Tra gli Amino-Bifosfonati (BF), Pamidronato e Zoledronato vengono somministrati per via endovenosa, oltre che per il trattamento del mieloma multiplo e delle metastasi ossee, anche per la cura dell’osteoporosi. Naturalmente la sostanziale differenza tra le due indicazioni sta nello schema posologico sia in termini di dosaggio che di frequenza di somministrazioni (4 mg/mese contro 5 mg/anno nel caso dello Zoledronato). Generalmente i BF presentano un buon rapporto tra tollerabilità ed effetti collaterali essendo i più discussi tra questi la Sindrome Simil Influenzale (SSI) e l’OsteoNecrosi della Mandibola (ONM). La SSI comprende febbre, dolore osteoarticolare, mialgia e cefalea, riferiti in genere come lievi o moderati e, in genere, rispondenti all’assunzione di FANS ed autorisolventisi in tre giorni circa. I trials clinici stimano, nel caso di Zoledronato 5 mg e.v., la frequenza di SSI intorno al 30%. L’ONM viene descritta come una necrosi dell’osso mandibolare che colpisce pazienti in terapia con BF e resistente alla terapia convenzionale per più di 8 settimane compromettendo la qualità di vita del paziente. La maggior parte dei casi di ONM sembra associata al trattamento endovena a scopo antitumorale con pamidronato e zoledronato (incidenza 0,8 - 1,2% in assenza di fattori di rischio locali)con tempo medio di latenza da uno a tre anni. Nei pazienti in terapia per osteoporosi l’incidenza sembra variare tra lo 0,01 e lo 0,04% tempo di latenza intorno a quattro anni.Stimare l’effettiva incidenza degli effetti collaterali SSI e ONM tra i nostri pazienti trattati con somministrazioni annuali di Zoledronato 5 mg e.v. Studiare se l’incidenza di SSI è influenzata dalla precedente terapia orale con bifosfonati o da una “dose da carico” di Vitamina D3 assunta qualche giorno prima dell’infusione (colecalciferolo 100.000 U.I. per os.). Lo studio si è svolto come analisi retrospettiva nel periodo compreso tra aprile e maggio 2013 tramite interviste telefoniche su questionario prestabilito composto da domande a risposta quasi esclusivamente chiusa. Ad aprile 2013, 179 pazienti risultavano aver eseguito, presso il nostro DH, terapia e.v. con Zoledronato 5 mg. 44 di questi risultava telefonicamente irreperibile, 1 è deceduto per altre cause, e 134 hanno risposto all’intervista. L’età media era di 65,2 +\- 9,1 DS; 125 di erano di sesso femminile e 9 di sesso maschile. 61 erano già in terapia da 2 anni, 31 da 3 anni e 13 da 4. La tabella 1 illustra il numero di casi di SSI, verificatisi dopo la prima somministrazione, suddivisi a seconda che i pazienti avessero precedentemente praticato terapia con BF. La differente incidenza nei due gruppi non è risultata statisticamente significativa (p>0,25 - test Chi quadrato). La tabella 2suddivide invece i casi di SSI in pazienti che avevano assunto o meno il bolo di Colecalciferolo. Nemmeno in questo caso esiste significatività statistica tra le diverse incidenze (p>0,50). Nemmeno le somministrazioni successive alla prima hanno mostrato dati rilevanti ai fini statistici. Nessuno dei pazienti intervistati ha riportato problemi di qualsiasi natura al cavo orale imputabili alla terapia con BF. Tra i nostri pazienti, nè l’aver già assunto BF, nè la “premedicazione” con colecalciferolo sono risultati protettivi contro la SSI che piuttosto sembra colpire i pazienti secondo una “suscettibilità individuale” legata a fattori non noti. Di certo si può affermare che i pazienti esenti da SSI alla prima somministrazione non hanno sviluppato la sindrome nemmeno a quelle successive. Quanti invece sono andati incontro a SSI riferiscono un graduale scemare della sintomatologia nelle somministrazioni successive. Quanto alla ONM ci sembra significativo il dato che nessun paziente è incorso all’evento mentre di certo tutti hanno beneficiato dell’efficacia antifratturativa di un farmaco sulla cui aderenza non si può dubitare.

