I "fatti di Caivano" e l'allarme sociale che ne è derivato hanno alimentato il dibattito pubblico sulle questioni del disagio giovanile e della povertà educativa. Tali temi negli ultimi anni hanno catalizzato l'attenzione di studiosi, operatori ed educatori, a seguito dell'acuirsi e il complessificarsi di elementi (condizioni economiche, riferimenti educativi, socialità, valori) che sembrano contribuire ad alimentare il verificarsi di episodi compiuti da soggetti minorenni e collocabili idealmente lungo un continuum da "zona grigia" (a cavallo tra legalità e illegalità) verso gravi episodi delittuosi che suscitano il clamore dell'opinione pubblica. Il decreto legge che ne è scaturito (D.L. 123/23) recante misure urgenti di contrasto al disagio giovanile, alla povertà educativa e alla criminalità minorile, nonché per la sicurezza dei minori in ambito digitale) ha riguardato la realizzazione di una serie di misure in diversi ambiti (principalmente in ambito educativo e di ampliamento del range di azioni ritenute rilevanti ai fini dell'intervento da parte dell'autorità giudiziaria minorile), orientati a fronteggiare situazioni di degrado, vulnerabilità e disagio giovanile. Tuttavia, la complessità delle questioni implicate nella realizzazione di atti criminosi di rilevante allarme sociale da parte di adolescenti, richiede un sistema di azioni integrato da parte delle istituzioni presenti sul territorio e di una serie di interventi in rete coordinati tra loro, per poter intervenire adeguatamente sulle condizioni ambientali che incidono sul loro verificarsi. Il contributo proposto riguarda una riflessione sull'andamento e la caratterizzazione della criminalità minorile in Italia, mediante l'analisi dei dati statistici ministeriali sulle denunce, le caratteristiche dei soggetti denunciati e le modalità di composizione dei procedimenti, nei diversi distretti di Corte d'Appello. Attraverso il confronto di tali dati con le statistiche annuali del Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità, riguardanti i minori e i giovani adulti in carico agli Uffici di servizio sociale per i minorenni (USSM), i carichi di lavoro, le misure adottate e gli interventi realizzati nei diversi contesti, si proverà a tracciare il contributo del servizio sociale professionale nell' "assistenza ai minorenni autori di reato in ogni stato e grado del procedimento penale" orientata a supportarne le esigenze educative, anche prefigurandone il ruolo nella prospettiva dello sviluppo di un sistema di accompagnamento integrato tra i servizi e le risorse del territorio.
Il ruolo del Servizio sociale professionale negli interventi di contrasto alla devianza minorile
Castro Maria Pia
;De Felice Deborah
2024-01-01
Abstract
I "fatti di Caivano" e l'allarme sociale che ne è derivato hanno alimentato il dibattito pubblico sulle questioni del disagio giovanile e della povertà educativa. Tali temi negli ultimi anni hanno catalizzato l'attenzione di studiosi, operatori ed educatori, a seguito dell'acuirsi e il complessificarsi di elementi (condizioni economiche, riferimenti educativi, socialità, valori) che sembrano contribuire ad alimentare il verificarsi di episodi compiuti da soggetti minorenni e collocabili idealmente lungo un continuum da "zona grigia" (a cavallo tra legalità e illegalità) verso gravi episodi delittuosi che suscitano il clamore dell'opinione pubblica. Il decreto legge che ne è scaturito (D.L. 123/23) recante misure urgenti di contrasto al disagio giovanile, alla povertà educativa e alla criminalità minorile, nonché per la sicurezza dei minori in ambito digitale) ha riguardato la realizzazione di una serie di misure in diversi ambiti (principalmente in ambito educativo e di ampliamento del range di azioni ritenute rilevanti ai fini dell'intervento da parte dell'autorità giudiziaria minorile), orientati a fronteggiare situazioni di degrado, vulnerabilità e disagio giovanile. Tuttavia, la complessità delle questioni implicate nella realizzazione di atti criminosi di rilevante allarme sociale da parte di adolescenti, richiede un sistema di azioni integrato da parte delle istituzioni presenti sul territorio e di una serie di interventi in rete coordinati tra loro, per poter intervenire adeguatamente sulle condizioni ambientali che incidono sul loro verificarsi. Il contributo proposto riguarda una riflessione sull'andamento e la caratterizzazione della criminalità minorile in Italia, mediante l'analisi dei dati statistici ministeriali sulle denunce, le caratteristiche dei soggetti denunciati e le modalità di composizione dei procedimenti, nei diversi distretti di Corte d'Appello. Attraverso il confronto di tali dati con le statistiche annuali del Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità, riguardanti i minori e i giovani adulti in carico agli Uffici di servizio sociale per i minorenni (USSM), i carichi di lavoro, le misure adottate e gli interventi realizzati nei diversi contesti, si proverà a tracciare il contributo del servizio sociale professionale nell' "assistenza ai minorenni autori di reato in ogni stato e grado del procedimento penale" orientata a supportarne le esigenze educative, anche prefigurandone il ruolo nella prospettiva dello sviluppo di un sistema di accompagnamento integrato tra i servizi e le risorse del territorio.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.