Agli inizi degli anni Settanta Roland Barthes avanzava la sua riflessione sulla lettura, successivamente rielaborata nella celebre voce Lettura pubblicata in collaborazione con Antoine Compagnon (Enciclopedia, VIII, Labirinto-Memoria, Einaudi, Torino 1979) e, di nuovo, in Variazioni sulla scrittura (Einaudi,Torino 1999): Per rianimare le opere del passato, nulla è più sorprendente che il ricollocarle nella pratica di lettura che fu quella del loro tempo. La tragedia di Sofocle che si presenta ora in tascabile e che leggiamo scorrendola con rapide occhiate (saltando i passi che ci annoiano) non è in definitiva che un testo astratto, che non ha alcun rapporto, nell’atto della sua fruizione, con il nostro corpo. Fino al IV secolo, all’epoca di Sant’Agostino, era tutto molto diverso: gli Antichi, si suppone, non leggevano che ad alta voce o sottovoce, ma sempre, ed è l’essenziale, articolata: il testo passava allora necessariamente per la gola, il muscolo laringeo, i denti, la lingua, il corpo insomma nella sua densità muscolare, sanguigna, nervosa. (pp. 60-61) Risale alla metà degli anni Novanta il romanzo di Bernhard Schlink, Der Vorleser, tradotto in italiano col titolo A voce alta (Garzanti, 1996) e trasposto al cinema da Stephen Daldry col titolo The Reader (2008). A partire da alcune interessanti sollecitazioni destate da questo film e dal romanzo di Schlink, si è cercato di analizzare, risalendo ad alcune significative esperienze letterarie del passato (Leopardi, Flaubert, Pirandello), il desiderio investito nella ‘lettura a voce alta’, che a giusto titolo si può definire una ‘lettura prima della lettura’ come quella dell’analfabeta, del bambino e forse anche del poeta.

La lettura ad alta voce. "Mondo di carta"- "A voce alta The Reader"

GALVAGNO, Rosalba
2011-01-01

Abstract

Agli inizi degli anni Settanta Roland Barthes avanzava la sua riflessione sulla lettura, successivamente rielaborata nella celebre voce Lettura pubblicata in collaborazione con Antoine Compagnon (Enciclopedia, VIII, Labirinto-Memoria, Einaudi, Torino 1979) e, di nuovo, in Variazioni sulla scrittura (Einaudi,Torino 1999): Per rianimare le opere del passato, nulla è più sorprendente che il ricollocarle nella pratica di lettura che fu quella del loro tempo. La tragedia di Sofocle che si presenta ora in tascabile e che leggiamo scorrendola con rapide occhiate (saltando i passi che ci annoiano) non è in definitiva che un testo astratto, che non ha alcun rapporto, nell’atto della sua fruizione, con il nostro corpo. Fino al IV secolo, all’epoca di Sant’Agostino, era tutto molto diverso: gli Antichi, si suppone, non leggevano che ad alta voce o sottovoce, ma sempre, ed è l’essenziale, articolata: il testo passava allora necessariamente per la gola, il muscolo laringeo, i denti, la lingua, il corpo insomma nella sua densità muscolare, sanguigna, nervosa. (pp. 60-61) Risale alla metà degli anni Novanta il romanzo di Bernhard Schlink, Der Vorleser, tradotto in italiano col titolo A voce alta (Garzanti, 1996) e trasposto al cinema da Stephen Daldry col titolo The Reader (2008). A partire da alcune interessanti sollecitazioni destate da questo film e dal romanzo di Schlink, si è cercato di analizzare, risalendo ad alcune significative esperienze letterarie del passato (Leopardi, Flaubert, Pirandello), il desiderio investito nella ‘lettura a voce alta’, che a giusto titolo si può definire una ‘lettura prima della lettura’ come quella dell’analfabeta, del bambino e forse anche del poeta.
2011
978-884672997-2
lettura voce alta Pirandello Schlink-Daldry
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/90833
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