Regista, pittore, scrittore e scenografo, Derek Jarman rappresenta un caso unico nel panorama artistico e culturale del Regno Unito. La sua produzione attraversa i decenni più difficili e politicamente controversi che il paese abbia vissuto dal secondo dopoguerra. Ricordato come una delle voci più autorevoli del cinema indipendente, tra gli anni Settanta e Novanta, si distingue per una continua e inesauribile sperimentazione, che contamina forme e linguaggi diversi, abbattendo i confini tra un medium e l’altro. In "Caravaggio" (1986) racconta la sua versione dell’artista italiano, in cui l’uccisione di Ranuccio Tommasoni – unico fatto storicamente accertato – è il punto di partenza per una ricostruzione basata sull’interpretazione dei significati che sarebbero celati in alcune delle sue opere. Miti, cronache e testimonianze sull’indole violenta e sulla sessualità ambigua di Caravaggio si prestano a un discorso sulle relazioni che intercorrono fra corpo e desiderio, violenza e potere, attraverso un complesso apparato allegorico, retto da plurime rifrazioni di senso fra personaggi in carne e ossa, tableaux vivants e dipinti. Da un’attenta analisi della pellicola, emerge come il legame con il pittore trascenda il livello artistico e coinvolga anche la sfera biografica e la lotta politica di Jarman. La ricerca in oggetto – anche se condotta nell’ambito dei film studies – non potrà dunque tralasciare le corrispondenze interdisciplinari e intertestuali esistenti tra i due autori.
Caravaggio secondo Jarman. Oltre il biopic: corpo, violenza e desiderio
Alessandro Di Costa
2023-01-01
Abstract
Regista, pittore, scrittore e scenografo, Derek Jarman rappresenta un caso unico nel panorama artistico e culturale del Regno Unito. La sua produzione attraversa i decenni più difficili e politicamente controversi che il paese abbia vissuto dal secondo dopoguerra. Ricordato come una delle voci più autorevoli del cinema indipendente, tra gli anni Settanta e Novanta, si distingue per una continua e inesauribile sperimentazione, che contamina forme e linguaggi diversi, abbattendo i confini tra un medium e l’altro. In "Caravaggio" (1986) racconta la sua versione dell’artista italiano, in cui l’uccisione di Ranuccio Tommasoni – unico fatto storicamente accertato – è il punto di partenza per una ricostruzione basata sull’interpretazione dei significati che sarebbero celati in alcune delle sue opere. Miti, cronache e testimonianze sull’indole violenta e sulla sessualità ambigua di Caravaggio si prestano a un discorso sulle relazioni che intercorrono fra corpo e desiderio, violenza e potere, attraverso un complesso apparato allegorico, retto da plurime rifrazioni di senso fra personaggi in carne e ossa, tableaux vivants e dipinti. Da un’attenta analisi della pellicola, emerge come il legame con il pittore trascenda il livello artistico e coinvolga anche la sfera biografica e la lotta politica di Jarman. La ricerca in oggetto – anche se condotta nell’ambito dei film studies – non potrà dunque tralasciare le corrispondenze interdisciplinari e intertestuali esistenti tra i due autori.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.