Nella sua lunga e intensa attività di docente, urbanista e intellettuale Giovanni Campo ha dato una particolare importanza all’attività civile svolta attraverso associazioni e movimenti politici. In questo quadro si collocano i numerosi articoli pubblicati nei periodi 1992-1993 e 1997-2001 sulla rivista “Città d’utopia” che diede voce alla cosiddetta “società civile” catanese per circa un decennio. Gli interventi di Giovanni Campo qui raccolti ruotano spesso attorno alla questione del Piano regolatore generale della Città che avrebbe dovuto sostituire il vecchio piano del 1969 dovuto a Piccinato, uno strumento che aveva individuato alcuni grandi temi di modernizzazione e di sviluppo per Catania, ma che era stato progressivamente svuotato dei caratteri innovativi, per essere piegato al servizio della speculazione fondiaria ed edilizia. Affondano, però, altre questioni, da quella della centralità dell’attrezzatura scolastica nelle politiche di welfare, alla improrogabilità di interventi di “messa in sicurezza urbanistica” delle strutture urbane in zone a rischio sismico come la Sicilia orientale. In queste sue analisi, Campo rimanda continuamente dalla situazione specifica del capoluogo etneo al quadro culturale e politico nazionale, ai principi generali della disciplina urbanistica facendo di Catania una metafora della realtà italiana in mezzo al guado tra la prima e la seconda repubblica ed anche per questo, i suoi scritti mostrano ancora oggi la freschezza e la radicalità di una urbanistica riformista mai compiutamente attuata nella sua città.
Giovanni Campo. Nella città d'utopia. Scritti per Catania (1992-1993 e 1997-2001)
Fausto Carmelo Nigrelli
2007-01-01
Abstract
Nella sua lunga e intensa attività di docente, urbanista e intellettuale Giovanni Campo ha dato una particolare importanza all’attività civile svolta attraverso associazioni e movimenti politici. In questo quadro si collocano i numerosi articoli pubblicati nei periodi 1992-1993 e 1997-2001 sulla rivista “Città d’utopia” che diede voce alla cosiddetta “società civile” catanese per circa un decennio. Gli interventi di Giovanni Campo qui raccolti ruotano spesso attorno alla questione del Piano regolatore generale della Città che avrebbe dovuto sostituire il vecchio piano del 1969 dovuto a Piccinato, uno strumento che aveva individuato alcuni grandi temi di modernizzazione e di sviluppo per Catania, ma che era stato progressivamente svuotato dei caratteri innovativi, per essere piegato al servizio della speculazione fondiaria ed edilizia. Affondano, però, altre questioni, da quella della centralità dell’attrezzatura scolastica nelle politiche di welfare, alla improrogabilità di interventi di “messa in sicurezza urbanistica” delle strutture urbane in zone a rischio sismico come la Sicilia orientale. In queste sue analisi, Campo rimanda continuamente dalla situazione specifica del capoluogo etneo al quadro culturale e politico nazionale, ai principi generali della disciplina urbanistica facendo di Catania una metafora della realtà italiana in mezzo al guado tra la prima e la seconda repubblica ed anche per questo, i suoi scritti mostrano ancora oggi la freschezza e la radicalità di una urbanistica riformista mai compiutamente attuata nella sua città.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.