Sia nell'immaginario religioso (apocalissi, scritti apocrifi, Epistola apostolorum, Protovangelo di Giacomo, Vangelo di Nicodemo, Vangelo di Bartolomeo, Atti di Pilato, Apocalisse di Pietro etc.) che nella riflessione su di esso (Giustino, Minucio Felice, Lettera a Diogneto, Atti del martirio di Policarpo, Clemente, Origene, Ambrogio, Gerolamo), sia in relazione alla sua stessa creazione che alla sua fruizione come luogo cui sono destinati i peccatori, l'Inferno appartiene alla sfera imperscrutabile dell'azione di Dio, benevolo o severo, ma, comunque, unico e ultimo giudice del destino ultraterreno dell'uomo. Alla fine del IV secolo, in ambienti istituzionali, questa concezione dell'Inferno muta in funzione e nella prospettiva di una teologia politica funzionale al rafforzamento delle strutture ecclesiastiche. L'impianto escatologico di questa concezione si rafforza nei termini di un luogo di pena, alla cui gestione partecipa la chiesa istituzionale. Anzi, il potere della chiesa si organizza anche attorno alla definizione e all'uso stesso dell'Inferno. E, questi, diventano funzionali alla costruzione di una nuova società cristiana. L'al di là infernale è, dunque, funzionale alla costruzione e alla gestione del potere terreno. Nel processo formativo del diritto canonico, la chiesa di Roma appare scompaginare lo schema di una concezione dell'Inferno di esclusiva pertinenza di Dio. Roma fissa, tra gli altri, un organigramma di peccati e soprattutto penitenze, la più grave delle quali, la scomunica, massima punizione comminata dall'autorità ecclesiastica, appare talvolta come premessa e anticipazione della condanna divina. 'Se qualcuno avrà voluto allontanarsi da questo principio del canone, sappia che è escluso dalla nostra comunione e subirà le pene della Gehenna': così Siricio, nella lettera ad Afros 9 (cf. anche ad Gallos, del pontificato di Damaso, e la lettera di Innocenzo ai vescovi macedoni). A partire dalle decretali, sulla linea del programma previsto dal convegno, la ricerca intende rintracciare il percorso verso una concezione dell'Inferno che, attraverso la normativa ecclesiastica e le sue forme punitive, serve ad accreditare la chiesa come diretta espressione della volontà divina. E' la parte concreta di una politica del terrore, già sperimentata a partire dagli apologisti (cf. Giustino, 1 ap. 9), per la quale ora gli strumenti normativi della propaganda epistolare trovano nuovi appoggi a sostegno della teologia del vicarius Petri.
Dalla scomunica all'inferno. Il volto minaccioso del potere ecclesiastico a Roma
SARDELLA, Teresa
2014-01-01
Abstract
Sia nell'immaginario religioso (apocalissi, scritti apocrifi, Epistola apostolorum, Protovangelo di Giacomo, Vangelo di Nicodemo, Vangelo di Bartolomeo, Atti di Pilato, Apocalisse di Pietro etc.) che nella riflessione su di esso (Giustino, Minucio Felice, Lettera a Diogneto, Atti del martirio di Policarpo, Clemente, Origene, Ambrogio, Gerolamo), sia in relazione alla sua stessa creazione che alla sua fruizione come luogo cui sono destinati i peccatori, l'Inferno appartiene alla sfera imperscrutabile dell'azione di Dio, benevolo o severo, ma, comunque, unico e ultimo giudice del destino ultraterreno dell'uomo. Alla fine del IV secolo, in ambienti istituzionali, questa concezione dell'Inferno muta in funzione e nella prospettiva di una teologia politica funzionale al rafforzamento delle strutture ecclesiastiche. L'impianto escatologico di questa concezione si rafforza nei termini di un luogo di pena, alla cui gestione partecipa la chiesa istituzionale. Anzi, il potere della chiesa si organizza anche attorno alla definizione e all'uso stesso dell'Inferno. E, questi, diventano funzionali alla costruzione di una nuova società cristiana. L'al di là infernale è, dunque, funzionale alla costruzione e alla gestione del potere terreno. Nel processo formativo del diritto canonico, la chiesa di Roma appare scompaginare lo schema di una concezione dell'Inferno di esclusiva pertinenza di Dio. Roma fissa, tra gli altri, un organigramma di peccati e soprattutto penitenze, la più grave delle quali, la scomunica, massima punizione comminata dall'autorità ecclesiastica, appare talvolta come premessa e anticipazione della condanna divina. 'Se qualcuno avrà voluto allontanarsi da questo principio del canone, sappia che è escluso dalla nostra comunione e subirà le pene della Gehenna': così Siricio, nella lettera ad Afros 9 (cf. anche ad Gallos, del pontificato di Damaso, e la lettera di Innocenzo ai vescovi macedoni). A partire dalle decretali, sulla linea del programma previsto dal convegno, la ricerca intende rintracciare il percorso verso una concezione dell'Inferno che, attraverso la normativa ecclesiastica e le sue forme punitive, serve ad accreditare la chiesa come diretta espressione della volontà divina. E' la parte concreta di una politica del terrore, già sperimentata a partire dagli apologisti (cf. Giustino, 1 ap. 9), per la quale ora gli strumenti normativi della propaganda epistolare trovano nuovi appoggi a sostegno della teologia del vicarius Petri.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.