Introduzione. Nel 2008 in Italia sono state effettuate 121.406 interruzioni volontarie di gravidanza (IVG), con un decremento del 4.1% rispetto al 2007. Per contro, le IVG che hanno riguardato le donne immigrate sono passate dal 10,1% del 1996 al 32,2% nel 2007. Obiettivi e metodo. L’indagine ha avuto l’obiettivo di conoscere le motivazioni che spingono le donne a ricorrere all’IVG in vista della programmazione di interventi di sostegno psico-sociale. L’indagine è stata condotta nel corso di 6 mesi in due strutture sanitarie, una pubblica, l’altra privata, della provincia di Trapani. Sono state coinvolte donne che si accingevano a praticare una IVG. A ciascuna sono stati somministrati due questionari: il primo ripreso da una ricerca condotta nell’Azienda Ospedaliera di Benevento, con qualche adattamento alla realtà locale, composto da 33 items; il secondo era il World Health Organization Quality of Life, composto da 26 items. Risultati. Hanno aderito allo studio 100 donne (50 per struttura), il 43% delle quali provenienti dalla provincia di Trapani e il 18% immigrate. Il 29% delle intervistate aveva un’età compresa tra i 25 e i 31 anni; il 45% era coniugata; il 59% aveva almeno un figlio; il 49% possedeva solo la licenza media inferiore; il 31% era lavoratrice. Non è stata rilevata alcuna differenza significativa circa le motivazioni del ricorso all’IVG nelle due strutture. Nell’insieme, il 31% delle intervistate ha ammesso di avere già praticato una IVG nel corso della sua vita; il 17% si era già sottoposta a due o più IVG. L’88% ha dichiarato di essersi confrontata con un familiare prima di praticare l’IVG e solo il 14% ha dichiarato di essersi rivolta a un centro per l’assistenza alle donne che praticano l’aborto. Fra queste ultime, il 50% ha considerato positiva l’esperienza del colloquio con i volontari del centro, l’altro 50% ha riferito indifferenza o, addirittura, fastidio. Fra quante, l’88%, in passato hanno fatto uso di metodi contraccettivi, il 42% ha comunque riportato una gravidanza. Dopo l’IVG solo il 45% ha seguito i consigli dispensati dal proprio ginecologo circa l’opportunità del ricorso alla contraccezione. Le principali motivazioni del ricorso all’attuale IVG sono state le seguenti: problemi economici (25%), numerosità della famiglia (18%), instabilità del rapporto con il partner (10%), giovane età (5%) e mancanza di sostegno alla maternità (5%). Considerazioni. I dati esposti evidenziano un identikit assai lontano dall’immaginario collettivo della giovane ragazza madre che abortisce. Evidente appare, invece, la necessità di interventi di educazione alla sessualità finalizzata alla corretta pianificazione familiare.
Risultati di un’indagine sulla interruzione volontaria di gravidanza nel trapanese.
CONIGLIO, MARIA ANNA
2011-01-01
Abstract
Introduzione. Nel 2008 in Italia sono state effettuate 121.406 interruzioni volontarie di gravidanza (IVG), con un decremento del 4.1% rispetto al 2007. Per contro, le IVG che hanno riguardato le donne immigrate sono passate dal 10,1% del 1996 al 32,2% nel 2007. Obiettivi e metodo. L’indagine ha avuto l’obiettivo di conoscere le motivazioni che spingono le donne a ricorrere all’IVG in vista della programmazione di interventi di sostegno psico-sociale. L’indagine è stata condotta nel corso di 6 mesi in due strutture sanitarie, una pubblica, l’altra privata, della provincia di Trapani. Sono state coinvolte donne che si accingevano a praticare una IVG. A ciascuna sono stati somministrati due questionari: il primo ripreso da una ricerca condotta nell’Azienda Ospedaliera di Benevento, con qualche adattamento alla realtà locale, composto da 33 items; il secondo era il World Health Organization Quality of Life, composto da 26 items. Risultati. Hanno aderito allo studio 100 donne (50 per struttura), il 43% delle quali provenienti dalla provincia di Trapani e il 18% immigrate. Il 29% delle intervistate aveva un’età compresa tra i 25 e i 31 anni; il 45% era coniugata; il 59% aveva almeno un figlio; il 49% possedeva solo la licenza media inferiore; il 31% era lavoratrice. Non è stata rilevata alcuna differenza significativa circa le motivazioni del ricorso all’IVG nelle due strutture. Nell’insieme, il 31% delle intervistate ha ammesso di avere già praticato una IVG nel corso della sua vita; il 17% si era già sottoposta a due o più IVG. L’88% ha dichiarato di essersi confrontata con un familiare prima di praticare l’IVG e solo il 14% ha dichiarato di essersi rivolta a un centro per l’assistenza alle donne che praticano l’aborto. Fra queste ultime, il 50% ha considerato positiva l’esperienza del colloquio con i volontari del centro, l’altro 50% ha riferito indifferenza o, addirittura, fastidio. Fra quante, l’88%, in passato hanno fatto uso di metodi contraccettivi, il 42% ha comunque riportato una gravidanza. Dopo l’IVG solo il 45% ha seguito i consigli dispensati dal proprio ginecologo circa l’opportunità del ricorso alla contraccezione. Le principali motivazioni del ricorso all’attuale IVG sono state le seguenti: problemi economici (25%), numerosità della famiglia (18%), instabilità del rapporto con il partner (10%), giovane età (5%) e mancanza di sostegno alla maternità (5%). Considerazioni. I dati esposti evidenziano un identikit assai lontano dall’immaginario collettivo della giovane ragazza madre che abortisce. Evidente appare, invece, la necessità di interventi di educazione alla sessualità finalizzata alla corretta pianificazione familiare.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.