Obiettivo: la Stimolazione Magnetica Transcranica (TMS), tramite l’erogazione di impulsi magnetici attraverso lo scalpo, è in grado di fornire informazioni non invasive, in vivo e real time sullo stato di eccitabilità dei circuiti cortico-sottocorticali e delle vie neurotrasmettitoriali che ne sono alla base. Nella malattia di Parkinson (PD), molti lavori precedenti, sebbene non tutti, hanno evidenziato una riduzione della inibizione e della facilitazione intracorticale sin dalle fasi iniziali di malattia. Tuttavia, sebbene ci siano diversi studi di TMS sia nei disturbi del sonno che sui disordini del movimento (ed in particolare sul PD), molto poco è stato pubblicato finora sul disturbo comportamentale in sonno REM (RBD) che, come è noto, molto spesso precede, anche di molti anni, l’insorgenza di neurodegenerazione, più spesso nell’ambito delle sinucleinopatie (PD ed alcuni parkinsonismi atipici). Pertanto, l’identificazione di specifiche misure TMS correlate ad RBD, in veglia ed in assenza di segni clinici di extrapiramidopatia o di PD conclamato, potrebbe costituire un marker neurofisiologico precoce di neurodegenerazione, con importanti implicazioni diagnostiche e prognostico-terapeutiche. Metodi: sono stati arruolati 7 pazienti con RBD (età mediana: 62,0 anni, range 57,0-72,0; durata mediana di malattia: 3 anni, range 1-4) ed altrettanti soggetti sani paragonati per età (età mediana: 62,0 anni, range 56,0-65,0). Tutti i partecipanti sono stati sottoposti a TMS a singolo e doppio stimolo; in particolare, utilizzando un coil focale e registrando dal muscolo primo interosseo dorsale di destra, sono state acquisiti i seguenti parametri di eccitabilità corticale: soglia motoria a riposo, periodo silente corticale, latenza ed ampiezza dei potenziali evocati motori, tempo di conduzione motorio centrale, inibizione intracorticale a breve latenza e facilitazione intracorticale (intracortical facilitation – ICF). Tutti i partecipanti erano destrimani e drug-free. E’ stato inoltre eseguito uno screening cognitivo globale tramite Mini Mental State Examination, nonché una quantificazione di sintomi depressivi (mediante la Geriatric Depression Scale – short form) e della sonnolenza diurna (valutata alla Epworth Sleepiness Scale). Risultati: l’esame neurologico era nella norma in tutti i partecipanti, i quali esibivano anche un normale funzionamento cognitivo ed assenza di sintomi depressivi o di sonnolenza diurna. Rispetto ai controlli, i pazienti con RBD mostravano una significativa riduzione della ICF (valore mediano: 0,6 , range 0,1-1,1 vs. 1,4 , range 1,4-1,8; p <0.05), mentre le altre misure di TMS a singolo e doppio stimolo non differivano sostanzialmente tra i due gruppi. Conclusioni: questi dati, ancorché preliminari ed ottenuti su un campione ristretto, suggeriscono la presenza subclinica ed in veglia di un’alterazione del profilo elettrocorticale dei pazienti con RBD simile a quella riscontrata nei soggetti parkinsoniani, anche in fase iniziale di malattia. Ciò potrebbe indicare che, in pazienti ancora asintomatici e senza segni clinici di extrapiramidopatia, la compromissione della ICF, la cui attività è prevalentemente mediata dalla neurotrasmissione glutammatergica ma con influenze anche dopaminergiche e monoaminergiche, possa precedere lo sviluppo di una chiara sindrome parkinsoniana. Il coinvolgimento della ICF potrebbe dunque essere un marcatore precoce di squilibrio tra circuiti eccitatori ed inibitori all’interno della corteccia motoria in pazienti con RBD a rischio per futura sinucleinopatia.

