La comprensione del ruolo svolto dalla placenta e dai suoi annessi nei singoli casi di danno neurologico feto-neonatale non è sempre agevole, poiché ancora oggi le lesioni placentari non sono definite in modo univoco e non sempre è chiara la loro eziopatogenesi ed il loro significato clinico. Tuttavia, l’attenta indagine della placenta e lo studio delle relazioni tra le sue patologie e le caratteristiche anatomiche e cliniche del danno neurologico appaiono essere tra gli elementi di maggiore significato per definire se la patologia del SNC derivi da una condizione acuta o cronica, da uno stato di anossia/ipossia insorta durante e/o a causa del travaglio di parto e se questo danno si sarebbe potuto evitare curando la madre o il feto. La placenta è un organo che non viene esaminato routinariamente in Anatomia Patologica, vuoi per mancanza di specifico interesse, vuoi per legittima economia di risorse, tendenza che sempre piu’ viene ad affermarsi. Attualmente nella maggioranza dei reparti ostetrici la placenta viene esaminata macroscopicamente dal personale ostetrico che ha assistito al parto ed inviata all’esame istopatologico solo nel caso in cui vengono riscontrate anomalie. La placenta viene inoltre inviata per l’esame quando sono presenti patologie materne o fetali note. Con tali criteri si identificano la maggior parte delle patologie (che vengono riscontrate in circa il 15% dei parti). Resta tuttavia aperta la problematica relativa a quei neonati in salute alla nascita, che manifestano tardivamente sequele patologiche. D’altra parte esaminare routinariamente tutte le placente è non solo improponibile (alto costo di materiale, impegno tecnico e sanitario) ma assai poco gratificante perché esito di parti del tutto fisiologici. Si puo’ pertanto affermare che le esigenze diagnostiche devono da una parte essere mantenute entro ragionevoli criteri di razionalizzazione e contenimento della spesa, ma tuttavia senza trascurare tutte le possibili informazioni clinico-patologiche atte a scongiurare esiti avversi perinatali o a lunga distanza. Indicazioni all’invio per esame istologico della placenta In un ottimale “flow chart” di un Dipartimento Materno-Fetale , e’ assolutamente necessario delineare le indicazioni al suddetto esame macroscopico e istopatologico che devono essere individuate nell’anamnesi pre-parto. Esse possono essere suddivise intanto in due grandi categorie: A) patologie materne ; B) patologie fetali e neonatali Tra le prime vanno considerate ad esempio il parto pretermine o le sospette infezioni ed inoltre la rottura prematura delle membrane Per quanto riguarda patologie fetali si ricordano solo a titolo di esempio, un basso indice di APGAR o il ritardo della crescita. Patologie placentari: in sala parto deve essere messo in atto un ottimale screening pre-anatomo-patologico dei casi, atto a individuare ad esempio placente di volume assai aumentato o assai diminuito rispetto a età gestazionale, placente con anomalie all’esame ecografico ,associate a patologie fetali. Il patologo da parte sua deve utilizzare un algoritmo procedurale riproducibile e condiviso in ambito culturale generale e specialistico. Schematicamente, esso si muovera’ vagliando e suddividendo le diverse patologie in : infiammatorie, circolatorie, maturative, entrando pertanto nel merito delle patologie emorragiche o occlusive vascolari e al tempo stesso dismaturative vascolari. In conclusione si puo’ affermare che l’esame accurato della placenta ha notevoli ricadute cliniche; esso puo’ infatti dirimere i dubbi relativi al processo patologico (acuto o cronico) che ha comportato una complicanza al parto. Possono inoltre essere acquisite informazioni utili per gestire successive gravidanze ed infine riconosciute patologie antenatali e intrapartum che possano determinare sequele nello sviluppo neurologico del nascituro.

Istopatologia della placenta: fattori di rischio materni ed esiti perinatali

BARTOLONI, Giovanni
2011-01-01

Abstract

La comprensione del ruolo svolto dalla placenta e dai suoi annessi nei singoli casi di danno neurologico feto-neonatale non è sempre agevole, poiché ancora oggi le lesioni placentari non sono definite in modo univoco e non sempre è chiara la loro eziopatogenesi ed il loro significato clinico. Tuttavia, l’attenta indagine della placenta e lo studio delle relazioni tra le sue patologie e le caratteristiche anatomiche e cliniche del danno neurologico appaiono essere tra gli elementi di maggiore significato per definire se la patologia del SNC derivi da una condizione acuta o cronica, da uno stato di anossia/ipossia insorta durante e/o a causa del travaglio di parto e se questo danno si sarebbe potuto evitare curando la madre o il feto. La placenta è un organo che non viene esaminato routinariamente in Anatomia Patologica, vuoi per mancanza di specifico interesse, vuoi per legittima economia di risorse, tendenza che sempre piu’ viene ad affermarsi. Attualmente nella maggioranza dei reparti ostetrici la placenta viene esaminata macroscopicamente dal personale ostetrico che ha assistito al parto ed inviata all’esame istopatologico solo nel caso in cui vengono riscontrate anomalie. La placenta viene inoltre inviata per l’esame quando sono presenti patologie materne o fetali note. Con tali criteri si identificano la maggior parte delle patologie (che vengono riscontrate in circa il 15% dei parti). Resta tuttavia aperta la problematica relativa a quei neonati in salute alla nascita, che manifestano tardivamente sequele patologiche. D’altra parte esaminare routinariamente tutte le placente è non solo improponibile (alto costo di materiale, impegno tecnico e sanitario) ma assai poco gratificante perché esito di parti del tutto fisiologici. Si puo’ pertanto affermare che le esigenze diagnostiche devono da una parte essere mantenute entro ragionevoli criteri di razionalizzazione e contenimento della spesa, ma tuttavia senza trascurare tutte le possibili informazioni clinico-patologiche atte a scongiurare esiti avversi perinatali o a lunga distanza. Indicazioni all’invio per esame istologico della placenta In un ottimale “flow chart” di un Dipartimento Materno-Fetale , e’ assolutamente necessario delineare le indicazioni al suddetto esame macroscopico e istopatologico che devono essere individuate nell’anamnesi pre-parto. Esse possono essere suddivise intanto in due grandi categorie: A) patologie materne ; B) patologie fetali e neonatali Tra le prime vanno considerate ad esempio il parto pretermine o le sospette infezioni ed inoltre la rottura prematura delle membrane Per quanto riguarda patologie fetali si ricordano solo a titolo di esempio, un basso indice di APGAR o il ritardo della crescita. Patologie placentari: in sala parto deve essere messo in atto un ottimale screening pre-anatomo-patologico dei casi, atto a individuare ad esempio placente di volume assai aumentato o assai diminuito rispetto a età gestazionale, placente con anomalie all’esame ecografico ,associate a patologie fetali. Il patologo da parte sua deve utilizzare un algoritmo procedurale riproducibile e condiviso in ambito culturale generale e specialistico. Schematicamente, esso si muovera’ vagliando e suddividendo le diverse patologie in : infiammatorie, circolatorie, maturative, entrando pertanto nel merito delle patologie emorragiche o occlusive vascolari e al tempo stesso dismaturative vascolari. In conclusione si puo’ affermare che l’esame accurato della placenta ha notevoli ricadute cliniche; esso puo’ infatti dirimere i dubbi relativi al processo patologico (acuto o cronico) che ha comportato una complicanza al parto. Possono inoltre essere acquisite informazioni utili per gestire successive gravidanze ed infine riconosciute patologie antenatali e intrapartum che possano determinare sequele nello sviluppo neurologico del nascituro.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/89913
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