Background: In patients suffering from heart failure, the only tool to significantly reduce arrhythmic sudden death is the implantable cardioverter defibrillator (ICD), but not all patients benefit from the antitachycardia pacing (ATP). We aim to demonstrate whether in primary prevention ATP therapy has similar efficacy in patients with ischemic and non-ischemic cardiomyopathy. Methods: We selected a total of 712 patients who had undergone ICD implantation from January 2000 to May 2021 in our cardiology department’s Electrophysiology and Cardiac Pacing Unit, who had an ATP treated arrhythmic episode during follow-up. They were divided into two groups: 328 patients in the non-ischemic cardiomyopathy (NICMP) group and 384 patients in the ischemic cardiomyopathy (ICMP) group. We identified a subgroup of patients “high response” in whom ATP was efficacy in treating at least three arrhythmic episodes six months apart. We then compared this group with patients in whom ATP was not always effective. ATP was rated effective if it resolved the arrhythmia and ineffective when a shock was needed. Results: Within a median follow-up period of 62 months, the frequency of ventricular tachycardia (93,7 % in the ICMP group and 94,3 % in the NICMP group, p = 0,376) and ventricular fibrillation (6,3 % in the ICMP group and 5,7 % in the NICMP group, p = 0,411) is similar between the two groups. ATP was involved in treatment most frequently in the ICMP group (61,3 % in ICMP group vs 56,8 % in NICMP group, p = 0,002). ATP effectively treated 1418 (54,4 %) arrythmias in the ICMP group and 1004 (49,9 %) in the NICMP group (p 0,002). There were no significant differences in the number of shocks delivered between the two groups (17,9 % in the ICMP group versus 15,8 % in the NICMP group, p = 0,063). Therefore, we compared the characteristics of high response patients with those of patients in which ATP had not always been effective in follow-up. There were no between-groups differences including cardiomyopathy etiology. Conclusions The present study shows that in primary prevention the efficacy rate of ATP in the treatment of arrhythmias is slightly higher in patients with ischemic cardiomyopathy, but in high-response patients the efficacy of ATP is maintained over time regardless of cardiomyopathy.

Background: Nei pazienti affetti da insufficienza cardiaca a bassa frazione di eiezione, il defibrillatore cardiaco impiantabile (ICD) si è dimostrato efficace nel ridurre significativamente la morte improvvisa aritmica, ma non tutti i pazienti beneficiano della terapia di pacing antitachicardico (ATP). Nel nostro studio abbiamo valutato l'efficacia dell' ATP nei pazienti con cardiomiopatia ischemica e non ischemica. Metodi: Sono stati selezionati 712 pazienti sottoposti ad impianto di ICD da gennaio 2000 a maggio 2021 presso la nostra Unità Operativa di Elettrofisiologia e Cardiostimolazione, che al follow-up hanno avuto almeno un episodio aritmico trattato con ATP. Abbiamo suddiviso i pazienti in due gruppi: 328 nel gruppo con cardiomiopatia non ischemica (NICMP) e 384 nel gruppo con cardiomiopatia ischemica (ICMP). Abbiamo identificato un sottogruppo di pazienti “ad alta risposta” in cui l'ATP era efficace nel trattare almeno tre episodi aritmici a distanza di sei mesi. Abbiamo quindi confrontato questo gruppo con i pazienti in cui l'ATP non era sempre efficace. L'ATP è stato valutato efficace se risolveva l'aritmia e inefficace quando era necessario lo shock. Risultati: Durante un follow-up medio di 62 mesi, l’incidenza della tachicardia ventricolare (93,7% nel gruppo ICMP e 94,3% nel gruppo NICMP, p = 0,376) e della fibrillazione ventricolare (6,3% nel gruppo ICMP e 5,7% nel gruppo NICMP, p = 0,411) è stata simile tra i due gruppi. L'ATP è stata erogata più frequentemente nel gruppo ICMP (61,3 % nel gruppo ICMP vs 56,8 % nel gruppo NICMP, p = 0,002). L'ATP ha trattato efficacemente 1418 (54,4%) aritmie nel gruppo ICMP e 1004 (49,9%) nel gruppo NICMP (p = 0,002). Non ci sono state differenze significative nel numero di shock erogati tra i due gruppi (17,9 % nel gruppo ICMP vs 15,8 % nel gruppo NICMP, p = 0,063). Successivamente abbiamo confrontato le caratteristiche dei pazienti ad “alta risposta” con il gruppo di pazienti in cui l'ATP non era sempre stato efficace nel follow-up e non ci sono state differenze statisticamente significative, inclusa l'eziologia della cardiomiopatia. Conclusioni: Il nostro studio mostra che nella prevenzione primaria il tasso di efficacia dell'ATP nel trattamento delle aritmie è superiore nei pazienti con cardiomiopatia ischemica, ma nei pazienti ad “alta risposta” l'efficacia dell'ATP si mantiene nel tempo indipendentemente dalla cardiomiopatia.

Efficacia della terapia di pacing antitachicardico nei pazienti con cardiopatia ischemica e non ischemica / Zappulla, Paolo. - (2022 Dec 20).

Efficacia della terapia di pacing antitachicardico nei pazienti con cardiopatia ischemica e non ischemica.

