Antonio Zanca (1861-1958), architetto e ingegnere palermitano, opera in Sicilia nel corso di un lunghissimo arco temporale tra la fine dell'Ottocento e la prima metà del Novecento, attraversando anni carichi di profondi cambiamenti nel modo di intendere il progetto di architettura e il ruolo della professione. Allievo prediletto e assistente di Giuseppe Damiani Almeyda, viene successivamente chiamato a ricoprire la cattedra di Disegno d'ornato e architettura elementare che era stata del maestro. Il lavoro professionale di Zanca, improntato a un colto eclettismo, programmaticamente lontano dal modernismo di matrice basiliana, si svolge principalmente tra i due centri di Palermo e di Messina. A Palermo lo troviamo impegnato nella fase dello sviluppo urbano dei primi due decenni del secolo, tanto sul fronte del ridisegno del centro antico a partire dagli edifici costruiti lungo il nuovo rettifilo della via Roma, quanto nell'ambito di nuovi tipi funzionali destinati al complesso degli Istituti universitari e alle Cliniche. A Messina progetta ed esegue numerosi progetti di restauro o ricostruzione di edifici distrutti dal terremoto del 1908; è proprio in questa città - dove Zanca insegna fino al 1910 Disegno d’ornato e architettura elementare e in anni successivi progetta e dirige i lavori di costruzione dell’imponente palazzo municipale oltre che di numerosi restauri di chiese - che si costituisce un vero laboratorio di sperimentazione incessante che vede lavorare insieme allievi e maestri: Antonio Zanca, Enrico Calandra, Francesco Basile, Camillo Autore, Giuseppe Samonà. L'impegno congiunto, accademico e professionale, e la formazione di ingegnere e architetto, delineano un personaggio dagli interessi vastissimi che spaziano dalla storia al progetto, dal restauro al rilievo, con un grande interesse di fondo per le nuove tecnologie nei primi anni del cemento armato. I disegni e i carteggi dell'archivio costituiscono lo specchio di questa molteplicità e consentono di ricostruire, oltre la figura di Antonio Zanca, una fitta trama di rapporti e relazioni con architetti più giovani di cui Zanca fu maestro. Il volume si articola in due parti. La prima, affidata a diversi studiosi, disegna scenari “esterni” alla Sicilia ma ad essa collegati da contemporaneità, parallelismi, temi e obiettivi comuni, vuole, nell’ambito del progetto generale, spezzare le barriere imposte dall’insularità e dalla specificità – quest’ultima, peraltro, necessaria all’avanzamento degli studi - per ricercare, invece, i “fili rossi” a partire dai quali costruire la nuova storia “nazionale”. La ricerca di una convivenza possibile tra “stile nazionale” e linguaggi regionali, il variegato palcoscenico costituito dai concorsi di architettura, il dibattito intorno alla didattica e alle scuole di architettura, le profonde trasformazioni della professione di ingegnere e di architetto, il ruolo del disegno di architettura sono alcune delle chiavi di lettura individuate per rileggere specificità e connessioni tra il panorama nazionale e quello siciliano tra Ottocento e Novecento. La seconda parte ricostruisce invece il percorso biografico e professionale di Antonio Zanca a partire dai materiali conservati in archivio attraverso alcuni saggi collegati a importanti occasioni professionali (è il caso del palazzo municipale di Messina), prestigiosi committenti (la famiglia Lanza conti di Mazzarino, il Banco di Sicilia), operazioni di radicale modifica del volto della città (l’apertura della via Roma a Palermo), studi storici che accompagnano Zanca per oltre mezzo secolo (la Cattedrale di Palermo).

Un archivio di architettura tra ottocento e novecento. I disegni di Antonio Zanca (1861-1958)

BARBERA, PAOLA;
2005-01-01

Abstract

Antonio Zanca (1861-1958), architetto e ingegnere palermitano, opera in Sicilia nel corso di un lunghissimo arco temporale tra la fine dell'Ottocento e la prima metà del Novecento, attraversando anni carichi di profondi cambiamenti nel modo di intendere il progetto di architettura e il ruolo della professione. Allievo prediletto e assistente di Giuseppe Damiani Almeyda, viene successivamente chiamato a ricoprire la cattedra di Disegno d'ornato e architettura elementare che era stata del maestro. Il lavoro professionale di Zanca, improntato a un colto eclettismo, programmaticamente lontano dal modernismo di matrice basiliana, si svolge principalmente tra i due centri di Palermo e di Messina. A Palermo lo troviamo impegnato nella fase dello sviluppo urbano dei primi due decenni del secolo, tanto sul fronte del ridisegno del centro antico a partire dagli edifici costruiti lungo il nuovo rettifilo della via Roma, quanto nell'ambito di nuovi tipi funzionali destinati al complesso degli Istituti universitari e alle Cliniche. A Messina progetta ed esegue numerosi progetti di restauro o ricostruzione di edifici distrutti dal terremoto del 1908; è proprio in questa città - dove Zanca insegna fino al 1910 Disegno d’ornato e architettura elementare e in anni successivi progetta e dirige i lavori di costruzione dell’imponente palazzo municipale oltre che di numerosi restauri di chiese - che si costituisce un vero laboratorio di sperimentazione incessante che vede lavorare insieme allievi e maestri: Antonio Zanca, Enrico Calandra, Francesco Basile, Camillo Autore, Giuseppe Samonà. L'impegno congiunto, accademico e professionale, e la formazione di ingegnere e architetto, delineano un personaggio dagli interessi vastissimi che spaziano dalla storia al progetto, dal restauro al rilievo, con un grande interesse di fondo per le nuove tecnologie nei primi anni del cemento armato. I disegni e i carteggi dell'archivio costituiscono lo specchio di questa molteplicità e consentono di ricostruire, oltre la figura di Antonio Zanca, una fitta trama di rapporti e relazioni con architetti più giovani di cui Zanca fu maestro. Il volume si articola in due parti. La prima, affidata a diversi studiosi, disegna scenari “esterni” alla Sicilia ma ad essa collegati da contemporaneità, parallelismi, temi e obiettivi comuni, vuole, nell’ambito del progetto generale, spezzare le barriere imposte dall’insularità e dalla specificità – quest’ultima, peraltro, necessaria all’avanzamento degli studi - per ricercare, invece, i “fili rossi” a partire dai quali costruire la nuova storia “nazionale”. La ricerca di una convivenza possibile tra “stile nazionale” e linguaggi regionali, il variegato palcoscenico costituito dai concorsi di architettura, il dibattito intorno alla didattica e alle scuole di architettura, le profonde trasformazioni della professione di ingegnere e di architetto, il ruolo del disegno di architettura sono alcune delle chiavi di lettura individuate per rileggere specificità e connessioni tra il panorama nazionale e quello siciliano tra Ottocento e Novecento. La seconda parte ricostruisce invece il percorso biografico e professionale di Antonio Zanca a partire dai materiali conservati in archivio attraverso alcuni saggi collegati a importanti occasioni professionali (è il caso del palazzo municipale di Messina), prestigiosi committenti (la famiglia Lanza conti di Mazzarino, il Banco di Sicilia), operazioni di radicale modifica del volto della città (l’apertura della via Roma a Palermo), studi storici che accompagnano Zanca per oltre mezzo secolo (la Cattedrale di Palermo).
2005
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/118063
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