È oggi più che mai urgente agire e riflettere sul tema della cura dei paesaggi, intesi come ambienti di vita dove esercitare i diritti costituzionali e rinsaldare i legami naturalculturali che in essi si manifestano. Gli attori sociali più tenaci, in molti casi organizzazioni della società civile, si fanno spesso carico di contrastarne il depauperamento, a volte mediante pratiche insorgenti. Tuttavia, la tenacia da sola non basta. Occorre rinsaldare e consolidare quel patto tra cittadini e istituzioni pubbliche capace di attuare il principio di sussidiarietà orizzontale. I processi ecomuseali possono rappresentare un’interessante opportunità in tal senso. Gli ecomusei, nati nel solco nel dibattito aperto sul finire degli anni sessanta nella cornice di International Council of Museums (ICOM) e della Nouvelle Muséologie, assumono oggi in Italia un’interessante funzione di cerniera tra le dinamiche dal basso e la pianificazione istituzionale, anche grazie al ruolo delle mappe di comunità come strumenti capaci di ancorare le pratiche di inventariazione patrimoniale partecipativa alla fisicità dello spazio. Lo scritto presenta alcune riflessioni maturate nell’ambito di un processo di ricerca-azione di lungo termine in un’area interna della Sicilia, la Valle del Simeto, dove, a partire da una prima mappatura di comunità sperimentale, ha preso vita un processo ecomuseale che perdura grazie alla tenacia degli attori coinvolti. Sulla base di questa sperimentazione, l’autrice discute come il dispositivo ecomuseo possa essere declinato per rinsaldare il patto tra cittadini e istituzioni pubbliche e dare nuova vita ai paesaggi del margine, ripensano le modalità di produzione e condivisione della conoscenza in una direzione più indisciplinata.

Paesaggi tenaci. Il processo ecomuseale del Simeto

Pappalardo, Giusy
2021-01-01

Abstract

È oggi più che mai urgente agire e riflettere sul tema della cura dei paesaggi, intesi come ambienti di vita dove esercitare i diritti costituzionali e rinsaldare i legami naturalculturali che in essi si manifestano. Gli attori sociali più tenaci, in molti casi organizzazioni della società civile, si fanno spesso carico di contrastarne il depauperamento, a volte mediante pratiche insorgenti. Tuttavia, la tenacia da sola non basta. Occorre rinsaldare e consolidare quel patto tra cittadini e istituzioni pubbliche capace di attuare il principio di sussidiarietà orizzontale. I processi ecomuseali possono rappresentare un’interessante opportunità in tal senso. Gli ecomusei, nati nel solco nel dibattito aperto sul finire degli anni sessanta nella cornice di International Council of Museums (ICOM) e della Nouvelle Muséologie, assumono oggi in Italia un’interessante funzione di cerniera tra le dinamiche dal basso e la pianificazione istituzionale, anche grazie al ruolo delle mappe di comunità come strumenti capaci di ancorare le pratiche di inventariazione patrimoniale partecipativa alla fisicità dello spazio. Lo scritto presenta alcune riflessioni maturate nell’ambito di un processo di ricerca-azione di lungo termine in un’area interna della Sicilia, la Valle del Simeto, dove, a partire da una prima mappatura di comunità sperimentale, ha preso vita un processo ecomuseale che perdura grazie alla tenacia degli attori coinvolti. Sulla base di questa sperimentazione, l’autrice discute come il dispositivo ecomuseo possa essere declinato per rinsaldare il patto tra cittadini e istituzioni pubbliche e dare nuova vita ai paesaggi del margine, ripensano le modalità di produzione e condivisione della conoscenza in una direzione più indisciplinata.
2021
978-88-351-0980-8
Ecomusei, beni comuni, patrimonio territoriale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/527740
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