In che modo l’architettura dei palazzi di giustizia italiani riflette e definisce il potere, le funzioni dello Stato e la sua propaganda visiva? Tra i due poli del palazzo di giustizia di Guglielmo Calderini a Roma (1887-1911) e del palazzo di giustizia di Marcello Piacentini a Milano (1932-1940) si dispiega una vera e propria storia dell’architettura incentrata sulla cristallizzazione di questo tipo monumentale, espressione diretta dell’autorità statale. Il volume ne ripercorre l’evoluzione attraversando alcuni snodi cruciali: la costruzione dell’immagine post-unitaria, la definizione del prototipo fascista e la rielaborazione nell’Italia repubblicana. Muovendo dal contesto nazionale, lo studio si concentra specificamente sui palazzi di giustizia edificati in Sicilia, che mostrano differenti esiti del tentativo di elaborare un nuovo linguaggio negli anni precedenti la Grande Guerra e durante il Ventennio, giungendo sino al secondo dopoguerra. I tre casi di Messina, Catania e Palermo risultano direttamente o indirettamente legati a Marcello Piacentini e alla sua incessante volontà di incidere sulla definizione di tale modello architettonico. L’analisi di queste opere costituisce, inoltre, un dispositivo critico peculiare per indagare il tema del rapporto tra arte e architettura e la potenza della narrazione propagandistica da esse veicolata.
I palazzi di giustizia in Sicilia. Arte e architettura nell'Italia fascista
Di Trapani, Maria Stella
2025-01-01
Abstract
In che modo l’architettura dei palazzi di giustizia italiani riflette e definisce il potere, le funzioni dello Stato e la sua propaganda visiva? Tra i due poli del palazzo di giustizia di Guglielmo Calderini a Roma (1887-1911) e del palazzo di giustizia di Marcello Piacentini a Milano (1932-1940) si dispiega una vera e propria storia dell’architettura incentrata sulla cristallizzazione di questo tipo monumentale, espressione diretta dell’autorità statale. Il volume ne ripercorre l’evoluzione attraversando alcuni snodi cruciali: la costruzione dell’immagine post-unitaria, la definizione del prototipo fascista e la rielaborazione nell’Italia repubblicana. Muovendo dal contesto nazionale, lo studio si concentra specificamente sui palazzi di giustizia edificati in Sicilia, che mostrano differenti esiti del tentativo di elaborare un nuovo linguaggio negli anni precedenti la Grande Guerra e durante il Ventennio, giungendo sino al secondo dopoguerra. I tre casi di Messina, Catania e Palermo risultano direttamente o indirettamente legati a Marcello Piacentini e alla sua incessante volontà di incidere sulla definizione di tale modello architettonico. L’analisi di queste opere costituisce, inoltre, un dispositivo critico peculiare per indagare il tema del rapporto tra arte e architettura e la potenza della narrazione propagandistica da esse veicolata.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


