Un esercito di nuovi lavoratori, generato dalle variegate espressioni della economia digitale, è alla ricerca di identità giuridica e ciò accade anche attraverso manifestazioni conflittuali. Nei luoghi dove esiste un conflitto di interessi emerge, infatti, prepotente l’interesse al conflitto. La gig economy, la sharing economy, la on demand economy e tutte le variegate tipologie che popolano l’universo del lavoro con (e su) piattaforma digitale, costringono l’ordine giuridico interno ad osservare e configurare i diritti e gli obblighi che affiorano dai nuovi scenari lavorativi. Nell’ebook, Conflitto collettivo e nuovi lavori, l’Autrice prova a sciogliere, fra gli altri, il nodo interpretativo della riconoscibilità del diritto/libertà di conflitto, e specularmente della relativa regolamentazione, in capo a quei lavoratori per i quali non è stata pensata la fattispecie del diritto di sciopero racchiusa nell’art. 40 della nostra Costituzione, essendo quest’ultima norma costruita sul tipo tradizionale del lavoro subordinato. Serve così interrogarsi se i vecchi arnesi di cui dispone il legislatore italiano, e cioè le norme già esistenti, siano sufficienti per offrire adeguata disciplina pure ai nuovi conflitti. Le norme vigenti possiedono la duttilità endogena necessaria per risultare adattabili in ambiti diversi da quelli per cui sono state emanate? Possiedono un grado di efficienza adattiva sufficiente per ricomporsi in un nuovo equilibrio e disciplinare anche fattispecie inimmaginabili al momento in cui sono state confezionate? Nell’ebook Conflitto collettivo e nuovi lavori il cuore della riflessione sta tutto nella possibilità di estendere i lembi della disciplina che riconosce, tutela e soprattutto regola il diritto/libertà di conflitto in modo da coprire tutte le fattispecie lavorative a prescindere dalla natura subordinata o autonoma del rapporto sottostante.
Conflitto collettivo e nuovi lavori
Gabriella Nicosia
2018-01-01
Abstract
Un esercito di nuovi lavoratori, generato dalle variegate espressioni della economia digitale, è alla ricerca di identità giuridica e ciò accade anche attraverso manifestazioni conflittuali. Nei luoghi dove esiste un conflitto di interessi emerge, infatti, prepotente l’interesse al conflitto. La gig economy, la sharing economy, la on demand economy e tutte le variegate tipologie che popolano l’universo del lavoro con (e su) piattaforma digitale, costringono l’ordine giuridico interno ad osservare e configurare i diritti e gli obblighi che affiorano dai nuovi scenari lavorativi. Nell’ebook, Conflitto collettivo e nuovi lavori, l’Autrice prova a sciogliere, fra gli altri, il nodo interpretativo della riconoscibilità del diritto/libertà di conflitto, e specularmente della relativa regolamentazione, in capo a quei lavoratori per i quali non è stata pensata la fattispecie del diritto di sciopero racchiusa nell’art. 40 della nostra Costituzione, essendo quest’ultima norma costruita sul tipo tradizionale del lavoro subordinato. Serve così interrogarsi se i vecchi arnesi di cui dispone il legislatore italiano, e cioè le norme già esistenti, siano sufficienti per offrire adeguata disciplina pure ai nuovi conflitti. Le norme vigenti possiedono la duttilità endogena necessaria per risultare adattabili in ambiti diversi da quelli per cui sono state emanate? Possiedono un grado di efficienza adattiva sufficiente per ricomporsi in un nuovo equilibrio e disciplinare anche fattispecie inimmaginabili al momento in cui sono state confezionate? Nell’ebook Conflitto collettivo e nuovi lavori il cuore della riflessione sta tutto nella possibilità di estendere i lembi della disciplina che riconosce, tutela e soprattutto regola il diritto/libertà di conflitto in modo da coprire tutte le fattispecie lavorative a prescindere dalla natura subordinata o autonoma del rapporto sottostante.File | Dimensione | Formato | |
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