Carmine Maringola nella scena contemporanea è un esempio di contaminazione virtuosa tra le tre componenti che ne animano la ricerca: architetto, attore, scenografo. Alla formazione di architetto associa la vocazione di performer impegnato in una “cellula napoletana” del Living Theatre, perseguendone la visione rivoluzionaria; un periodo post-laurea di residenza a New York costituisce la sua vera iniziazione artistica. Tornato in Italia, si trasferisce a Palermo ingaggiato in un teatro dove, nel tempo libero dalla “professione” attorica, studia la “macchina scenica”, recuperando dall’esperienza pratica la manualità e l’artigianalità del teatro sette-ottocentesco, guidato dalla consapevolezza degli spazi, propria ad un architetto. Dall’incontro con Emma Dante si genera un lungo e resistente sodalizio di vita e lavoro che, a partire dall’innesto partenopeo nel corpus geneticamente palermitano della Sud Costa Occidentale, lo vede impegnato nella ricerca delle relazioni tra azione performativa e segni drammaturgico-scenici. Il testo ne delinea un ritratto, attraverso gli spettacoli a cui partecipa come attore — guidato dalla Dante con cui firma le scene — e le opere liriche di cui è artefice delle scenografie.

Carmine Maringola scenografo/attore. La scena recitante per Emma Dante

Fiore Vittorio
2020-01-01

Abstract

Carmine Maringola nella scena contemporanea è un esempio di contaminazione virtuosa tra le tre componenti che ne animano la ricerca: architetto, attore, scenografo. Alla formazione di architetto associa la vocazione di performer impegnato in una “cellula napoletana” del Living Theatre, perseguendone la visione rivoluzionaria; un periodo post-laurea di residenza a New York costituisce la sua vera iniziazione artistica. Tornato in Italia, si trasferisce a Palermo ingaggiato in un teatro dove, nel tempo libero dalla “professione” attorica, studia la “macchina scenica”, recuperando dall’esperienza pratica la manualità e l’artigianalità del teatro sette-ottocentesco, guidato dalla consapevolezza degli spazi, propria ad un architetto. Dall’incontro con Emma Dante si genera un lungo e resistente sodalizio di vita e lavoro che, a partire dall’innesto partenopeo nel corpus geneticamente palermitano della Sud Costa Occidentale, lo vede impegnato nella ricerca delle relazioni tra azione performativa e segni drammaturgico-scenici. Il testo ne delinea un ritratto, attraverso gli spettacoli a cui partecipa come attore — guidato dalla Dante con cui firma le scene — e le opere liriche di cui è artefice delle scenografie.
2020
978-88-6242-418-9
Opera lirica, scenografia, Emma Dante, trasposizioni; simbolismo
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/499061
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