Gli impianti di fitodepurazione rappresentano una metodologia di trattamento naturale ampiamente diffusa per differenti tipologie di acque reflue (acque reflue urbane, percolato, run-off agricolo, reflui agro-industriali, ecc.) (Borin e Tocchetto, 2007; Barbera et al., 2009). In questi sistemi l’abbattimento degli inquinanti in generale e del carico organico in particolare avviene attraverso processi fisici e biochimici che si instaurano sia in condizioni di aerobiosi che di anaerobiosi determinando emissione in atmosfera, rispettivamente, di anidride carbonica (CO2) e metano (CH4). Il quantitativo di gas emessi dal sistema (CO2 – CH4) varia in funzione delle condizioni ambientali in cui operano gli impianti, della loro gestione (Scholtz, 2011), della tipologia del sistema (Liu et al., 2009) e della vegetazione impiegata (Wang et al., 2008). Come noto i due gas sono costituiti da un atomo di carbonio e, pur svolgendo quantitativamente lo stesso ruolo nel bilancio del carbonio, esercitano un differente effetto come gas serra. L'effetto di riscaldamento globale di una molecola di CH4 equivale infatti a circa 25 molecole di CO2 (IPCC, 2007). La Phragmites australis è la macrofita maggiormente impiegata negli impianti di fitodepurazione, il cui ruolo è stato studiato anche in relazione alle emissioni gassose in impianti localizzati a latitudini elevate ed in zone climatiche diverse (Sovik et al., 2006; Piceck et al., 2007; Mander et al., 2008), ma poco studiata in ambiente mediterraneo (Barbera et al., 2013). Scopo della ricerca è stato quello di valutare le emissioni di CO2 e CH4 in un impianto pilota di fitodepurazione a flusso sub-superficiale orizzontale vegetato con P. australis, in condizioni di clima semiarido Mediterraneo (Sicilia).

Emissioni di CO2 e CH4 da un Impianto di Fitodepurazione a Flusso Sub-Superficiale Orizzontale Vegetato con Phragmites australis (Cav.) Trin. ex Steud

Milani M.;BARBERA, Antonio Carlo
2013-01-01

Abstract

Gli impianti di fitodepurazione rappresentano una metodologia di trattamento naturale ampiamente diffusa per differenti tipologie di acque reflue (acque reflue urbane, percolato, run-off agricolo, reflui agro-industriali, ecc.) (Borin e Tocchetto, 2007; Barbera et al., 2009). In questi sistemi l’abbattimento degli inquinanti in generale e del carico organico in particolare avviene attraverso processi fisici e biochimici che si instaurano sia in condizioni di aerobiosi che di anaerobiosi determinando emissione in atmosfera, rispettivamente, di anidride carbonica (CO2) e metano (CH4). Il quantitativo di gas emessi dal sistema (CO2 – CH4) varia in funzione delle condizioni ambientali in cui operano gli impianti, della loro gestione (Scholtz, 2011), della tipologia del sistema (Liu et al., 2009) e della vegetazione impiegata (Wang et al., 2008). Come noto i due gas sono costituiti da un atomo di carbonio e, pur svolgendo quantitativamente lo stesso ruolo nel bilancio del carbonio, esercitano un differente effetto come gas serra. L'effetto di riscaldamento globale di una molecola di CH4 equivale infatti a circa 25 molecole di CO2 (IPCC, 2007). La Phragmites australis è la macrofita maggiormente impiegata negli impianti di fitodepurazione, il cui ruolo è stato studiato anche in relazione alle emissioni gassose in impianti localizzati a latitudini elevate ed in zone climatiche diverse (Sovik et al., 2006; Piceck et al., 2007; Mander et al., 2008), ma poco studiata in ambiente mediterraneo (Barbera et al., 2013). Scopo della ricerca è stato quello di valutare le emissioni di CO2 e CH4 in un impianto pilota di fitodepurazione a flusso sub-superficiale orizzontale vegetato con P. australis, in condizioni di clima semiarido Mediterraneo (Sicilia).
2013
9788890849909
Emissioni di CO2 e CH4; Phragmites australis (Cav.) Trin. ex Steud; fitodepurazione
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/86327
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