Milano non è normalmente associata a Fogazzaro. Viene, invece, nella sua figura tardo-ottocentesca, collegata a De Marchi e a Verga. Eppure si svolge interamente a Milano la terza parte del primo romanzo di Fogazzaro, "Malombra". Qui la metropoli appare in ultima analisi come un deserto affettivo per il protagonista, uno scrittore relegato in una posizione di assoluta marginalità. Nei romanzi successivi, Fogazzaro mira a consacrare l'alternativa degli angoli di provincia. Percorre perciò la parabola opposta a quella di De Marchi e di Verga, che avevano dapprima elaborato il mito della campagna per poi sottoporlo a revisione e infine disintegrarlo. Lo scrittore vicentino, invece, celebra da parte sua i piccoli mondi, affettivamente densi. Ma lungi dall'esaurirsi in una stasi idillica, renitente alla storia e ai suoi appelli, i microclimi fogazzariani preparano i personaggi al salto di qualità, li dispongono a un tentativo di incidenza sociale, in scommesse e sfide di grande respiro. All'indomani di "Malombra", la grande città ha di nuovo un ruolo nella narrativa di Fogazzaro, come banco di prova dell'eroe. Ma si tratterà allora di capitali: la Roma di "Daniele Cortis", la Torino di "Piccolo mondo antico", la città papale del "Santo". Nelle capitali, infatti, si gioca la sfida di eroi impegnati in una battaglia politica o ecclesiale. Quanto a Milano, capitale economica e morale, ma priva di un'ambizione propriamente politica, essa si eclissa quasi del tutto dalla narrativa di Fogazzaro, che pure si era aperta anche nel suo segno.
Fogazzaro e la Milano di De Marchi e di Verga
CRISTALDI SERGIO
2020-01-01
Abstract
Milano non è normalmente associata a Fogazzaro. Viene, invece, nella sua figura tardo-ottocentesca, collegata a De Marchi e a Verga. Eppure si svolge interamente a Milano la terza parte del primo romanzo di Fogazzaro, "Malombra". Qui la metropoli appare in ultima analisi come un deserto affettivo per il protagonista, uno scrittore relegato in una posizione di assoluta marginalità. Nei romanzi successivi, Fogazzaro mira a consacrare l'alternativa degli angoli di provincia. Percorre perciò la parabola opposta a quella di De Marchi e di Verga, che avevano dapprima elaborato il mito della campagna per poi sottoporlo a revisione e infine disintegrarlo. Lo scrittore vicentino, invece, celebra da parte sua i piccoli mondi, affettivamente densi. Ma lungi dall'esaurirsi in una stasi idillica, renitente alla storia e ai suoi appelli, i microclimi fogazzariani preparano i personaggi al salto di qualità, li dispongono a un tentativo di incidenza sociale, in scommesse e sfide di grande respiro. All'indomani di "Malombra", la grande città ha di nuovo un ruolo nella narrativa di Fogazzaro, come banco di prova dell'eroe. Ma si tratterà allora di capitali: la Roma di "Daniele Cortis", la Torino di "Piccolo mondo antico", la città papale del "Santo". Nelle capitali, infatti, si gioca la sfida di eroi impegnati in una battaglia politica o ecclesiale. Quanto a Milano, capitale economica e morale, ma priva di un'ambizione propriamente politica, essa si eclissa quasi del tutto dalla narrativa di Fogazzaro, che pure si era aperta anche nel suo segno.File | Dimensione | Formato | |
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