Fra il 1930 e il 1931 dal lavoro congiunto di Paul Hindemith e Gottfried Benn nasceva l’oratorio Das Unaufhörliche, unica collaborazione per il poeta dell’arte monologica cantore dell’io deflagrato del mondo occidentale, e ultima per il compositore che, nome di punta del movimento espressionista e sperimentatore della Gebrauchsmusik, si incamminava verso una propria via indipendente e più matura. I due artisti avevano progettato insieme una “musica didattica”, ma convengono invece di creare insieme un oratorio. Una domanda sorger però spontanea: può davvero essere considerata un oratorio un’opera composta negli anni Trenta del Novecento da un musicista che aveva conosciuto la smembramento della tradizione e vi aveva attivamente collaborato, e il cui testo è opera di un poeta che usava le forme della tradizione per farne elemento lacerato dei nuovi tempi? Nasce così un oratorio, genere occidentale per eccelleza, scritto per costringere a una presa di coscienza del tramonto imminente del nostro mondo europeo, e che finisce invece per affermare, in virtù della musica, l’incessante permanere della sua essenza. La composizione di Hindemith si direbbe abbia preso una decisiva posizione nel binomio goethiano “muori” e “diventa” (alla base del poema di Benn che ne è il testo), superando attraverso la realizzazione artistica la difficile terra di nessuno che l’uomo deve attraversare per accettare il mutamento; in questo modo, per quanto anche l’arte sia sottomessa alla morte, la sua illusione vitale risulta oscurare la sua transitorietà, nonostante nel corpo dell’oratorio ci venga ricordato il contrario.

Un incontro casuale? Considerazioni sulla collaborazione fra Gottfried Benn e Paul Hindemith

SCUDERI, Vincenza
2003-01-01

Abstract

Fra il 1930 e il 1931 dal lavoro congiunto di Paul Hindemith e Gottfried Benn nasceva l’oratorio Das Unaufhörliche, unica collaborazione per il poeta dell’arte monologica cantore dell’io deflagrato del mondo occidentale, e ultima per il compositore che, nome di punta del movimento espressionista e sperimentatore della Gebrauchsmusik, si incamminava verso una propria via indipendente e più matura. I due artisti avevano progettato insieme una “musica didattica”, ma convengono invece di creare insieme un oratorio. Una domanda sorger però spontanea: può davvero essere considerata un oratorio un’opera composta negli anni Trenta del Novecento da un musicista che aveva conosciuto la smembramento della tradizione e vi aveva attivamente collaborato, e il cui testo è opera di un poeta che usava le forme della tradizione per farne elemento lacerato dei nuovi tempi? Nasce così un oratorio, genere occidentale per eccelleza, scritto per costringere a una presa di coscienza del tramonto imminente del nostro mondo europeo, e che finisce invece per affermare, in virtù della musica, l’incessante permanere della sua essenza. La composizione di Hindemith si direbbe abbia preso una decisiva posizione nel binomio goethiano “muori” e “diventa” (alla base del poema di Benn che ne è il testo), superando attraverso la realizzazione artistica la difficile terra di nessuno che l’uomo deve attraversare per accettare il mutamento; in questo modo, per quanto anche l’arte sia sottomessa alla morte, la sua illusione vitale risulta oscurare la sua transitorietà, nonostante nel corpo dell’oratorio ci venga ricordato il contrario.
2003
8822251849
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/93132
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