Studio con stimolazione magnetica transcranica di markers precoci di neurodegenerazione in pazienti affetti da REM-sleep behavior disorder

Lanza G
Primo
;
Pennisi M;Bella R;Pennisi G
Penultimo
;
2018-01-01

Abstract

Obiettivo: la Stimolazione Magnetica Transcranica (TMS), tramite l’erogazione di impulsi magnetici attraverso lo scalpo, è in grado di fornire informazioni non invasive, in vivo e real time sullo stato di eccitabilità dei circuiti cortico-sottocorticali e delle vie neurotrasmettitoriali che ne sono alla base. Nella malattia di Parkinson (PD), molti lavori precedenti, sebbene non tutti, hanno evidenziato una riduzione della inibizione e della facilitazione intracorticale sin dalle fasi iniziali di malattia. Tuttavia, sebbene ci siano diversi studi di TMS sia nei disturbi del sonno che sui disordini del movimento (ed in particolare sul PD), molto poco è stato pubblicato finora sul disturbo comportamentale in sonno REM (RBD) che, come è noto, molto spesso precede, anche di molti anni, l’insorgenza di neurodegenerazione, più spesso nell’ambito delle sinucleinopatie (PD ed alcuni parkinsonismi atipici). Pertanto, l’identificazione di specifiche misure TMS correlate ad RBD, in veglia ed in assenza di segni clinici di extrapiramidopatia o di PD conclamato, potrebbe costituire un marker neurofisiologico precoce di neurodegenerazione, con importanti implicazioni diagnostiche e prognostico-terapeutiche. Metodi: sono stati arruolati 7 pazienti con RBD (età mediana: 62,0 anni, range 57,0-72,0; durata mediana di malattia: 3 anni, range 1-4) ed altrettanti soggetti sani paragonati per età (età mediana: 62,0 anni, range 56,0-65,0). Tutti i partecipanti sono stati sottoposti a TMS a singolo e doppio stimolo; in particolare, utilizzando un coil focale e registrando dal muscolo primo interosseo dorsale di destra, sono state acquisiti i seguenti parametri di eccitabilità corticale: soglia motoria a riposo, periodo silente corticale, latenza ed ampiezza dei potenziali evocati motori, tempo di conduzione motorio centrale, inibizione intracorticale a breve latenza e facilitazione intracorticale (intracortical facilitation – ICF). Tutti i partecipanti erano destrimani e drug-free. E’ stato inoltre eseguito uno screening cognitivo globale tramite Mini Mental State Examination, nonché una quantificazione di sintomi depressivi (mediante la Geriatric Depression Scale – short form) e della sonnolenza diurna (valutata alla Epworth Sleepiness Scale). Risultati: l’esame neurologico era nella norma in tutti i partecipanti, i quali esibivano anche un normale funzionamento cognitivo ed assenza di sintomi depressivi o di sonnolenza diurna. Rispetto ai controlli, i pazienti con RBD mostravano una significativa riduzione della ICF (valore mediano: 0,6 , range 0,1-1,1 vs. 1,4 , range 1,4-1,8; p <0.05), mentre le altre misure di TMS a singolo e doppio stimolo non differivano sostanzialmente tra i due gruppi. Conclusioni: questi dati, ancorché preliminari ed ottenuti su un campione ristretto, suggeriscono la presenza subclinica ed in veglia di un’alterazione del profilo elettrocorticale dei pazienti con RBD simile a quella riscontrata nei soggetti parkinsoniani, anche in fase iniziale di malattia. Ciò potrebbe indicare che, in pazienti ancora asintomatici e senza segni clinici di extrapiramidopatia, la compromissione della ICF, la cui attività è prevalentemente mediata dalla neurotrasmissione glutammatergica ma con influenze anche dopaminergiche e monoaminergiche, possa precedere lo sviluppo di una chiara sindrome parkinsoniana. Il coinvolgimento della ICF potrebbe dunque essere un marcatore precoce di squilibrio tra circuiti eccitatori ed inibitori all’interno della corteccia motoria in pazienti con RBD a rischio per futura sinucleinopatia.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/372445
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