Il cinema e, ancor prima, la letteratura hanno svolto un ruolo fondamentale nella costruzione dell’immagine di diversi luoghi e paesaggi che sono stati location di film o di ambientazione di opere di successo e sovente mete di numerosi viaggiatori. Ma non sempre l’immagine che ne è scaturita ha contribuito al successo dei luoghi. Il cinema, così come la letteratura, è anche narrazione dei luoghi che rappresenta, del paesaggio in cui la narrazione si svolge. Accade così che la realtà geografica si pieghi sovente alla sua rappresentazione, venga plasmata fino a farne la propria icona. “La Sicilia è cinema” sostiene Giuseppe Tornatore, e la rappresentazione che ne ha fatto la cinematografia, sia nazionale che straniera, si confonde con la realtà, anzi per alcuni versi ne è divenuta realtà stessa. La letteratura è stata l’artefice primaria della creazione di un’immagine stereotipata di un’isola associata al binomio “Sicilia e violenza”. Già i viaggiatori del Grand Tour descrissero spesso sì un mondo affascinante, carico d’arte e di storia, ma pure un luogo respingente, popolato di briganti, di gente rozza, possessiva, violenta, una regione priva di un vero e proprio sistema stradale e di strutture per l’ospitalità degni di un paese civile. Attraverso una pur breve indagine conoscitiva risulta alquanto agevole dimostrare che buona parte degli autori dei prodotti cinematografici ambientati in Sicilia, così come la maggior parte di quelli delle pubblicazioni giornalistiche, hanno “prediletto” il tema della Mafia, o comunque della sopraffazione, della violenza e dell’ingiustizia nei confronti dei più deboli perennemente vessati e sfruttati. E’ stato rappresentato lo stereotipo della Sicilia, quello legato al paesaggio rurale, al latifondo, all’agricoltura povera, segnato dai ritmi lenti della vita dei contadini, dalla sofferenza dei minatori, dall’isolamento dei pastori, monotono, immobile, arretrato, quasi arcaico. Una certa letteratura e il cinema, ma molto pure i mass-media, hanno alimentato le false idee sulla regione, i miti, gli stereotipi, i cliché e i pregiudizi che hanno nutrito l’immaginario collettivo, compromettendo l’immagine reale dell’Isola che stenta a scrollarsi di dosso quella falsa ritagliata dai “fabbricanti di finta Sicilia”, come li definisce Sebastiano Gesù.
La rappresentazione della Sicilia nella letteratura e nel cinema tra miti, finzioni e realtà [2017]
Cannizzaro
2017-01-01
Abstract
Il cinema e, ancor prima, la letteratura hanno svolto un ruolo fondamentale nella costruzione dell’immagine di diversi luoghi e paesaggi che sono stati location di film o di ambientazione di opere di successo e sovente mete di numerosi viaggiatori. Ma non sempre l’immagine che ne è scaturita ha contribuito al successo dei luoghi. Il cinema, così come la letteratura, è anche narrazione dei luoghi che rappresenta, del paesaggio in cui la narrazione si svolge. Accade così che la realtà geografica si pieghi sovente alla sua rappresentazione, venga plasmata fino a farne la propria icona. “La Sicilia è cinema” sostiene Giuseppe Tornatore, e la rappresentazione che ne ha fatto la cinematografia, sia nazionale che straniera, si confonde con la realtà, anzi per alcuni versi ne è divenuta realtà stessa. La letteratura è stata l’artefice primaria della creazione di un’immagine stereotipata di un’isola associata al binomio “Sicilia e violenza”. Già i viaggiatori del Grand Tour descrissero spesso sì un mondo affascinante, carico d’arte e di storia, ma pure un luogo respingente, popolato di briganti, di gente rozza, possessiva, violenta, una regione priva di un vero e proprio sistema stradale e di strutture per l’ospitalità degni di un paese civile. Attraverso una pur breve indagine conoscitiva risulta alquanto agevole dimostrare che buona parte degli autori dei prodotti cinematografici ambientati in Sicilia, così come la maggior parte di quelli delle pubblicazioni giornalistiche, hanno “prediletto” il tema della Mafia, o comunque della sopraffazione, della violenza e dell’ingiustizia nei confronti dei più deboli perennemente vessati e sfruttati. E’ stato rappresentato lo stereotipo della Sicilia, quello legato al paesaggio rurale, al latifondo, all’agricoltura povera, segnato dai ritmi lenti della vita dei contadini, dalla sofferenza dei minatori, dall’isolamento dei pastori, monotono, immobile, arretrato, quasi arcaico. Una certa letteratura e il cinema, ma molto pure i mass-media, hanno alimentato le false idee sulla regione, i miti, gli stereotipi, i cliché e i pregiudizi che hanno nutrito l’immaginario collettivo, compromettendo l’immagine reale dell’Isola che stenta a scrollarsi di dosso quella falsa ritagliata dai “fabbricanti di finta Sicilia”, come li definisce Sebastiano Gesù.File | Dimensione | Formato | |
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