Possedere «un po’ del tutto». Quadri tra antico e natura nel museo del monastero di San Nicolò l’Arena a Catania

Building on evidence from ancient sources and hitherto unknown documents in the Archives of Benedictine Monastery, the paper reconstructs the history of the emergence of the collection of paintings in the monastery of Saint Nicolò l’Arena in Catania, and, at the same time, the practice of collecting by the Benedictine monks in the second half of the 18th century. The museum of the Benedictine Monastery initially consisted of objects relating to classical antiquity, natural history and modern art. To these were then added a series of paintings, of which the first nucleus consisted of a group of works, now largely kept in the museum of Catania in Castello Ursino, which were the objects of two distinguished sales by the famous clergyman and “organaro” Donato del Piano. It is possible to document for the first time their Benedictine provenance and to attribute them to various schools and tendencies, e.g. the naturalistic approach which prevailed in paintings of the 17th century. By the end of the 18th century, sporadic additional purchases had enriched the museum’s collections with works of classicistic taste, emphasizing a range of variation connected, on the one hand, to the specific modalities of acquisition and, on the other, with the desire for a more general completeness that was characteristic of museums in the 18th century. Due to the collective character of collecting, no univocal dictate of taste addressed the first formation of the pinacoteca of the museum – in contrast to the evident classicistic desire which is evident in the contemporaneous commitments of Benedictine monks in Catania.

Il contributo ricostruisce, attraverso notizie tratte da fonti letterarie e documenti d’archivio inediti del Fondo Benedettini, la storia della prima formazione delle raccolte di pitture all’interno del monastero di San Nicolò l’Arena di Catania e le pratiche collezionistiche dei monaci benedettini nella seconda metà del Settecento. Nel museo del monastero benedettino, composto da raccolte di antichità, di storia naturale e di arte moderna, entravano una serie di dipinti il cui primo nucleo, frutto di due distinte vendite del sacerdote e noto ‘organaro’ Donato Del Piano, era costituito da un gruppo di opere – in larga parte rintracciate presso il museo civico di Castello Ursino, alle quali viene restituita, documentata qui per la prima volta, la provenienza benedettina – riconducibili a diverse scuole e tendenze, pur nel prevalere di pitture seicentesche di marcata impronta naturalistica. Sporadici acquisti successivi, incrementavano, sul finire del Settecento, le raccolte del museo con opere di accento classicista, accentuando quel carattere di varietà da una parte legato alle specifiche modalità di acquisizione dall’altra motivato da più generali istanze di completezza dei musei settecenteschi. Nessun univoco indirizzo di gusto, anche a causa del carattere collettivo del raccogliere, guidava la prima formazione della pinacoteca del museo, in contrasto con il contemporaneo affermarsi di predilezioni esplicitamente classiciste nelle coeve committenze benedettine catanesi.