Terapia iniettiva dell'osteoporosi ed effetti collaterali: nostra esperienza clinica con zoledronato

LUCA, Salvatore;
2013-01-01

Abstract

Tra gli Amino-Bifosfonati (BF), Pamidronato e Zoledronato vengono somministrati per via endovenosa, oltre che per il trattamento del mieloma multiplo e delle metastasi ossee, anche per la cura dell’osteoporosi. Naturalmente la sostanziale differenza tra le due indicazioni sta nello schema posologico sia in termini di dosaggio che di frequenza di somministrazioni (4 mg/mese contro 5 mg/anno nel caso dello Zoledronato). Generalmente i BF presentano un buon rapporto tra tollerabilità ed effetti collaterali essendo i più discussi tra questi la Sindrome Simil Influenzale (SSI) e l’OsteoNecrosi della Mandibola (ONM). La SSI comprende febbre, dolore osteoarticolare, mialgia e cefalea, riferiti in genere come lievi o moderati e, in genere, rispondenti all’assunzione di FANS ed autorisolventisi in tre giorni circa. I trials clinici stimano, nel caso di Zoledronato 5 mg e.v., la frequenza di SSI intorno al 30%. L’ONM viene descritta come una necrosi dell’osso mandibolare che colpisce pazienti in terapia con BF e resistente alla terapia convenzionale per più di 8 settimane compromettendo la qualità di vita del paziente. La maggior parte dei casi di ONM sembra associata al trattamento endovena a scopo antitumorale con pamidronato e zoledronato (incidenza 0,8 - 1,2% in assenza di fattori di rischio locali)con tempo medio di latenza da uno a tre anni. Nei pazienti in terapia per osteoporosi l’incidenza sembra variare tra lo 0,01 e lo 0,04% tempo di latenza intorno a quattro anni.Stimare l’effettiva incidenza degli effetti collaterali SSI e ONM tra i nostri pazienti trattati con somministrazioni annuali di Zoledronato 5 mg e.v. Studiare se l’incidenza di SSI è influenzata dalla precedente terapia orale con bifosfonati o da una “dose da carico” di Vitamina D3 assunta qualche giorno prima dell’infusione (colecalciferolo 100.000 U.I. per os.). Lo studio si è svolto come analisi retrospettiva nel periodo compreso tra aprile e maggio 2013 tramite interviste telefoniche su questionario prestabilito composto da domande a risposta quasi esclusivamente chiusa. Ad aprile 2013, 179 pazienti risultavano aver eseguito, presso il nostro DH, terapia e.v. con Zoledronato 5 mg. 44 di questi risultava telefonicamente irreperibile, 1 è deceduto per altre cause, e 134 hanno risposto all’intervista. L’età media era di 65,2 +\- 9,1 DS; 125 di erano di sesso femminile e 9 di sesso maschile. 61 erano già in terapia da 2 anni, 31 da 3 anni e 13 da 4. La tabella 1 illustra il numero di casi di SSI, verificatisi dopo la prima somministrazione, suddivisi a seconda che i pazienti avessero precedentemente praticato terapia con BF. La differente incidenza nei due gruppi non è risultata statisticamente significativa (p>0,25 - test Chi quadrato). La tabella 2suddivide invece i casi di SSI in pazienti che avevano assunto o meno il bolo di Colecalciferolo. Nemmeno in questo caso esiste significatività statistica tra le diverse incidenze (p>0,50). Nemmeno le somministrazioni successive alla prima hanno mostrato dati rilevanti ai fini statistici. Nessuno dei pazienti intervistati ha riportato problemi di qualsiasi natura al cavo orale imputabili alla terapia con BF. Tra i nostri pazienti, nè l’aver già assunto BF, nè la “premedicazione” con colecalciferolo sono risultati protettivi contro la SSI che piuttosto sembra colpire i pazienti secondo una “suscettibilità individuale” legata a fattori non noti. Di certo si può affermare che i pazienti esenti da SSI alla prima somministrazione non hanno sviluppato la sindrome nemmeno a quelle successive. Quanti invece sono andati incontro a SSI riferiscono un graduale scemare della sintomatologia nelle somministrazioni successive. Quanto alla ONM ci sembra significativo il dato che nessun paziente è incorso all’evento mentre di certo tutti hanno beneficiato dell’efficacia antifratturativa di un farmaco sulla cui aderenza non si può dubitare.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/85000
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