Nell’ipotesi di un’ideale verifica dal basso dell’effettiva realizzazione del progetto politico-linguistico manzoniano è possibile affermare, anche solo in base ai dati editoriali, che la Sicilia orientale sia stata una delle aree di maggior fervore, tanto per quel che riguarda il dibattito quanto per la pubblicazione e circolazione di opere. Essenziale nella costruzione della fisionomia della nuova Italia, e concomitante, a tratti convergente, con la politica linguistico-educativa del Manzoni, fu la costruzione di una nuova scienza dell’educazione che puntava all’allargamento dei processi formativi e che faceva leva sul rafforzamento delle pratiche di istruzione popolare. Di spicco la figura del maestro catanese Sante Giuffrida (1842-1929), mediatore di una “pedagogia scientifica” con una manualistica pratica e con una pubblicistica di confronto e di consulenza (“L’educatore siciliano”, 1872-73). Il contributo proposto vorrebbe indagare trasversalmente la produzione di lessici, nomenclature (a volte anche incorporate ai manuali di lettura), materiali lessicografici in genere della Sicilia orientale. Se da un lato la lessicografia normativa di Mortillaro e Traina si atteneva a parametri diastratici e diafasici medio-alti, con ampia detoscanizzazione dei vocabolari italiani (Varvaro 1984; Alfieri 1997), la lessicografia scolastica si manteneva più aderente all’uso dialettale reale, per un’utenza popolare costituita da famiglie, scolari e artigiani. In questo filone si segnalano il siracusano Macaluso Storaci e i catanesi Edoardo Nicotra D’Urso e Vincenzo Nicotra, autori consapevoli e ispirati da una sincera adesione al manzonismo, che con le loro compilazioni mirarono a conguagliare il siciliano dell’uso con il toscano dell’uso nell’intento di diffondere la «buona lingua nel popolo». Attraverso il confronto con le fonti dichiarate dagli autori o con quelle ipotizzabili e attraverso uno spoglio a campione dei lemmi condivisi da nomenclature, dizionarietti, lessici o glossari incorporati nei libri di lettura, si cercherà di verificare l’effettiva adesione di questa produzione al siciliano coevo. Inoltre lo studio dei traducenti toscani dei lemmi siciliani permetterà di accertare quale fosse il modello di toscano che i lessicografi proponevano come lingua viva agli apprendenti dialettofoni. In definitiva lo studio costituirà un tassello per lo studio dell’effettiva incidenza del modello manzoniano nei contesti più periferici e della pervasività dei dibattiti pedagogici nell’effettiva produzione editoriale.
«Alle famiglie, alle scuole ed alle officine». Proposte lessicografiche per l'educazione popolare nella Sicilia postunitaria.
Daria Motta
2022-01-01
Abstract
Nell’ipotesi di un’ideale verifica dal basso dell’effettiva realizzazione del progetto politico-linguistico manzoniano è possibile affermare, anche solo in base ai dati editoriali, che la Sicilia orientale sia stata una delle aree di maggior fervore, tanto per quel che riguarda il dibattito quanto per la pubblicazione e circolazione di opere. Essenziale nella costruzione della fisionomia della nuova Italia, e concomitante, a tratti convergente, con la politica linguistico-educativa del Manzoni, fu la costruzione di una nuova scienza dell’educazione che puntava all’allargamento dei processi formativi e che faceva leva sul rafforzamento delle pratiche di istruzione popolare. Di spicco la figura del maestro catanese Sante Giuffrida (1842-1929), mediatore di una “pedagogia scientifica” con una manualistica pratica e con una pubblicistica di confronto e di consulenza (“L’educatore siciliano”, 1872-73). Il contributo proposto vorrebbe indagare trasversalmente la produzione di lessici, nomenclature (a volte anche incorporate ai manuali di lettura), materiali lessicografici in genere della Sicilia orientale. Se da un lato la lessicografia normativa di Mortillaro e Traina si atteneva a parametri diastratici e diafasici medio-alti, con ampia detoscanizzazione dei vocabolari italiani (Varvaro 1984; Alfieri 1997), la lessicografia scolastica si manteneva più aderente all’uso dialettale reale, per un’utenza popolare costituita da famiglie, scolari e artigiani. In questo filone si segnalano il siracusano Macaluso Storaci e i catanesi Edoardo Nicotra D’Urso e Vincenzo Nicotra, autori consapevoli e ispirati da una sincera adesione al manzonismo, che con le loro compilazioni mirarono a conguagliare il siciliano dell’uso con il toscano dell’uso nell’intento di diffondere la «buona lingua nel popolo». Attraverso il confronto con le fonti dichiarate dagli autori o con quelle ipotizzabili e attraverso uno spoglio a campione dei lemmi condivisi da nomenclature, dizionarietti, lessici o glossari incorporati nei libri di lettura, si cercherà di verificare l’effettiva adesione di questa produzione al siciliano coevo. Inoltre lo studio dei traducenti toscani dei lemmi siciliani permetterà di accertare quale fosse il modello di toscano che i lessicografi proponevano come lingua viva agli apprendenti dialettofoni. In definitiva lo studio costituirà un tassello per lo studio dell’effettiva incidenza del modello manzoniano nei contesti più periferici e della pervasività dei dibattiti pedagogici nell’effettiva produzione editoriale.File | Dimensione | Formato | |
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