Gli studi sul monachesimo di rito greco nella Sicilia medievale si sono essenzialmente concentrati sulla sua rinascita in età normanna; meno studiata è invece la realtà del monachesimo greco nel contesto della Sicilia bizantina, nonostante il suo ruolo nei processi di riellenizzazione dell’Isola tra VII e VIII secolo fosse già stato sottolineato da Silvano Borsari. La realtà materiale del fenomeno è ancora poco nota : la conoscenza è mediata dai riferimenti nelle agiografie italo-greche, ampie e particolareggiate a partire dal pieno IX secolo. Sul piano archeologico, l’analisi resta, tuttavia, da compiere: l’attenzione degli studiosi è stata sostanzialmente circoscritta ai singoli impianti planimetri, limitatamente al solo edificio di culto.L’analisi dei pochi dati utili per la fase medio bizantina, pur nella totale incertezza di identificazione e cronologia, propongono un quadro sostanzialmente mutato; la dislocazione dei monasteri sembra privilegiare le aree nord-orientali, più saldamente in mano all’impero, in stretta sinergia rispetto alla diversa articolazione del territorio e della viabilità di lunga percorrenza. Le scelte topografiche, lungo aree fluviali e versanti collinari sembrano maggiormente svincolate dalla struttura fondiaria preesistente e indirettamente mettono in luce la valorizzazione di fonti di energia, aree boschive e collinari che lasciano ipotizzare un diverso assetto economico connesso allo sfruttamento delle risorse boschive e dell’allevamento, allo sfruttamento di risorse idriche con caratteristiche che precedono quelle delle fondazioni monastiche italo-greche, sviluppatesi in area peninsulare dopo la riconquista bizantina.

Monasteri bizantini nella Sicilia altomedievale: dati archeologici e contesto territoriale

Lucia Arcifa
2018-01-01

Abstract

Gli studi sul monachesimo di rito greco nella Sicilia medievale si sono essenzialmente concentrati sulla sua rinascita in età normanna; meno studiata è invece la realtà del monachesimo greco nel contesto della Sicilia bizantina, nonostante il suo ruolo nei processi di riellenizzazione dell’Isola tra VII e VIII secolo fosse già stato sottolineato da Silvano Borsari. La realtà materiale del fenomeno è ancora poco nota : la conoscenza è mediata dai riferimenti nelle agiografie italo-greche, ampie e particolareggiate a partire dal pieno IX secolo. Sul piano archeologico, l’analisi resta, tuttavia, da compiere: l’attenzione degli studiosi è stata sostanzialmente circoscritta ai singoli impianti planimetri, limitatamente al solo edificio di culto.L’analisi dei pochi dati utili per la fase medio bizantina, pur nella totale incertezza di identificazione e cronologia, propongono un quadro sostanzialmente mutato; la dislocazione dei monasteri sembra privilegiare le aree nord-orientali, più saldamente in mano all’impero, in stretta sinergia rispetto alla diversa articolazione del territorio e della viabilità di lunga percorrenza. Le scelte topografiche, lungo aree fluviali e versanti collinari sembrano maggiormente svincolate dalla struttura fondiaria preesistente e indirettamente mettono in luce la valorizzazione di fonti di energia, aree boschive e collinari che lasciano ipotizzare un diverso assetto economico connesso allo sfruttamento delle risorse boschive e dell’allevamento, allo sfruttamento di risorse idriche con caratteristiche che precedono quelle delle fondazioni monastiche italo-greche, sviluppatesi in area peninsulare dopo la riconquista bizantina.
2018
978-88-96092-72-9
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/361796
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