che, allargando e contaminando gli ambiti disciplinari, utilizzino risorse anche da parte degli utenti destinatari, come sta avvenendo in molte esperienze progettuali di quartiere nelle periferie francesi. La nozione di spazio abitato, rivisitata in senso antropologico dal privato al collettivo alla luce di una sorta di recupero dalla natura, potrebbe riproporre, pur se in una dimensione rinnovata, famiglie di apparati segnici, comunitariamente decodificabili attraverso processi di riconduzione simbolica a significati condivisi o condivisibili.Bibliografia- Joseph Rikwert, L’idea di città, a cura di G. Scattone, Edizioni Adelphi, Milano 2002 . Idem, La seduzione del luogo.Storia e futuro della città, , traduzione di Sacchi D. , Edizioni Einaudi, Torino 2008. Manfredo Tafuri, Progetto e utopia, prima ediz. Nei “Saggi Tascabili Laterza” Roma-Bari 1973, Prima edizione con un’Introduzione di Franco Purini,B.U.L.,Roma-Bari,2007. www.zucchiarchitetti.com Georg Simmel, Zur Psychologie der Mode. Soziologische Studie, 1895, nuova traduzione del saggio La Moda, a cura di L. Perrucchi, Mondadori, Milano, 1998. Giancarlo Carnevale ( a cura di ) , a regola d’arte, Officina Edizioni, Roma, 2006. Zaira Dato Toscano , Prefazione, in Silvana Segapeli , Arte Società Banlieue.Verso un’interdisciplinarietà del progetto, Officina Edizioni,Roma, 2008. Silvana Segapeli, Arte Soc….op.cit. Le Corbusier, Verso una Architettura, a cura di Pier Luigi Cerri e Pier Luigi Nicolin, Longanesi,Milano, 2006 , , Prima edizione, Vers une architecture, Editions Crès. Parigi 1923. Marco Vitruvio Pollione, De Architectura, Traduzione di Luciano Migotto,Seconda edizione nella collezione Arte e Architettura, Roma,novembre 2008, Libro Terzo.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/117425
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