La comunicazione intende focalizzarsi sulla Lettera a Masaccio di Calorigna di Anton Francesco Grazzini, la quale rappresenta un’introduzione estravagante a una prima fase di redazione della raccolta Le Cene. La Lettera testimonia l’intenzione, già nei primi anni Quaranta, di costruire un novelliere che si riappropriasse del modello decameroniano, soprattutto nella cornice, una scelta parzialmente disattesa nelle Cene. L’autore annuncia che la brigata si ritrova nella campagna fiorentina, in un contesto raffinato ma invernale e notturno, con una dichiarata presa di distanza dal modello, primaverile e diurno. Grazzini anticipa così il processo di manipolazione e “tradimento” della cornice boccacciana che sarà portato a compimento nella raccolta, quando all’ambientazione nel contado sarà preferito lo spazio urbano di una dimora borghese e il locus amoenus, con la tradizionale fonte, sarà sostituito dalla circoscritta dimensione di una stanza, riscaldata da un fuoco. La scelta di collocare la brigata in città avrà poi la fondamentale conseguenza di dissolvere lo statuto stesso di questa microstruttura sociale, che non vivrà più insieme per un lasso di tempo significativo, per quanto circoscritto, ma si incontrerà solo in giorni prestabiliti e all’ora di cena. Tale sfaldamento della chiusa socialità della brigata denuncia l’impossibilità, in questa travagliata fase del secolo, di immaginare nuovi paradigmi culturali e morali da affidare ai novellatori.
Dal contado alla città: la scomparsa della natura nella raccolta Le Cene di Anton Francesco Grazzini
amaduri
2025-01-01
Abstract
La comunicazione intende focalizzarsi sulla Lettera a Masaccio di Calorigna di Anton Francesco Grazzini, la quale rappresenta un’introduzione estravagante a una prima fase di redazione della raccolta Le Cene. La Lettera testimonia l’intenzione, già nei primi anni Quaranta, di costruire un novelliere che si riappropriasse del modello decameroniano, soprattutto nella cornice, una scelta parzialmente disattesa nelle Cene. L’autore annuncia che la brigata si ritrova nella campagna fiorentina, in un contesto raffinato ma invernale e notturno, con una dichiarata presa di distanza dal modello, primaverile e diurno. Grazzini anticipa così il processo di manipolazione e “tradimento” della cornice boccacciana che sarà portato a compimento nella raccolta, quando all’ambientazione nel contado sarà preferito lo spazio urbano di una dimora borghese e il locus amoenus, con la tradizionale fonte, sarà sostituito dalla circoscritta dimensione di una stanza, riscaldata da un fuoco. La scelta di collocare la brigata in città avrà poi la fondamentale conseguenza di dissolvere lo statuto stesso di questa microstruttura sociale, che non vivrà più insieme per un lasso di tempo significativo, per quanto circoscritto, ma si incontrerà solo in giorni prestabiliti e all’ora di cena. Tale sfaldamento della chiusa socialità della brigata denuncia l’impossibilità, in questa travagliata fase del secolo, di immaginare nuovi paradigmi culturali e morali da affidare ai novellatori.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


