La produzione di sale marino rappresenta la più antica forma di industria e le saline costiere sono un ottimo esempio di ecologia industriale per i loro processi interni efficienti. Il paesaggio che esse conformano è un patrimonio storico, ecologico e culturale che spesso viene dimenticato ma che merita un trattamento singolare per garantire la sua conservazione, in quanto modello antropico-naturale intelligente e sostenibile, perché basato sull’uso di tecniche tradizionali, materiali locali ed energie rinnovabili. Trasmettere questi paesaggi alle future generazioni è la sfida che ci pone l’era dell’Antropocene. Un’era ove la società, liquida e globalizzata, ha messo in secondo piano la relazione simbiotica che intercorreva un tempo, tra uomo e natura. Assistiamo a una disconoscenza dei principi di territorialità e insediamento che ci hanno portato a non esser più in grado di riconoscere i propri territori, i propri paesaggi, la propria cultura. Assistiamo a una crisi di identità che ha portato a un approccio di sfruttamento del territorio. È perciò tempo di prestare attenzione a tutte le componenti che costituiscono il paesaggio, tenendo in considerazione le richieste che ci pervengono dal territorio. Sotto quest’ottica, l’intervento presso il Parco Naturale delle Saline di Santa Pola rappresenta quindi l’occasione di sperimentare e dare atto al rovesciamento nel rapporto tra uomo e luoghi. Un progetto che nasce per il luogo e dal luogo. Un progetto che segue una strategia multi-scala e che consiste di tre azioni atte a (ri)conoscere il paesaggio delle Saline di Santa Pola e il patrimonio culturale e architettonico a esse connesso e ricucire la ferita che la strada N-332 ha inferto tra spazio urbano e naturale, insieme ai modelli di sviluppo territoriale non sostenibili.
Patrimonio liquido: strategie progettuali per la sostenibilità futura delle Saline di Santa Pola
sebastiano d'urso;
2020-01-01
Abstract
La produzione di sale marino rappresenta la più antica forma di industria e le saline costiere sono un ottimo esempio di ecologia industriale per i loro processi interni efficienti. Il paesaggio che esse conformano è un patrimonio storico, ecologico e culturale che spesso viene dimenticato ma che merita un trattamento singolare per garantire la sua conservazione, in quanto modello antropico-naturale intelligente e sostenibile, perché basato sull’uso di tecniche tradizionali, materiali locali ed energie rinnovabili. Trasmettere questi paesaggi alle future generazioni è la sfida che ci pone l’era dell’Antropocene. Un’era ove la società, liquida e globalizzata, ha messo in secondo piano la relazione simbiotica che intercorreva un tempo, tra uomo e natura. Assistiamo a una disconoscenza dei principi di territorialità e insediamento che ci hanno portato a non esser più in grado di riconoscere i propri territori, i propri paesaggi, la propria cultura. Assistiamo a una crisi di identità che ha portato a un approccio di sfruttamento del territorio. È perciò tempo di prestare attenzione a tutte le componenti che costituiscono il paesaggio, tenendo in considerazione le richieste che ci pervengono dal territorio. Sotto quest’ottica, l’intervento presso il Parco Naturale delle Saline di Santa Pola rappresenta quindi l’occasione di sperimentare e dare atto al rovesciamento nel rapporto tra uomo e luoghi. Un progetto che nasce per il luogo e dal luogo. Un progetto che segue una strategia multi-scala e che consiste di tre azioni atte a (ri)conoscere il paesaggio delle Saline di Santa Pola e il patrimonio culturale e architettonico a esse connesso e ricucire la ferita che la strada N-332 ha inferto tra spazio urbano e naturale, insieme ai modelli di sviluppo territoriale non sostenibili.File | Dimensione | Formato | |
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