Ultima opera di Giovan Battista Vaccarini, la cupola della Badia di Sant’Agata è la prima delle quattro grandi cupole estradossate costruite a Catania all’indomani del ter-remoto del 1693. Terminata nel 1767, precede le cupole di San Nicolò l’Arena (1780), di San Michele Arcangelo (1787) e del Duomo (1802), per le quali costituì senza dubbio un importante riferimento. Lo spunto di questo studio è stato fornito dagli ultimi lavori di restauro, che hanno consentito l’esame diretto degli elementi ar-chitettonici e dell’apparecchiatura costruttiva del complesso tamburo-cupola-lanterna. L’analisi in sito è stata completata dallo studio dei documenti d’archivio e dei risultati delle indagini diagnostiche disponibili, nonché dall’elaborazione di un rilievo 3D laser scanning, finalizzato al corretto tracciamento di intradosso ed estradosso e al dimen-sionamento degli spessori murari alle differenti quote. Questa fase di analisi ha confer-mato due aspetti particolarmente interessanti: (i) la cupola fu costruita senza ausilio di centine di supporto, sovrapponendo 21 filari concentrici di conci squadrati di pietra “giuggiulena” (biocalcarenite locale); (ii) la fabbrica in conci squadrati venne appog-giata su un anello d’imposta in pietrame informe, allettato con abbondante malta, al fi-ne di realizzare una sorta di isolatore sismico ante litteram. Le informazioni acquisite hanno permesso un’accurata ricostruzione geometrico-costruttiva e lo sviluppo di un modello numerico strutturale dell’intero complesso tamburo-cupola-lanterna, basato su un approccio ai macro-elementi. Sono state condotte analisi statiche non-lineari orien-tate alla valutazione della vulnerabilità sismica dell’opera e dell’effettivo contributo dell’anello d’imposta nella riduzione delle azioni sismiche agenti sulla struttura. I risul-tati – espressi in termini di curve di capacità, distribuzione delle deformazioni plastiche e meccanismi di collasso – permettono di caratterizzare gli scenari di danno a seguito di eventi sismici di differente magnitudo. La metodologia proposta può essere estesa e applicata all’ampio repertorio di cupole realizzate nella Sicilia orientale tra il XVIII e il XIX secolo.
La cupola della “Badia di Sant’Agata” a Catania: un esempio di costruzione autoportante e di presidio anti-sismico ante litteram
FRANCESCO CANNIZZARO;MARIANGELA LIUZZO;GIUSEPPE MARGANI
;BARTOLOMEO PANTÒ
2017-01-01
Abstract
Ultima opera di Giovan Battista Vaccarini, la cupola della Badia di Sant’Agata è la prima delle quattro grandi cupole estradossate costruite a Catania all’indomani del ter-remoto del 1693. Terminata nel 1767, precede le cupole di San Nicolò l’Arena (1780), di San Michele Arcangelo (1787) e del Duomo (1802), per le quali costituì senza dubbio un importante riferimento. Lo spunto di questo studio è stato fornito dagli ultimi lavori di restauro, che hanno consentito l’esame diretto degli elementi ar-chitettonici e dell’apparecchiatura costruttiva del complesso tamburo-cupola-lanterna. L’analisi in sito è stata completata dallo studio dei documenti d’archivio e dei risultati delle indagini diagnostiche disponibili, nonché dall’elaborazione di un rilievo 3D laser scanning, finalizzato al corretto tracciamento di intradosso ed estradosso e al dimen-sionamento degli spessori murari alle differenti quote. Questa fase di analisi ha confer-mato due aspetti particolarmente interessanti: (i) la cupola fu costruita senza ausilio di centine di supporto, sovrapponendo 21 filari concentrici di conci squadrati di pietra “giuggiulena” (biocalcarenite locale); (ii) la fabbrica in conci squadrati venne appog-giata su un anello d’imposta in pietrame informe, allettato con abbondante malta, al fi-ne di realizzare una sorta di isolatore sismico ante litteram. Le informazioni acquisite hanno permesso un’accurata ricostruzione geometrico-costruttiva e lo sviluppo di un modello numerico strutturale dell’intero complesso tamburo-cupola-lanterna, basato su un approccio ai macro-elementi. Sono state condotte analisi statiche non-lineari orien-tate alla valutazione della vulnerabilità sismica dell’opera e dell’effettivo contributo dell’anello d’imposta nella riduzione delle azioni sismiche agenti sulla struttura. I risul-tati – espressi in termini di curve di capacità, distribuzione delle deformazioni plastiche e meccanismi di collasso – permettono di caratterizzare gli scenari di danno a seguito di eventi sismici di differente magnitudo. La metodologia proposta può essere estesa e applicata all’ampio repertorio di cupole realizzate nella Sicilia orientale tra il XVIII e il XIX secolo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.