La tesi analizza il ruolo dell’Unione europea nell’ambito della gestione della pianificazione fiscale aggressiva (Aggressive Tax Planning, ATP) attuata dalle imprese transnazionali attraverso decisioni fiscali anticipate (c.d. tax rulings) concesse da alcuni Stati membri dell’Unione europea, le quali sono state oggetto di indagine da parte della Commissione europea ai sensi degli articoli 107 e 108 del TFUE. In tale contesto, la ricerca si interroga sulla possibilità di applicare la disciplina degli aiuti di Stato ai tax rulings, ipotizzando che non sia possibile affermare l’esistenza di un vantaggio ai sensi dell’articolo 107 TFUE applicando un “approccio integrale” nell’analisi dei benefici per i gruppi multinazionali, ossia assumendo come riferimento la base imponibile consolidata del gruppo piuttosto che delle singole imprese in ciascuno Stato membro. Dalla lettura delle decisioni della Commissione sui tax rulings e dalle recenti sentenze del Tribunale, si constata che il controllo ai sensi degli articoli 107 e 108 TFUE potrebbe non essere idoneo a contrastare l’ATP; da un lato la Commissione ha riconosciuto che la non-imposizione dovuta a disallineamenti tra ordinamenti non costituisce un aiuto di Stato (caso Mcdonald), dall’altro il Tribunale ha osservato che errori metodologici nell’applicazione del principio di libera concorrenza (arm’s length principle, ALP) potrebbero non costituire un vantaggio economico ai sensi dell’articolo 107 TFUE. La saga dei tax rulings ha evidenziato la questione dell’ATP e il rischio della non-imposizione di imprese multinazionali che agiscono nel mercato interno. La tesi si compone così di un primo capitolo che illustra gli elementi costitutivi della nozione di aiuto di Stato, attraverso i riferimenti alla giurisprudenza del Tribunale e della Corte di giustizia, alla prassi decisoria della Commissione nonché agli strumenti di soft law recentemente pubblicati. Il secondo capitolo illustra il funzionamento ‘normale’ dei tax rulings nonché la razionalità alla base di tali decisioni fiscali anticipate. Viene valutata la possibilità in astratto di porre tali accordi sotto il controllo previsto dall’articolo 108 TFUE, discutendo l’eventualità che tutti gli accordi fiscali anticipati – poiché favorevoli – possano essere censurati in quanto aiuti di Stato, minando il funzionamento del diritto tributario internazionale degli Stati membri, che si fonda sulla stabilità dei tax rulings. Il terzo capitolo ripercorre la prassi della Commissione dalla prima decisione del 2015 sino all’ultima del 2019, mostrando l’evoluzione del percorso argomentativo connessa al dibattito dottrinale tutt’ora in corso. Il quarto capitolo discute e intende dimostrare l’inesistenza di un vantaggio nei casi oggetto di esame, presentando prima l’approccio contraddittorio all’ALP proposto dalla Commissione, discutendo successivamente la differenza tra il vantaggio fattuale che le multinazionali traggono dalla pianificazione fiscale ed il vantaggio quale elemento proprio di un aiuto. Si afferma quindi la mancanza di un vantaggio selettivo concesso attraverso risorse statali dalle amministrazioni fiscali degli Stati membri. Tale osservazione comporta la possibile compatibilità della non imposizione – dovuta a disallineamenti tra ordinamenti tributari – con il divieto di aiuti di Stato.
I TAX RULINGS NEL DIRITTO DELL’UNIONE EUROPEA IL RUOLO DELLA COMMISSIONE NEL CONTRASTO ALLA PIANIFICAZIONE FISCALE AGGRESSIVA TRANSNAZIONALE / Corsaro, GIUSEPPE EMANUELE. - (2021 Apr 30).
I TAX RULINGS NEL DIRITTO DELL’UNIONE EUROPEA IL RUOLO DELLA COMMISSIONE NEL CONTRASTO ALLA PIANIFICAZIONE FISCALE AGGRESSIVA TRANSNAZIONALE
CORSARO, GIUSEPPE EMANUELE
2021-04-30
Abstract
La tesi analizza il ruolo dell’Unione europea nell’ambito della gestione della pianificazione fiscale aggressiva (Aggressive Tax Planning, ATP) attuata dalle imprese transnazionali attraverso decisioni fiscali anticipate (c.d. tax rulings) concesse da alcuni Stati membri dell’Unione europea, le quali sono state oggetto di indagine da parte della Commissione europea ai sensi degli articoli 107 e 108 del TFUE. In tale contesto, la ricerca si interroga sulla possibilità di applicare la disciplina degli aiuti di Stato ai tax rulings, ipotizzando che non sia possibile affermare l’esistenza di un vantaggio ai sensi dell’articolo 107 TFUE applicando un “approccio integrale” nell’analisi dei benefici per i gruppi multinazionali, ossia assumendo come riferimento la base imponibile consolidata del gruppo piuttosto che delle singole imprese in ciascuno Stato membro. Dalla lettura delle decisioni della Commissione sui tax rulings e dalle recenti sentenze del Tribunale, si constata che il controllo ai sensi degli articoli 107 e 108 TFUE potrebbe non essere idoneo a contrastare l’ATP; da un lato la Commissione ha riconosciuto che la non-imposizione dovuta a disallineamenti tra ordinamenti non costituisce un aiuto di Stato (caso Mcdonald), dall’altro il Tribunale ha osservato che errori metodologici nell’applicazione del principio di libera concorrenza (arm’s length principle, ALP) potrebbero non costituire un vantaggio economico ai sensi dell’articolo 107 TFUE. La saga dei tax rulings ha evidenziato la questione dell’ATP e il rischio della non-imposizione di imprese multinazionali che agiscono nel mercato interno. La tesi si compone così di un primo capitolo che illustra gli elementi costitutivi della nozione di aiuto di Stato, attraverso i riferimenti alla giurisprudenza del Tribunale e della Corte di giustizia, alla prassi decisoria della Commissione nonché agli strumenti di soft law recentemente pubblicati. Il secondo capitolo illustra il funzionamento ‘normale’ dei tax rulings nonché la razionalità alla base di tali decisioni fiscali anticipate. Viene valutata la possibilità in astratto di porre tali accordi sotto il controllo previsto dall’articolo 108 TFUE, discutendo l’eventualità che tutti gli accordi fiscali anticipati – poiché favorevoli – possano essere censurati in quanto aiuti di Stato, minando il funzionamento del diritto tributario internazionale degli Stati membri, che si fonda sulla stabilità dei tax rulings. Il terzo capitolo ripercorre la prassi della Commissione dalla prima decisione del 2015 sino all’ultima del 2019, mostrando l’evoluzione del percorso argomentativo connessa al dibattito dottrinale tutt’ora in corso. Il quarto capitolo discute e intende dimostrare l’inesistenza di un vantaggio nei casi oggetto di esame, presentando prima l’approccio contraddittorio all’ALP proposto dalla Commissione, discutendo successivamente la differenza tra il vantaggio fattuale che le multinazionali traggono dalla pianificazione fiscale ed il vantaggio quale elemento proprio di un aiuto. Si afferma quindi la mancanza di un vantaggio selettivo concesso attraverso risorse statali dalle amministrazioni fiscali degli Stati membri. Tale osservazione comporta la possibile compatibilità della non imposizione – dovuta a disallineamenti tra ordinamenti tributari – con il divieto di aiuti di Stato.File | Dimensione | Formato | |
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