Il "Viaggio in Sicilia" di Friedrich Leopold Graf zu Stolberg rappresenta uno dei testi più significativi sul crinale di passaggio dall'odeporica antiquaria ad uno sguardo sul mondo che si nutre sì delle memorie letterarie e archeologiche su cui è educato lo sguardo del viaggiatore, ma lo fa con al contempo la conoscenza dei testi più recenti di geografia e storia, con la curiosità di sapere tutto sull'agricoltura, l'urbanistica, la società del mondo che ci si trova a scoprire. Se dunque permane in Stolberg ancora l'occhio del classicista che passa direttamente dalle rovine greche e romane agli edifici barocchi siciliani senza degnare di attenzione, se non superficiale, le vestigia dell'era di mezzo nelle quali comunque si imbatte, è evidente la sua voglia di capire il presente e le ragioni alla base della società che scopre in Sicilia. Dal punto di vista traduttivo, si osserva ugualmente il passaggio dalla lingua degli antichi, evocati ogni qualvolta sia possibile - con citazioni che costringono il traduttore a compiere traduzioni di traduzioni (e far ricomparire, talvolta, parole che mai appaiono nelle traduzioni di Stolberg: come la parola "agorà", resa da lui con sinonimi tedeschi) - alla lingua della sua contemporaneità, tempestata di lessico botanico e scientifico in generale, ma anche della lingua settoriale della archeologia, in una andatura stilistica mirata alla complessità, che non disdegna però talvolta i tratti di illuminazione di brevissime principali che racchiudono il culmine delle considerazioni del poeta-viaggiatore.

Viaggio in Sicilia

SCUDERI, Vincenza
2003-01-01

Abstract

Il "Viaggio in Sicilia" di Friedrich Leopold Graf zu Stolberg rappresenta uno dei testi più significativi sul crinale di passaggio dall'odeporica antiquaria ad uno sguardo sul mondo che si nutre sì delle memorie letterarie e archeologiche su cui è educato lo sguardo del viaggiatore, ma lo fa con al contempo la conoscenza dei testi più recenti di geografia e storia, con la curiosità di sapere tutto sull'agricoltura, l'urbanistica, la società del mondo che ci si trova a scoprire. Se dunque permane in Stolberg ancora l'occhio del classicista che passa direttamente dalle rovine greche e romane agli edifici barocchi siciliani senza degnare di attenzione, se non superficiale, le vestigia dell'era di mezzo nelle quali comunque si imbatte, è evidente la sua voglia di capire il presente e le ragioni alla base della società che scopre in Sicilia. Dal punto di vista traduttivo, si osserva ugualmente il passaggio dalla lingua degli antichi, evocati ogni qualvolta sia possibile - con citazioni che costringono il traduttore a compiere traduzioni di traduzioni (e far ricomparire, talvolta, parole che mai appaiono nelle traduzioni di Stolberg: come la parola "agorà", resa da lui con sinonimi tedeschi) - alla lingua della sua contemporaneità, tempestata di lessico botanico e scientifico in generale, ma anche della lingua settoriale della archeologia, in una andatura stilistica mirata alla complessità, che non disdegna però talvolta i tratti di illuminazione di brevissime principali che racchiudono il culmine delle considerazioni del poeta-viaggiatore.
2003
8887218412
Odeporica; cultura; archeologia
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/117540
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