La terra di Abramo, capostipite dei Cristiani, Ebrei e Islamici, è una terra bellissima e tormentata che trascina da secoli problemi insolubili, divisa da mura ideologiche e fisiche che impediscono la comunicazione, l’armonia e la pace e che è ancora ben lungi dall’essere connotata dall’esistenza di ponti, in luogo di barriere preclusive della libertà nel senso più ampio del termine: dalla libertà di muoversi alla libertà di professare la propria religione nel rispetto delle altre, con la consapevolezza che è il dialogo lo strumento indispensabile per la fine della violenza e delle ingiustizie sociali. Il disagio nel vivere in questo difficile territorio provoca l’esodo costante dei palestinesi, fenomeno demografico imputabile più che al conflitto esistente, ai suoi derivanti effetti, che si rivelano estremamente penalizzanti per la popolazione perdente. Con la chiusura ideologica e fisica vigente, atta a precludere il diritto delle pari opportunità territoriali ed economiche, nel rispetto delle diversità, l’emigrazione silenziosa dei gruppi penalizzati dalle politiche governative continuerà irreversibilmente. Eppure l’approccio geografico culturale - proteso allo studio e alla percezione degli influssi religiosi sul paesaggio e delle influenze sociali, economiche e politiche- aiuterebbe a comprendere, nonché ad accettare la multiculturalità di quest’area “calda” del nostro pianeta e a mediare il conflitto tra il sé e l’altro alla ricerca, ognuno, della propria legittima identità, raggiungibile non attraverso la “negazione” ma, possibilmente, attraverso la “negoziazione”, che permetterebbe ad ognuno, indipendentemente dalla propria religione e cultura, di fruire delle stesse opportunità riguardo il lavoro, l’istruzione e una buona qualità della vita. Strumento valido e costruttivo di tutela delle identità è il turismo culturale che, per le sue caratteristiche improntate all’apertura mentale, alla libertà di movimento, al dialogo e allo scambio di informazioni, potrebbe rivelarsi foriero di crescita economica e ricomposizione del conflitto. Il filo conduttore di questa ricerca si dipana attraverso l’analisi della situazione controversa di un gruppo esiguo dello spazio vissuto di Terra Santa, costituito dai cristiani palestinesi, sospesi tra un’integrazione solo apparente ed un isolamento tale da portarli all’esodo verso altri Paesi, ignorati e tenuti a distanza sia dagli Ebrei che dai Musulmani. La ricerca si articola in 5 capitoli e in una parte finale riguardante sia le esperienze di viaggio che la percezione personale dei luoghi. Il primo capitolo riguarda la descrizione geografica della Terrasanta e l’analisi dei dati demografici riguardanti lo stato di Israele e i Territori Palestinesi. Il II capitolo focalizza l’attenzione sulla pianificazione territoriale dell’area dal 1948 fino ai tempi odierni, che ha portato a paesaggi che non si presentano omogenei nei loro racconti identitari, ma frammentati e divisi, senza una soluzione di continuità, a causa dell’attuale situazione geopolitica, con la suddivisione della Palestina storica tra Territori Palestinesi (Cisgiordania o West Bank, e Striscia di Gaza) e Stato di Israele. Il III capitolo invece è dedicato all’evoluzione del pellegrinaggio cattolico in Terra Santa dal XIX secolo fino ai giorni nostri. Il IV capitolo, il più corposo, riguarda il problema inerente ai cristiani di Terrasanta, gruppo ormai esiguo dello spazio vissuto dell’area, al loro calo costante e irreversibile rispetto agli ebrei e i musulmani e alle modalità corrette per trattenerli nella loro terra d’origine. Questa parte si conclude con un’intervista ad un teologo di fama internazionale, seguita da una conferenza al presidente uscente della Caritas di Gerusalemme, che confermano entrambe i dati tratti dalle fonti consultate, precedentemente analizzati e discussi. Nel V capitolo, infine, viene affrontato l’argomento riguardante il turismo culturale quale valido strumento di pace, di dialogo, confronto e valorizzazione sostenibile dei territori con le loro compresenze culturali ed in particolare dell’identità dei cristiani palestinesi. Segue un piccolo diario di viaggio, che non comprende tutti i luoghi effettivamente visitati ma solo quelli in cui sono stati resi disponibili informazioni e dati riguardanti i Cristiani di Terrasanta. Lo scopo infatti va ben al di là della mera descrizione dei luoghi, mirando piuttosto a comunicare la percezione soggettiva dello spazio visitato in merito alla tematica qui affrontata. In appendice infine è stato inserito il documento kairos 2009, che si ritiene sia di basilare importanza per la dettagliata esposizione sulla situazione critica dei cristiani arabi palestinesi in Terrasanta.

