Nel pieno svolgersi del primo conflitto mondiale, quando le ferite della carneficina erano vivide e clamanti, Annie Vivanti, rientrata in Italia e impostasi all’attenzione del pubblico con I divoratori (1911), si cimenta in due drammi teatrali stimolati dall’argomento bellico: L’invasore, del 1915, ispirato alle violenze perpetuate dai soldati tedeschi ai danni della popolazione belga e da cui sarà tratto, nel 1917, il romanzo Vae victis!; e Le bocche inutili, del 1918, che recuperando nel titolo una infelice definizione estratta dal gergo militare affronta il tema della razionalizzazione delle scorte alimentari durante la guerra e gli assedi. In entrambi i drammi all’autrice interessa portare sulla scena il conflitto familiare e soggettivo che scorre parallelamente, e come conseguenza, alla violenza armata. La guerra sottopone l’individuo a scelte che insidiano l’ethos collettivo e distruggono persino gli affetti più radicali: è la messa a fuoco di questo scontro che Vivanti sceglie di rappresentare attraverso l’uso di personaggi portatori di opposte posizioni di principio. Ne L’invasore le donne protagoniste dovranno confrontarsi sulla scelta dell’aborto post-violenza sessuale; ne Le bocche inutili un ufficiale dovrà decidere se salvare i propri soldati o proteggere i civili inermi. Il palcoscenico entra così nel vivo del dibattito sulle atrocità della guerra e gli strascichi psicologici del conflitto.

La drammaturgia bellica di Annie Vivanti; L’invasore (1915) e Le bocche inutili (1918)

Amaduri Agnese
In corso di stampa

Abstract

Nel pieno svolgersi del primo conflitto mondiale, quando le ferite della carneficina erano vivide e clamanti, Annie Vivanti, rientrata in Italia e impostasi all’attenzione del pubblico con I divoratori (1911), si cimenta in due drammi teatrali stimolati dall’argomento bellico: L’invasore, del 1915, ispirato alle violenze perpetuate dai soldati tedeschi ai danni della popolazione belga e da cui sarà tratto, nel 1917, il romanzo Vae victis!; e Le bocche inutili, del 1918, che recuperando nel titolo una infelice definizione estratta dal gergo militare affronta il tema della razionalizzazione delle scorte alimentari durante la guerra e gli assedi. In entrambi i drammi all’autrice interessa portare sulla scena il conflitto familiare e soggettivo che scorre parallelamente, e come conseguenza, alla violenza armata. La guerra sottopone l’individuo a scelte che insidiano l’ethos collettivo e distruggono persino gli affetti più radicali: è la messa a fuoco di questo scontro che Vivanti sceglie di rappresentare attraverso l’uso di personaggi portatori di opposte posizioni di principio. Ne L’invasore le donne protagoniste dovranno confrontarsi sulla scelta dell’aborto post-violenza sessuale; ne Le bocche inutili un ufficiale dovrà decidere se salvare i propri soldati o proteggere i civili inermi. Il palcoscenico entra così nel vivo del dibattito sulle atrocità della guerra e gli strascichi psicologici del conflitto.
In corso di stampa
Vivanti, Teatro, Prima guerra mondiale, Retorica, Donne
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/586340
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