Nel 1911, dopo un lungo periodo di allontanamento dall’Italia, Annie Vivanti fa la sua ricomparsa nel panorama letterario della penisola con il romanzo I divoratori, versione italiana dell’originale inglese The Devourers, pubblicato nel 1910. L’opera ruota intorno alla figura di Nancy, bambina prodigio della poesia e poi madre di una violinista precoce, Anne-Marie. Nel libro primo, però, tutta un’ampia sezione è dedicata alla giovane Edith Avory, zia paterna di Nancy, e figura fondamentale della sua infanzia, la cui breve esistenza occupa i primi undici capitoli del romanzo, avviluppandosi intorno a quella della protagonista. La bionda fanciulla inglese manifesta ben presto i sintomi inconfondibili della tisi, la malattia che aveva condotto a morte precoce già buona parte della sua famiglia. La Vivanti riesce, con acutezza e singolare sensibilità artistica, a raccontare il lento processo di consunzione della ragazza, dalle insalubri umidità delle campagne inglesi al soggiorno a Davos, nella disperata ricerca di una salute recuperata. Quasi anticipando le suggestioni de La montagna incantata di Mann, nella straniante atmosfera della residenza svizzera, la tisi sembra configurarsi come emblema di una dolce discesa nella morte, all’insegna della dimenticanza e della negazione del male, in una felicità artefatta e in un isolamento forzato in cui i residenti sono solo ombre, già dimenticate dai vivi.
Il romanzo di Edith: il “mal sottile” ne I divoratori di Annie Vivanti
Agnese Rosa Amaduri
2021-01-01
Abstract
Nel 1911, dopo un lungo periodo di allontanamento dall’Italia, Annie Vivanti fa la sua ricomparsa nel panorama letterario della penisola con il romanzo I divoratori, versione italiana dell’originale inglese The Devourers, pubblicato nel 1910. L’opera ruota intorno alla figura di Nancy, bambina prodigio della poesia e poi madre di una violinista precoce, Anne-Marie. Nel libro primo, però, tutta un’ampia sezione è dedicata alla giovane Edith Avory, zia paterna di Nancy, e figura fondamentale della sua infanzia, la cui breve esistenza occupa i primi undici capitoli del romanzo, avviluppandosi intorno a quella della protagonista. La bionda fanciulla inglese manifesta ben presto i sintomi inconfondibili della tisi, la malattia che aveva condotto a morte precoce già buona parte della sua famiglia. La Vivanti riesce, con acutezza e singolare sensibilità artistica, a raccontare il lento processo di consunzione della ragazza, dalle insalubri umidità delle campagne inglesi al soggiorno a Davos, nella disperata ricerca di una salute recuperata. Quasi anticipando le suggestioni de La montagna incantata di Mann, nella straniante atmosfera della residenza svizzera, la tisi sembra configurarsi come emblema di una dolce discesa nella morte, all’insegna della dimenticanza e della negazione del male, in una felicità artefatta e in un isolamento forzato in cui i residenti sono solo ombre, già dimenticate dai vivi.File | Dimensione | Formato | |
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