Il saggio di Karl Marx Sulla questione ebraica (febbraio 1844) è una complessa riflessione sui rapporti tra l’emancipazione civile, vale a dire le rivoluzioni borghesi e liberali, e la rivoluzione sociale, identificata da Marx con la trasformazione dei rapporti di produzione tra borghesia e proletariato. In questo contesto Marx rivolge una critica molto attenta all’idea dei diritti dell’uomo. Il filosofo nota infatti la rovinosa contraddizione che inerisce alla proclamazione teorica di tali diritti che viene capovolta poi nel loro contrario in nome della difesa dei diritti stessi. Un cortocircuito logico che si presenta identico nelle società contemporanee, le quali escludono in nome dell’inclusività, che inquinano in nome del green, che distruggono ambienti fisici e culture antropiche in nome della sostenibilità, che cancellano le libertà di scrittura e di espressione in nome, appunto, dei diritti. Il tema dell’ebraismo è dunque analizzato da Marx all’interno della questione più generale dei diritti e dell’emancipazione. Attingendo ai testi anche teologici di Bruno Bauer, Marx stigmatizza l’identità troppo forte dell’ebraismo, un macigno che gli impedisce di entrare in rapporti non conflittuali con le altre culture, religioni, prospettive sul mondo; un’identità che rende impossibile la fecondità della differenza. In questo articolo ho cercato di presentare brevemente le motivazioni che Marx adduce per argomentare un giudizio così severo. Il loro esame conferma ancora una volta il fatto che molte teorie marxiane costituiscono un fecondo contributo all’apprendimento delle radici e delle strutture profonde del XXI secolo.
Karl Marx e l'ebraismo
Alberto Giovanni Biuso
2025-01-01
Abstract
Il saggio di Karl Marx Sulla questione ebraica (febbraio 1844) è una complessa riflessione sui rapporti tra l’emancipazione civile, vale a dire le rivoluzioni borghesi e liberali, e la rivoluzione sociale, identificata da Marx con la trasformazione dei rapporti di produzione tra borghesia e proletariato. In questo contesto Marx rivolge una critica molto attenta all’idea dei diritti dell’uomo. Il filosofo nota infatti la rovinosa contraddizione che inerisce alla proclamazione teorica di tali diritti che viene capovolta poi nel loro contrario in nome della difesa dei diritti stessi. Un cortocircuito logico che si presenta identico nelle società contemporanee, le quali escludono in nome dell’inclusività, che inquinano in nome del green, che distruggono ambienti fisici e culture antropiche in nome della sostenibilità, che cancellano le libertà di scrittura e di espressione in nome, appunto, dei diritti. Il tema dell’ebraismo è dunque analizzato da Marx all’interno della questione più generale dei diritti e dell’emancipazione. Attingendo ai testi anche teologici di Bruno Bauer, Marx stigmatizza l’identità troppo forte dell’ebraismo, un macigno che gli impedisce di entrare in rapporti non conflittuali con le altre culture, religioni, prospettive sul mondo; un’identità che rende impossibile la fecondità della differenza. In questo articolo ho cercato di presentare brevemente le motivazioni che Marx adduce per argomentare un giudizio così severo. Il loro esame conferma ancora una volta il fatto che molte teorie marxiane costituiscono un fecondo contributo all’apprendimento delle radici e delle strutture profonde del XXI secolo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.