Nel corso dell’ultimo secolo il concetto di turismo è mutato profondamente, passando da pratica d’élite a fenomeno di massa. Difatti, prima degli anni Sessanta il viaggio era ancora quasi esclusivo appannaggio dei ceti più abbienti e si sviluppava in archi temporali più ampi, della durata media di 20-30 giorni (la cosiddetta “villeggiatura”). In epoca post-moderna, e in particolar modo dagli anni Novanta in poi, con la diminuzione dei costi connessi al turismo (voli low cost, autonoma pianificazione dei viaggi ecc...) e l’aumento del welfare, si delinea una nuova modalità di turismo, breve e circoscritto, che si realizza sotto forma di “weekend lungo” e si indirizza verso i maggiori poli di attrazione, siano essi grandi città d’arte o località balneari. Tale evoluzione del fenomeno turistico sta determinando numerose e rapide trasformazioni sociali e urbane. Il numero crescente di visitatori occasionali, concentrato nel tempo e nello spazio, comporta inevitabilmente una condizione di saturazione comunemente definita overtourism, i cui effetti negativi, tanto sull’ambiente quanto sui turisti e sulle comunità locali, sono sempre più evidenti, soprattutto se correlati con i cambiamenti climatici. Il contributo intende indagare le cause e gli effetti dell’overtourism, con un focus sulle ripercussioni del fenomeno in alcune città d’arte italiane. Inoltre, attraverso un approccio idiografico, si propone di analizzare soluzioni e strategie di contenimento, con l’obiettivo di delineare nuove prospettive di turismo etico e sostenibile. In tal senso, una delle politiche di mitigazione dell’impatto del turismo sul territorio è rappresentata dall'istituzione dell’Ecomuseo. Questa moderna formula museale, infatti, presentandosi come “patto con la comunità”, non solo promuove la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio locale, ma si presta a essere un valido strumento per contrastare l’overtourism, in quanto può favorire la delocalizzazione e la destagionalizzazione, con la conseguente riduzione della pressione turistica territoriale e la redistribuzione dei flussi.
OVERTOURISM E POLITICHE DI MITIGAZIONE: L’ECOMUSEO
CARLOTTA COSTANZO;LUISA EMANUELE
2024-01-01
Abstract
Nel corso dell’ultimo secolo il concetto di turismo è mutato profondamente, passando da pratica d’élite a fenomeno di massa. Difatti, prima degli anni Sessanta il viaggio era ancora quasi esclusivo appannaggio dei ceti più abbienti e si sviluppava in archi temporali più ampi, della durata media di 20-30 giorni (la cosiddetta “villeggiatura”). In epoca post-moderna, e in particolar modo dagli anni Novanta in poi, con la diminuzione dei costi connessi al turismo (voli low cost, autonoma pianificazione dei viaggi ecc...) e l’aumento del welfare, si delinea una nuova modalità di turismo, breve e circoscritto, che si realizza sotto forma di “weekend lungo” e si indirizza verso i maggiori poli di attrazione, siano essi grandi città d’arte o località balneari. Tale evoluzione del fenomeno turistico sta determinando numerose e rapide trasformazioni sociali e urbane. Il numero crescente di visitatori occasionali, concentrato nel tempo e nello spazio, comporta inevitabilmente una condizione di saturazione comunemente definita overtourism, i cui effetti negativi, tanto sull’ambiente quanto sui turisti e sulle comunità locali, sono sempre più evidenti, soprattutto se correlati con i cambiamenti climatici. Il contributo intende indagare le cause e gli effetti dell’overtourism, con un focus sulle ripercussioni del fenomeno in alcune città d’arte italiane. Inoltre, attraverso un approccio idiografico, si propone di analizzare soluzioni e strategie di contenimento, con l’obiettivo di delineare nuove prospettive di turismo etico e sostenibile. In tal senso, una delle politiche di mitigazione dell’impatto del turismo sul territorio è rappresentata dall'istituzione dell’Ecomuseo. Questa moderna formula museale, infatti, presentandosi come “patto con la comunità”, non solo promuove la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio locale, ma si presta a essere un valido strumento per contrastare l’overtourism, in quanto può favorire la delocalizzazione e la destagionalizzazione, con la conseguente riduzione della pressione turistica territoriale e la redistribuzione dei flussi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.