Dopo avere a più riprese riflettuto criticamente sull’opera di Verga, Brancati rese il suo maggior tributo al proprio «non-maestro» nel testo, pubblicato postumo nel 1957, L’orologio di Verga. Pur non individuando un magistero diretto nell’arte verghiana, Brancati percepiva infatti il debito – tematico, stilistico e identitario – nei confronti del più anziano scrittore. Il contributo che si propone intende valutare sino a che livello possa aver influito sulla prosa narrativa di Brancati il modello delle strategie linguistiche di Verga, la cui particolare innovatività consisteva, secondo lo scrittore di Pachino, soprattutto nell’abbassamento tonale della voce dello scrittore e nell’intima adesione delle parole alle cose. In particolare, si prenderà in esame il tessuto linguistico delle novelle, la cui produzione si è estesa lungo quasi tutto l’arco dell’attività di Brancati. Tenendo presente che il repertorio linguistico della sua generazione era più articolato rispetto a quello delle generazioni precedenti, in cui l’italiano regionale, appena profilato, era difficilmente distinguibile da quello simulato letterariamente, si indagheranno le strategie per simulare il parlato sulla pagina letteraria e la dinamica dell’interazione tra lingua e dialetto. L’uso di quest’ultimo, in particolare, si caratterizza ora come irriflesso ora come intenzionale ed espressivo, arrivando fino allo sfruttamento artistico del code switching e mixing.
Brancati novelliere e il «non maestro» Verga
Daria Motta
2023-01-01
Abstract
Dopo avere a più riprese riflettuto criticamente sull’opera di Verga, Brancati rese il suo maggior tributo al proprio «non-maestro» nel testo, pubblicato postumo nel 1957, L’orologio di Verga. Pur non individuando un magistero diretto nell’arte verghiana, Brancati percepiva infatti il debito – tematico, stilistico e identitario – nei confronti del più anziano scrittore. Il contributo che si propone intende valutare sino a che livello possa aver influito sulla prosa narrativa di Brancati il modello delle strategie linguistiche di Verga, la cui particolare innovatività consisteva, secondo lo scrittore di Pachino, soprattutto nell’abbassamento tonale della voce dello scrittore e nell’intima adesione delle parole alle cose. In particolare, si prenderà in esame il tessuto linguistico delle novelle, la cui produzione si è estesa lungo quasi tutto l’arco dell’attività di Brancati. Tenendo presente che il repertorio linguistico della sua generazione era più articolato rispetto a quello delle generazioni precedenti, in cui l’italiano regionale, appena profilato, era difficilmente distinguibile da quello simulato letterariamente, si indagheranno le strategie per simulare il parlato sulla pagina letteraria e la dinamica dell’interazione tra lingua e dialetto. L’uso di quest’ultimo, in particolare, si caratterizza ora come irriflesso ora come intenzionale ed espressivo, arrivando fino allo sfruttamento artistico del code switching e mixing.File | Dimensione | Formato | |
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