The «Tragedia in tre atti» Diana e la Tuda can be read as one of the most evocative and original twentieth-century rewrites of Pygmalion’s myth. The mystifying opposition of Pirandello between shape and life, has in this pièce a very exhausted and contradictory articulation. Both the young Sirio Dossi and the elderly Nono Giuncano, far from looking like as two sculptors endowed with an opposite subjectivity, the former fixed in still art’s perpetuity, the latter in the mutable life’s movement, suffer, on the contrary, from the very same desire’s illness, an illness which dooms them to abstinence. And whereas Pygmalion, the pious Cypriot sculptor, will find out the medicine for escaping from melancholy in the renewed artistic creativity, the two Roman artists will paradoxically remain prisoners of the object of their art that is finally reduced to pure nothing for both of them. What is radically destroyed at the end of the tragedy, it is no more than Pygmalion’s illusion.

La «Tragedia in tre atti» Diana e la Tuda si può leggere come una delle più suggestive e originali rivisitazioni novecentesche del mito di Pigmalione. La mistificante opposizione pirandelliana tra forma e vita, trova in questa pièce una delle sue più estenuate e contraddittorie articolazioni. Il giovane Sirio Dossi e l’anziano Nono Giuncano, lungi dal configurarsi come due scultori dall’opposta soggettività, l’uno fissato con la perennità immobile dell’arte, l’altro col movimento cangiante della vita, soffrono invece della medesima malattia del desiderio, una malattia che li condanna entrambi all’astinenza. E mentre Pigmalione, il pio scultore di Cipro, troverà nella rinnovata creatività artistica, la medicina per uscire dalla malinconia, i due artisti romani resteranno paradossalmente prigionieri dell’oggetto della loro arte ridotto in definitiva a puro niente per entrambi. Ciò che è radicalmente distrutto alla fine della tragedia, non è altro che l’illusione pigmalionica.

"Il miracolo di Pigmalione" al confine fra teatro, arte e letteratura in Diana e la Tuda di Luigi Pirandello

GALVAGNO, Rosalba
2010-01-01

Abstract

The «Tragedia in tre atti» Diana e la Tuda can be read as one of the most evocative and original twentieth-century rewrites of Pygmalion’s myth. The mystifying opposition of Pirandello between shape and life, has in this pièce a very exhausted and contradictory articulation. Both the young Sirio Dossi and the elderly Nono Giuncano, far from looking like as two sculptors endowed with an opposite subjectivity, the former fixed in still art’s perpetuity, the latter in the mutable life’s movement, suffer, on the contrary, from the very same desire’s illness, an illness which dooms them to abstinence. And whereas Pygmalion, the pious Cypriot sculptor, will find out the medicine for escaping from melancholy in the renewed artistic creativity, the two Roman artists will paradoxically remain prisoners of the object of their art that is finally reduced to pure nothing for both of them. What is radically destroyed at the end of the tragedy, it is no more than Pygmalion’s illusion.
2010
La «Tragedia in tre atti» Diana e la Tuda si può leggere come una delle più suggestive e originali rivisitazioni novecentesche del mito di Pigmalione. La mistificante opposizione pirandelliana tra forma e vita, trova in questa pièce una delle sue più estenuate e contraddittorie articolazioni. Il giovane Sirio Dossi e l’anziano Nono Giuncano, lungi dal configurarsi come due scultori dall’opposta soggettività, l’uno fissato con la perennità immobile dell’arte, l’altro col movimento cangiante della vita, soffrono invece della medesima malattia del desiderio, una malattia che li condanna entrambi all’astinenza. E mentre Pigmalione, il pio scultore di Cipro, troverà nella rinnovata creatività artistica, la medicina per uscire dalla malinconia, i due artisti romani resteranno paradossalmente prigionieri dell’oggetto della loro arte ridotto in definitiva a puro niente per entrambi. Ciò che è radicalmente distrutto alla fine della tragedia, non è altro che l’illusione pigmalionica.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/82131
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