La comunicazione si focalizza intorno alla raccolta Lirica (1890) di Annie Vivanti, opera inizialmente rifiutata da Treves ma successivamente pubblicata dallo stesso editore grazie alla prefazione di Giosuè Carducci. Vivanti costruisce in questi versi un ritratto di sé stessa in linea con l’immagine che avrebbe offerto anche nel successivo romanzo Marion: artista di caffè-concerto (1891). La scrittrice gioca ambiguamente sulla propria libertà affettiva ed erotica decostruendo i modelli malinconici e sentimentali tardo romantici e proponendo una visione dell’amore come passione e conflitto, libera da sovrastrutture morali e puritanismi. I componimenti anticipano l’attenzione dell’autrice verso le donne che resterà una costante della sua produzione: mescolando autobiografismo e finzione, e presentando figure femminili che sono tutte rifrazioni dell’io poetico, Vivanti ci consegna un autoritratto dominato dall’inquietudine e dall’inappagamento. La sua produzione in versi e in prosa è stata spesso frettolosamente giudicata come spontanea e immediata: un giudizio che si è voluto alternatamente declinare in senso positivo o negativo (da Carducci a Borgese); tuttavia, i versi – con il loro scarto ironico, con il sapiente moto ondulatorio tra accensioni passionali o patetiche e abbassamenti prosaici – rivelano la padronanza del mezzo, la formazione cosmopolita, e la spiccata capacità di intercettare i gusti del pubblico che contraddistingueranno anche la produzione narrativa più matura.

I “versi scapigliati e monelli” di Annie Vivanti: la raccolta Lirica

Amaduri
In corso di stampa

Abstract

La comunicazione si focalizza intorno alla raccolta Lirica (1890) di Annie Vivanti, opera inizialmente rifiutata da Treves ma successivamente pubblicata dallo stesso editore grazie alla prefazione di Giosuè Carducci. Vivanti costruisce in questi versi un ritratto di sé stessa in linea con l’immagine che avrebbe offerto anche nel successivo romanzo Marion: artista di caffè-concerto (1891). La scrittrice gioca ambiguamente sulla propria libertà affettiva ed erotica decostruendo i modelli malinconici e sentimentali tardo romantici e proponendo una visione dell’amore come passione e conflitto, libera da sovrastrutture morali e puritanismi. I componimenti anticipano l’attenzione dell’autrice verso le donne che resterà una costante della sua produzione: mescolando autobiografismo e finzione, e presentando figure femminili che sono tutte rifrazioni dell’io poetico, Vivanti ci consegna un autoritratto dominato dall’inquietudine e dall’inappagamento. La sua produzione in versi e in prosa è stata spesso frettolosamente giudicata come spontanea e immediata: un giudizio che si è voluto alternatamente declinare in senso positivo o negativo (da Carducci a Borgese); tuttavia, i versi – con il loro scarto ironico, con il sapiente moto ondulatorio tra accensioni passionali o patetiche e abbassamenti prosaici – rivelano la padronanza del mezzo, la formazione cosmopolita, e la spiccata capacità di intercettare i gusti del pubblico che contraddistingueranno anche la produzione narrativa più matura.
In corso di stampa
Vivanti, Poesia, Ottocento-Novecento-Canone
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/565214
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