Introduzione Sebbene diversi studi abbiano indagato il ruolo della dieta quale fattore di rischio e/o protettivo nei confronti del cancro alla tiroide, sia considerando singoli alimenti che gruppi di alimenti, i risultati non sono coerenti. Scopo dello studio era indagare la relazione fra le abitudini alimentari e il rischio di carcinoma tiroideo. Materiali e metodi I casi e i controlli sono stati reclutati presso l’AOU “G. Rodolico” di Catania. Le abitudini alimentari dei partecipanti allo studio sono state indagate tramite il questionario sugli Stili di Vita validato dall’Osservatorio Epidemiologico dell’Istituto Superiore di Sanità. La frequenza di consumo delle diverse tipologie di alimenti è stata riportata tramite una scala a 4 livelli (mai, 1 volta a settimana, 2–3 volte a settimana, 6 volte a settimana), infine le tipologie di alimenti sono state raggruppate come di seguito riportato: • gruppo 1: pane, pasta, riso; • gruppo 2: biscotti, brioches, snack confezionati, cibi pronti e salse;• gruppo 3: cavolo, broccoli, cavolfiore, rucola, soia, spinaci, lattuga; • gruppo 4: legumi, cereali, verdure e frutta; • gruppo 5: carni rosse, uova, salumi, latte, formaggi freschi e stagionati; • gruppo 6: pesci, molluschi e crostacei. Modelli di regressione logistica sono stati utilizzati per stimare gli ORs e i loro intervalli di confidenza al 95% aggiustati per età e IMC. L’analisi statistica dei dati è stata condotta usando il programma IBM SPSS Statistics 21.0. Risultati Sono stati diagnosticati 106 casi (91,2% CA tipo papillare) e 217 controlli. È stato confermato l’incremento del rischio di CA tiroideo all’aumentare dell’IMC (OR: 1,085; IC 95% = 1,022-1,152). Un maggior consumo di carboidrati complessi (pane, pasta, riso ecc.) comportava un incremento del rischio (ORadj: 2,324; IC 95%: 1,364-3,960). I soggetti che dichiaravano di avere un basso consumo di legumi, cereali, patate, frutta e verdura avevano un rischio doppio (ORadj: 2,285, IC 95%: 1,330-3,926). Il consumo di dolci si riduceva con l’età (Rho:-0,445, n = 318, p = 0,000), però a parità di età i casi avevano un consumo maggiore dei controlli, con un consumo più elevato nella classe di età fra 39 e 52 anni. Conclusioni I risultati di questo studio confermano in generale un ruolo delle abitudini alimentari sul rischio di cancro tiroideo, e spingono a studiare ulteriormente il possibile effetto combinato di diversi nutrienti al fine di chiarire i meccanismi che associano la dieta al rischio di cancro alla tiroide. (Questa ricerca è stata finanziata dal Piano di Ricerca Interdipartimentale 2016/2018 del Dipartimento di Scienze Mediche, Chirurgiche e Tecnologiche Avanzate “ G.F. Ingrassia”, numero 5C722012104).
Relazione fra abitudini alimentari e rischio di carcinoma tiroideo: studio caso-controllo
M. FIORE;A. CRISTALDI;V. OKATYEVA;S. LO BIANCO;G. OLIVERI CONTI;P. ZUCCARELLO;C. COPAT;R. CALTABIANO;M. FERRANTE
2019-01-01
Abstract
Introduzione Sebbene diversi studi abbiano indagato il ruolo della dieta quale fattore di rischio e/o protettivo nei confronti del cancro alla tiroide, sia considerando singoli alimenti che gruppi di alimenti, i risultati non sono coerenti. Scopo dello studio era indagare la relazione fra le abitudini alimentari e il rischio di carcinoma tiroideo. Materiali e metodi I casi e i controlli sono stati reclutati presso l’AOU “G. Rodolico” di Catania. Le abitudini alimentari dei partecipanti allo studio sono state indagate tramite il questionario sugli Stili di Vita validato dall’Osservatorio Epidemiologico dell’Istituto Superiore di Sanità. La frequenza di consumo delle diverse tipologie di alimenti è stata riportata tramite una scala a 4 livelli (mai, 1 volta a settimana, 2–3 volte a settimana, 6 volte a settimana), infine le tipologie di alimenti sono state raggruppate come di seguito riportato: • gruppo 1: pane, pasta, riso; • gruppo 2: biscotti, brioches, snack confezionati, cibi pronti e salse;• gruppo 3: cavolo, broccoli, cavolfiore, rucola, soia, spinaci, lattuga; • gruppo 4: legumi, cereali, verdure e frutta; • gruppo 5: carni rosse, uova, salumi, latte, formaggi freschi e stagionati; • gruppo 6: pesci, molluschi e crostacei. Modelli di regressione logistica sono stati utilizzati per stimare gli ORs e i loro intervalli di confidenza al 95% aggiustati per età e IMC. L’analisi statistica dei dati è stata condotta usando il programma IBM SPSS Statistics 21.0. Risultati Sono stati diagnosticati 106 casi (91,2% CA tipo papillare) e 217 controlli. È stato confermato l’incremento del rischio di CA tiroideo all’aumentare dell’IMC (OR: 1,085; IC 95% = 1,022-1,152). Un maggior consumo di carboidrati complessi (pane, pasta, riso ecc.) comportava un incremento del rischio (ORadj: 2,324; IC 95%: 1,364-3,960). I soggetti che dichiaravano di avere un basso consumo di legumi, cereali, patate, frutta e verdura avevano un rischio doppio (ORadj: 2,285, IC 95%: 1,330-3,926). Il consumo di dolci si riduceva con l’età (Rho:-0,445, n = 318, p = 0,000), però a parità di età i casi avevano un consumo maggiore dei controlli, con un consumo più elevato nella classe di età fra 39 e 52 anni. Conclusioni I risultati di questo studio confermano in generale un ruolo delle abitudini alimentari sul rischio di cancro tiroideo, e spingono a studiare ulteriormente il possibile effetto combinato di diversi nutrienti al fine di chiarire i meccanismi che associano la dieta al rischio di cancro alla tiroide. (Questa ricerca è stata finanziata dal Piano di Ricerca Interdipartimentale 2016/2018 del Dipartimento di Scienze Mediche, Chirurgiche e Tecnologiche Avanzate “ G.F. Ingrassia”, numero 5C722012104).File | Dimensione | Formato | |
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