Spazio percepito, concepito e vissuto. L'identità ferita e il conseguente esodo dei cristiani palestinesi

Sorbello, Maria
2020-01-01

Abstract

La terra di Abramo, capostipite dei Cristiani, Ebrei e Islamici, è una terra bellissima e tormentata che trascina da secoli problemi insolubili, divisa da mura ideologiche e fisiche che impediscono la comunicazione, l’armonia e la pace e che è ancora ben lungi dall’essere connotata dall’esistenza di ponti, in luogo di barriere preclusive della libertà nel senso più ampio del termine: dalla libertà di muoversi alla libertà di professare la propria religione nel rispetto delle altre, con la consapevolezza che è il dialogo lo strumento indispensabile per la fine della violenza e delle ingiustizie sociali. Il disagio nel vivere in questo difficile territorio provoca l’esodo costante dei palestinesi, fenomeno demografico imputabile più che al conflitto esistente, ai suoi derivanti effetti, che si rivelano estremamente penalizzanti per la popolazione perdente. Con la chiusura ideologica e fisica vigente, atta a precludere il diritto delle pari opportunità territoriali ed economiche, nel rispetto delle diversità, l’emigrazione silenziosa dei gruppi penalizzati dalle politiche governative continuerà irreversibilmente. Eppure l’approccio geografico culturale - proteso allo studio e alla percezione degli influssi religiosi sul paesaggio e delle influenze sociali, economiche e politiche- aiuterebbe a comprendere, nonché ad accettare la multiculturalità di quest’area “calda” del nostro pianeta e a mediare il conflitto tra il sé e l’altro alla ricerca, ognuno, della propria legittima identità, raggiungibile non attraverso la “negazione” ma, possibilmente, attraverso la “negoziazione”, che permetterebbe ad ognuno, indipendentemente dalla propria religione e cultura, di fruire delle stesse opportunità riguardo il lavoro, l’istruzione e una buona qualità della vita. Strumento valido e costruttivo di tutela delle identità è il turismo culturale che, per le sue caratteristiche improntate all’apertura mentale, alla libertà di movimento, al dialogo e allo scambio di informazioni, potrebbe rivelarsi foriero di crescita economica e ricomposizione del conflitto. Il filo conduttore di questa ricerca si dipana attraverso l’analisi della situazione controversa di un gruppo esiguo dello spazio vissuto di Terra Santa, costituito dai cristiani palestinesi, sospesi tra un’integrazione solo apparente ed un isolamento tale da portarli all’esodo verso altri Paesi, ignorati e tenuti a distanza sia dagli Ebrei che dai Musulmani. La ricerca si articola in 5 capitoli e in una parte finale riguardante sia le esperienze di viaggio che la percezione personale dei luoghi. Il primo capitolo riguarda la descrizione geografica della Terrasanta e l’analisi dei dati demografici riguardanti lo stato di Israele e i Territori Palestinesi. Il II capitolo focalizza l’attenzione sulla pianificazione territoriale dell’area dal 1948 fino ai tempi odierni, che ha portato a paesaggi che non si presentano omogenei nei loro racconti identitari, ma frammentati e divisi, senza una soluzione di continuità, a causa dell’attuale situazione geopolitica, con la suddivisione della Palestina storica tra Territori Palestinesi (Cisgiordania o West Bank, e Striscia di Gaza) e Stato di Israele. Il III capitolo invece è dedicato all’evoluzione del pellegrinaggio cattolico in Terra Santa dal XIX secolo fino ai giorni nostri. Il IV capitolo, il più corposo, riguarda il problema inerente ai cristiani di Terrasanta, gruppo ormai esiguo dello spazio vissuto dell’area, al loro calo costante e irreversibile rispetto agli ebrei e i musulmani e alle modalità corrette per trattenerli nella loro terra d’origine. Questa parte si conclude con un’intervista ad un teologo di fama internazionale, seguita da una conferenza al presidente uscente della Caritas di Gerusalemme, che confermano entrambe i dati tratti dalle fonti consultate, precedentemente analizzati e discussi. Nel V capitolo, infine, viene affrontato l’argomento riguardante il turismo culturale quale valido strumento di pace, di dialogo, confronto e valorizzazione sostenibile dei territori con le loro compresenze culturali ed in particolare dell’identità dei cristiani palestinesi. Segue un piccolo diario di viaggio, che non comprende tutti i luoghi effettivamente visitati ma solo quelli in cui sono stati resi disponibili informazioni e dati riguardanti i Cristiani di Terrasanta. Lo scopo infatti va ben al di là della mera descrizione dei luoghi, mirando piuttosto a comunicare la percezione soggettiva dello spazio visitato in merito alla tematica qui affrontata. In appendice infine è stato inserito il documento kairos 2009, che si ritiene sia di basilare importanza per la dettagliata esposizione sulla situazione critica dei cristiani arabi palestinesi in Terrasanta.
2020
9788825529982
Religioni, Cristiani, Terrasanta, Palestina, Israele, Turismo, Cultura, Dialogo.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/380575
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