ZAPPULLA, PAOLO
2022-12-20

Abstract

Background: In patients suffering from heart failure, the only tool to significantly reduce arrhythmic sudden death is the implantable cardioverter defibrillator (ICD), but not all patients benefit from the antitachycardia pacing (ATP). We aim to demonstrate whether in primary prevention ATP therapy has similar efficacy in patients with ischemic and non-ischemic cardiomyopathy. Methods: We selected a total of 712 patients who had undergone ICD implantation from January 2000 to May 2021 in our cardiology department’s Electrophysiology and Cardiac Pacing Unit, who had an ATP treated arrhythmic episode during follow-up. They were divided into two groups: 328 patients in the non-ischemic cardiomyopathy (NICMP) group and 384 patients in the ischemic cardiomyopathy (ICMP) group. We identified a subgroup of patients “high response” in whom ATP was efficacy in treating at least three arrhythmic episodes six months apart. We then compared this group with patients in whom ATP was not always effective. ATP was rated effective if it resolved the arrhythmia and ineffective when a shock was needed. Results: Within a median follow-up period of 62 months, the frequency of ventricular tachycardia (93,7 % in the ICMP group and 94,3 % in the NICMP group, p = 0,376) and ventricular fibrillation (6,3 % in the ICMP group and 5,7 % in the NICMP group, p = 0,411) is similar between the two groups. ATP was involved in treatment most frequently in the ICMP group (61,3 % in ICMP group vs 56,8 % in NICMP group, p = 0,002). ATP effectively treated 1418 (54,4 %) arrythmias in the ICMP group and 1004 (49,9 %) in the NICMP group (p 0,002). There were no significant differences in the number of shocks delivered between the two groups (17,9 % in the ICMP group versus 15,8 % in the NICMP group, p = 0,063). Therefore, we compared the characteristics of high response patients with those of patients in which ATP had not always been effective in follow-up. There were no between-groups differences including cardiomyopathy etiology. Conclusions The present study shows that in primary prevention the efficacy rate of ATP in the treatment of arrhythmias is slightly higher in patients with ischemic cardiomyopathy, but in high-response patients the efficacy of ATP is maintained over time regardless of cardiomyopathy.
20-dic-2022
Background: Nei pazienti affetti da insufficienza cardiaca a bassa frazione di eiezione, il defibrillatore cardiaco impiantabile (ICD) si è dimostrato efficace nel ridurre significativamente la morte improvvisa aritmica, ma non tutti i pazienti beneficiano della terapia di pacing antitachicardico (ATP). Nel nostro studio abbiamo valutato l'efficacia dell' ATP nei pazienti con cardiomiopatia ischemica e non ischemica. Metodi: Sono stati selezionati 712 pazienti sottoposti ad impianto di ICD da gennaio 2000 a maggio 2021 presso la nostra Unità Operativa di Elettrofisiologia e Cardiostimolazione, che al follow-up hanno avuto almeno un episodio aritmico trattato con ATP. Abbiamo suddiviso i pazienti in due gruppi: 328 nel gruppo con cardiomiopatia non ischemica (NICMP) e 384 nel gruppo con cardiomiopatia ischemica (ICMP). Abbiamo identificato un sottogruppo di pazienti “ad alta risposta” in cui l'ATP era efficace nel trattare almeno tre episodi aritmici a distanza di sei mesi. Abbiamo quindi confrontato questo gruppo con i pazienti in cui l'ATP non era sempre efficace. L'ATP è stato valutato efficace se risolveva l'aritmia e inefficace quando era necessario lo shock. Risultati: Durante un follow-up medio di 62 mesi, l’incidenza della tachicardia ventricolare (93,7% nel gruppo ICMP e 94,3% nel gruppo NICMP, p = 0,376) e della fibrillazione ventricolare (6,3% nel gruppo ICMP e 5,7% nel gruppo NICMP, p = 0,411) è stata simile tra i due gruppi. L'ATP è stata erogata più frequentemente nel gruppo ICMP (61,3 % nel gruppo ICMP vs 56,8 % nel gruppo NICMP, p = 0,002). L'ATP ha trattato efficacemente 1418 (54,4%) aritmie nel gruppo ICMP e 1004 (49,9%) nel gruppo NICMP (p = 0,002). Non ci sono state differenze significative nel numero di shock erogati tra i due gruppi (17,9 % nel gruppo ICMP vs 15,8 % nel gruppo NICMP, p = 0,063). Successivamente abbiamo confrontato le caratteristiche dei pazienti ad “alta risposta” con il gruppo di pazienti in cui l'ATP non era sempre stato efficace nel follow-up e non ci sono state differenze statisticamente significative, inclusa l'eziologia della cardiomiopatia. Conclusioni: Il nostro studio mostra che nella prevenzione primaria il tasso di efficacia dell'ATP nel trattamento delle aritmie è superiore nei pazienti con cardiomiopatia ischemica, ma nei pazienti ad “alta risposta” l'efficacia dell'ATP si mantiene nel tempo indipendentemente dalla cardiomiopatia.
implantable cardioverter-defibrillator , sudden cardiac death, antitachycardia pacing , ischemic cardiomyopathy, non-ischemic cardiomyopathy
defibrillatore cardiaco impiantabile , morte cardiaca improvvisa, pacing antitachicardico , cardiomiopatia ischemica , cardiomiopatia non ischemica
Efficacia della terapia di pacing antitachicardico nei pazienti con cardiopatia ischemica e non ischemica / Zappulla, Paolo. - (2022 Dec 20).
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