Il primo operoso decennio della Classis Orientalis dell’Accademia Ambrosiana è coronato dal presente volume su Le diaspore nel Vicino Oriente e sulle Musiche di Benedetto Marcello, temi trattati nel X Dies Academicus, cui seguì la giornata di studi dedicata al compositore veneziano. La prima parte del volume prende in esame un tema plurale, quello delle ‘diaspore’ – Shatāt, Galut – evocatore di cupe tragedie e di massacri antichi e moderni, siano degli ‘Alidi o degli ebrei, come dei cristiani assiri o armeni, senza dimenticare altri aspetti socio-politici della diaspora palestinese. Questi studi mettono in rilievo l’anelito messianico che pervade le sofferte estraniazioni patite dai fuggiaschi, espresso in varie forme nell’amore verso la santa Sion, o nel Mahdismo ismā’īlita, o nel “lamento conviviale e festoso”, termine con il quale Claudio Gugerotti descrive la speranza dei profughi armeni: «Perché se siamo deportati dal luogo che si chiama suolo della patria» (զի թէ աստուստ տարագրեսցուք որ հայրենեաց կոչի գետին), riceveremo un bene che non passa: il paradiso, «nella regione senza dolore dell’immortalità, nostra propria patria» (անմախութեան անախտ վայրին ի սեփական մեր հայրենի). La creatività connessa con le sfide e le sofferenze dell’esperienza diasporica emerge sia dalle analisi delle condizioni degli ebrei sotto il dominio islamico, sia dalle drammatiche esperienze vissute – con modalità diverse – da armeni, siriani e palestinesi, contraddistinti da peculiari identità religiose e culturali. Particolare attenzione è rivolta alle migrazioni ebraiche nell’ultimo secolo, orientate come sempre verso Sion e magistralmente prese in esame da Sergio Della Pergola, che ne mostra la tendenza all’urbanizzazione in grandi aree d’Israele, ma anche in Stati Uniti e Francia, in dinamico movimento tra identità e inculturazione. Quanto possa essere fecondo il percorso diasporico appare del resto in casi esemplari, tra i quali eccellono la redazione del Talmud nella terra babilonese d’esilio tra i secoli V e VIII, o l’opera di Mosè Maimonide tra Spagna ed Egitto nel secolo XII. L’altra tematica, trattata con approfondite analisi nella seconda parte del volume, è l’opera musicale del nobile veneziano, il compositore OA_10 4A_BOZZA.indb 5 20/06/23 12:48 Pier Francesco Fumagalli VI Benedetto Marcello, che nel Settecento s’ispirò a musiche sinagogali ebraiche per le musiche sui Salmi, da lui raccolte nell’Estro poetico e armonico. È merito della professoressa Lydia Cevidalli aver curato la giornata di studi, promossa dall’Accademia Ambrosiana in collaborazione con The Hebrew University of Jerusalem, giungendo a pubblicarne ora alcune delle principali relazioni. Le Intonazioni ebraiche sono qui ben illustrate entro una panoramica europea e nel quadro singolare della cultura della Serenissima, anche nel contesto di una polemica antigiudaica alla quale si opponeva una corrente minoritaria ma agguerrita, che giungeva ad asserire, nel documento citato da Piergabriele Mancuso: tanto è vero quanto per essere buon Catolico Cristian è necessario esser perfettamente Ebreo. Affermazione questa che non sarebbe spiaciuta a Federico Borromeo, il fondatore dell’Ambrosiana, il quale fin dal 1595 s’era fatto compilare da Giovanni Paolo Eustachio un elenco di 507 opere ebraiche, utilissimo per promuovere gli acquisti di libri ebraici per l’istituenda Biblioteca Ambrosiana. L’amore per l’arte sacra, e la musica in particolare, costituivano uno dei punti programmatici dell’arcivescovo milanese, come anche di recente Marco Bizzarini ha mostrato in un volume edito dall’Accademia Ambrosiana (Fonti e Studi 16, 2012). Musica, matematica e tradizione ebraica costituivano un tema non solo sacro, ma anche d’insaziabile curiosità per Federico, che nel 1627 si applicò alla pubblicazione dell’interessante trattato di qabbala, De Cabbalisticis inventis libri duo. Chiude infine il volume l’ampia recensione di Giuliano Tamani sul pregevole facsimile del codice ambrosiano del Meshal ha-Qadmoni, le “Novelle antiche” composte e illustrate da Yitzhaq ibn Sahula a Guadalajara negli anni ottanta del secolo XIII, edite nel 2021 in omaggio alla memoria di Luisella Mortara Ottolenghi e della figlia Raffaella.

