Dall inizio del XIX secolo nasce l interesse per la città occidentale come istituzione politica, come tipo particolare di organizzazione del potere, e come sostiene Weber essa è senza dubbio il risultato concreto e reale di un innovazione sostanzialmente rivoluzionaria . Contestualmente le antiche forme di autogoverno cittadino oligarchico e patrizio sono superate dall introduzione del nuovo sistema amministrativo locale di derivazione rivoluzionaria e di impronta napoleonica . Il successivo crollo del sistema politico napoleonico non comportò l abbandono complessivo dell assetto amministrativo preesistente e il ripudio assoluto della dottrina giuspubblicistica che ne era a fondamento. Ragioni essenzialmente politiche e motivi strumentali spinsero i sovrani della Restaurazione, pur respingendo in toto le opzioni ideologiche e il quadro costituzionale del periodo francese, a mantenere sostanzialmente in piedi la ben oliata macchina amministrativa con i suoi più delicati, efficienti e già sperimentati rouages: prefetti e sindaci, innanzitutto. A tale fascino non si sottrasse neppure il Regno di Sardegna. La legislazione del nuovo Regno d Italia, in cui fu trasfusa quella sarda per semplice osmosi, in un susseguirsi di diverse ma affini leggi sulle autonomie locali che si alternarono nel corso della seconda metà dell Ottocento, ricalcò pertanto, in maniera pressoché totale, il predominante modello francese e acquisì pienamente il sistema prefettizio e accentrato in cui il sindaco rappresentò il centro motore e propulsivo dell ente locale. Da sempre, quindi, il sindaco nel sistema amministrativo del nostro Stato, prima Regno d Italia e poi Repubblica, ha rappresentato la figura istituzionale di maggiore riferimento in relazione soprattutto al rapporto diretto che egli instaura con i cittadini, e questo rapporto si è maggiormente, e di recente, solidificato in considerazione fra l altro della legislazione oggi vigente che ne prevede l elezione per suffragio diretto. Per arrivare all attuale meccanismo elettorale, in vigore dal 1993, il percorso è stato alquanto lungo e laborioso, ed è facile intuirlo pensando che all indomani della proclamazione dell Unità d Italia, proprio per l osmosi della legislazione che era in vigore nel Regno di Sardegna, il primo cittadino di ogni città, o paese che fosse, era nominato dal Re. L iter effettuato in proposito è abbastanza noto e il ripercorrerlo non rientra in questo lavoro. Basta comunque ricordare che i sindaci diventarono elettivi, nel contesto dei consiglieri comunali e da parte dello stesso consiglio, solamente nel 1889, con la riforma amministrativa comunale e provinciale realizzata da Francesco Crispi, quando l ordinamento amministrativo centralizzato, intrecciato in modo stretto con l assetto politico e costituzionale, fu parzialmente modificato anche sotto la spinta di istanze progressiste, quale per esempio l ampliamento dell elettorato. Certo, il corpo elettorale ha scritto Gaspari continuava a essere molto limitato, in particolare di sesso maschile e appartenente a una fascia di reddito piuttosto alta, ma l elezione da parte del consiglio rese possibile l emergere di ampie e consistenti energie progettuali decisive per il progresso della società locale e nazionale insieme, nonostante i timori di derive rivoluzionarie, soprattutto al Nord, e reazionarie, soprattutto al Sud .

Catania e i Sindaci del secondo dopoguerra / LA ROCCA, Carmelo. - (2011 Dec 09).

Catania e i Sindaci del secondo dopoguerra

LA ROCCA, CARMELO
2011-12-09

Abstract

Dall inizio del XIX secolo nasce l interesse per la città occidentale come istituzione politica, come tipo particolare di organizzazione del potere, e come sostiene Weber essa è senza dubbio il risultato concreto e reale di un innovazione sostanzialmente rivoluzionaria . Contestualmente le antiche forme di autogoverno cittadino oligarchico e patrizio sono superate dall introduzione del nuovo sistema amministrativo locale di derivazione rivoluzionaria e di impronta napoleonica . Il successivo crollo del sistema politico napoleonico non comportò l abbandono complessivo dell assetto amministrativo preesistente e il ripudio assoluto della dottrina giuspubblicistica che ne era a fondamento. Ragioni essenzialmente politiche e motivi strumentali spinsero i sovrani della Restaurazione, pur respingendo in toto le opzioni ideologiche e il quadro costituzionale del periodo francese, a mantenere sostanzialmente in piedi la ben oliata macchina amministrativa con i suoi più delicati, efficienti e già sperimentati rouages: prefetti e sindaci, innanzitutto. A tale fascino non si sottrasse neppure il Regno di Sardegna. La legislazione del nuovo Regno d Italia, in cui fu trasfusa quella sarda per semplice osmosi, in un susseguirsi di diverse ma affini leggi sulle autonomie locali che si alternarono nel corso della seconda metà dell Ottocento, ricalcò pertanto, in maniera pressoché totale, il predominante modello francese e acquisì pienamente il sistema prefettizio e accentrato in cui il sindaco rappresentò il centro motore e propulsivo dell ente locale. Da sempre, quindi, il sindaco nel sistema amministrativo del nostro Stato, prima Regno d Italia e poi Repubblica, ha rappresentato la figura istituzionale di maggiore riferimento in relazione soprattutto al rapporto diretto che egli instaura con i cittadini, e questo rapporto si è maggiormente, e di recente, solidificato in considerazione fra l altro della legislazione oggi vigente che ne prevede l elezione per suffragio diretto. Per arrivare all attuale meccanismo elettorale, in vigore dal 1993, il percorso è stato alquanto lungo e laborioso, ed è facile intuirlo pensando che all indomani della proclamazione dell Unità d Italia, proprio per l osmosi della legislazione che era in vigore nel Regno di Sardegna, il primo cittadino di ogni città, o paese che fosse, era nominato dal Re. L iter effettuato in proposito è abbastanza noto e il ripercorrerlo non rientra in questo lavoro. Basta comunque ricordare che i sindaci diventarono elettivi, nel contesto dei consiglieri comunali e da parte dello stesso consiglio, solamente nel 1889, con la riforma amministrativa comunale e provinciale realizzata da Francesco Crispi, quando l ordinamento amministrativo centralizzato, intrecciato in modo stretto con l assetto politico e costituzionale, fu parzialmente modificato anche sotto la spinta di istanze progressiste, quale per esempio l ampliamento dell elettorato. Certo, il corpo elettorale ha scritto Gaspari continuava a essere molto limitato, in particolare di sesso maschile e appartenente a una fascia di reddito piuttosto alta, ma l elezione da parte del consiglio rese possibile l emergere di ampie e consistenti energie progettuali decisive per il progresso della società locale e nazionale insieme, nonostante i timori di derive rivoluzionarie, soprattutto al Nord, e reazionarie, soprattutto al Sud .
9-dic-2011
sindaco, comune, città
Catania e i Sindaci del secondo dopoguerra / LA ROCCA, Carmelo. - (2011 Dec 09).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/583734
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