La Sicilia, per la sua opposizione alle scelte compiute dopo l’unificazione e per le sue tendenze autonomistiche, ha costituito un grosso problema per le autorità governative, le quali oscillarono tra tentazioni autoritarie e rispetto del principio di legalità, per la cui difesa, in determinati momenti, la magistratura diede un contributo decisivo. Dall’analisi, condotta su fonti archivistiche, emerge che tra magistrati e funzionari governativi non mancarono i contrasti soprattutto a proposito della gestione dell’ordine pubblico. I magistrati denunciavano le pratiche illecite dei funzionari governativi, come il fermo e il mantenimento in carcere di individui senza l’autorizzazione dei giudici, mentre i funzionari accusavano la magistratura di comportamenti eccessivamente garantisti. Nel saggio, in particolare, sono evidenziati i contrasti sorti a proposito di misure eccezionali adottate in presenza di gravi avvenimenti, come, ad esempio, l’accoltellamento di tredici persone avvenuto a Palermo nella notte del 1° ottobre 1862 e poi l’insurrezione popolare scoppiata nel capoluogo siciliano la notte del 15 settembre 1866. Nell’applicazione delle scelte repressive vi furono, però, anche frequenti accordi tra autorità politiche e magistratura.
L'ordine pubblico e la magistratura nella Sicilia post-unitaria
FARACI, ELENA GAETANA
2016-01-01
Abstract
La Sicilia, per la sua opposizione alle scelte compiute dopo l’unificazione e per le sue tendenze autonomistiche, ha costituito un grosso problema per le autorità governative, le quali oscillarono tra tentazioni autoritarie e rispetto del principio di legalità, per la cui difesa, in determinati momenti, la magistratura diede un contributo decisivo. Dall’analisi, condotta su fonti archivistiche, emerge che tra magistrati e funzionari governativi non mancarono i contrasti soprattutto a proposito della gestione dell’ordine pubblico. I magistrati denunciavano le pratiche illecite dei funzionari governativi, come il fermo e il mantenimento in carcere di individui senza l’autorizzazione dei giudici, mentre i funzionari accusavano la magistratura di comportamenti eccessivamente garantisti. Nel saggio, in particolare, sono evidenziati i contrasti sorti a proposito di misure eccezionali adottate in presenza di gravi avvenimenti, come, ad esempio, l’accoltellamento di tredici persone avvenuto a Palermo nella notte del 1° ottobre 1862 e poi l’insurrezione popolare scoppiata nel capoluogo siciliano la notte del 15 settembre 1866. Nell’applicazione delle scelte repressive vi furono, però, anche frequenti accordi tra autorità politiche e magistratura.File | Dimensione | Formato | |
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