L’attività di Pietro Lojacono in Sicilia orientale si inquadra all’interno di un periodo nel quale la fiducia nei confronti della tecnica del c.a. non conosce esitazioni e determina una straordinaria diffusione delle applicazioni all’interno del cantiere di restauro. La severa revisione critica avviata a partire dagli anni Ottanta ha dimostrato molto spesso l’inopportunità di tali scelte, ma ha spesso finito con l’accomunare al di sotto di un unico giudizio negativo interventi molto differenti fra loro. Gli interventi di Pietro Lojacono risultano sotto questo profilo particolarmente significativi, poiché risultano contrassegnati da una evidente ricerca progettuale e da una sicura padronanza sotto il profilo tecnologico e strutturale: sono interventi che oggi giudicheremmo probabilmente “invasivi”, ma che appaiono assolutamente distanti da quelle forme di “banalizzazione” della tecnica del c.a., nella vulgata delle soluzioni preconfezionate che la manualistica degli anni Settata diffonderà in modo indiscriminato. Una presa di coscienza critica rappresenta un passaggio ineludibile affinché il presente possa farsi carico di questi interventi che rappresentano spesso vere e proprie architetture contemporanee all’interno delle fabbriche storiche, moderne “stratificazioni” di cui occorre valutare con attenzione il destino.

Un ingegnere soprintendente: l’opera di Pietro Lojacono nel restauro dei monumenti della Sicilia orientale (1954-63)

VITALE, MARIA;
2010-01-01

Abstract

L’attività di Pietro Lojacono in Sicilia orientale si inquadra all’interno di un periodo nel quale la fiducia nei confronti della tecnica del c.a. non conosce esitazioni e determina una straordinaria diffusione delle applicazioni all’interno del cantiere di restauro. La severa revisione critica avviata a partire dagli anni Ottanta ha dimostrato molto spesso l’inopportunità di tali scelte, ma ha spesso finito con l’accomunare al di sotto di un unico giudizio negativo interventi molto differenti fra loro. Gli interventi di Pietro Lojacono risultano sotto questo profilo particolarmente significativi, poiché risultano contrassegnati da una evidente ricerca progettuale e da una sicura padronanza sotto il profilo tecnologico e strutturale: sono interventi che oggi giudicheremmo probabilmente “invasivi”, ma che appaiono assolutamente distanti da quelle forme di “banalizzazione” della tecnica del c.a., nella vulgata delle soluzioni preconfezionate che la manualistica degli anni Settata diffonderà in modo indiscriminato. Una presa di coscienza critica rappresenta un passaggio ineludibile affinché il presente possa farsi carico di questi interventi che rappresentano spesso vere e proprie architetture contemporanee all’interno delle fabbriche storiche, moderne “stratificazioni” di cui occorre valutare con attenzione il destino.
2010
978-88-87479-11-9
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