Diaspore nel Vicino Oriente/Melodie ebraiche in Benedetto Marcello

Moriggi M.
;
Cassarino M.
;
2022-01-01

Abstract

Il primo operoso decennio della Classis Orientalis dell’Accademia Ambrosiana è coronato dal presente volume su Le diaspore nel Vicino Oriente e sulle Musiche di Benedetto Marcello, temi trattati nel X Dies Academicus, cui seguì la giornata di studi dedicata al compositore veneziano. La prima parte del volume prende in esame un tema plurale, quello delle ‘diaspore’ – Shatāt, Galut – evocatore di cupe tragedie e di massacri antichi e moderni, siano degli ‘Alidi o degli ebrei, come dei cristiani assiri o armeni, senza dimenticare altri aspetti socio-politici della diaspora palestinese. Questi studi mettono in rilievo l’anelito messianico che pervade le sofferte estraniazioni patite dai fuggiaschi, espresso in varie forme nell’amore verso la santa Sion, o nel Mahdismo ismā’īlita, o nel “lamento conviviale e festoso”, termine con il quale Claudio Gugerotti descrive la speranza dei profughi armeni: «Perché se siamo deportati dal luogo che si chiama suolo della patria» (զի թէ աստուստ տարագրեսցուք որ հայրենեաց կոչի գետին), riceveremo un bene che non passa: il paradiso, «nella regione senza dolore dell’immortalità, nostra propria patria» (անմախութեան անախտ վայրին ի սեփական մեր հայրենի). La creatività connessa con le sfide e le sofferenze dell’esperienza diasporica emerge sia dalle analisi delle condizioni degli ebrei sotto il dominio islamico, sia dalle drammatiche esperienze vissute – con modalità diverse – da armeni, siriani e palestinesi, contraddistinti da peculiari identità religiose e culturali. Particolare attenzione è rivolta alle migrazioni ebraiche nell’ultimo secolo, orientate come sempre verso Sion e magistralmente prese in esame da Sergio Della Pergola, che ne mostra la tendenza all’urbanizzazione in grandi aree d’Israele, ma anche in Stati Uniti e Francia, in dinamico movimento tra identità e inculturazione. Quanto possa essere fecondo il percorso diasporico appare del resto in casi esemplari, tra i quali eccellono la redazione del Talmud nella terra babilonese d’esilio tra i secoli V e VIII, o l’opera di Mosè Maimonide tra Spagna ed Egitto nel secolo XII. L’altra tematica, trattata con approfondite analisi nella seconda parte del volume, è l’opera musicale del nobile veneziano, il compositore OA_10 4A_BOZZA.indb 5 20/06/23 12:48 Pier Francesco Fumagalli VI Benedetto Marcello, che nel Settecento s’ispirò a musiche sinagogali ebraiche per le musiche sui Salmi, da lui raccolte nell’Estro poetico e armonico. È merito della professoressa Lydia Cevidalli aver curato la giornata di studi, promossa dall’Accademia Ambrosiana in collaborazione con The Hebrew University of Jerusalem, giungendo a pubblicarne ora alcune delle principali relazioni. Le Intonazioni ebraiche sono qui ben illustrate entro una panoramica europea e nel quadro singolare della cultura della Serenissima, anche nel contesto di una polemica antigiudaica alla quale si opponeva una corrente minoritaria ma agguerrita, che giungeva ad asserire, nel documento citato da Piergabriele Mancuso: tanto è vero quanto per essere buon Catolico Cristian è necessario esser perfettamente Ebreo. Affermazione questa che non sarebbe spiaciuta a Federico Borromeo, il fondatore dell’Ambrosiana, il quale fin dal 1595 s’era fatto compilare da Giovanni Paolo Eustachio un elenco di 507 opere ebraiche, utilissimo per promuovere gli acquisti di libri ebraici per l’istituenda Biblioteca Ambrosiana. L’amore per l’arte sacra, e la musica in particolare, costituivano uno dei punti programmatici dell’arcivescovo milanese, come anche di recente Marco Bizzarini ha mostrato in un volume edito dall’Accademia Ambrosiana (Fonti e Studi 16, 2012). Musica, matematica e tradizione ebraica costituivano un tema non solo sacro, ma anche d’insaziabile curiosità per Federico, che nel 1627 si applicò alla pubblicazione dell’interessante trattato di qabbala, De Cabbalisticis inventis libri duo. Chiude infine il volume l’ampia recensione di Giuliano Tamani sul pregevole facsimile del codice ambrosiano del Meshal ha-Qadmoni, le “Novelle antiche” composte e illustrate da Yitzhaq ibn Sahula a Guadalajara negli anni ottanta del secolo XIII, edite nel 2021 in omaggio alla memoria di Luisella Mortara Ottolenghi e della figlia Raffaella.
2022
Arabo, armeno, siriaco, diaspora, musica ebraica, biblioteca ambrosiana
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/565569
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