Sorta su un impianto cinquecentesco, la chiesa di S. Antonio di Padova a Militello Val di Catania è frutto di successive addizioni che si consolidano, a metà dell’Ottocento, in un radicale intervento che riconfigura l’intero edificio, conservando il campanile e la pregevole cappella absidale cinquecentesca, nota agli studiosi come significativo esempio di copertura a cupola su nicchie. Negli anni Ottanta del secolo scorso si avvia una campagna di saggi alla ricerca delle primitive strutture cinquecentesche. L’operazione rimette in luce solo un portale laterale ed alcuni lacerti di affresco, mentre distrugge totalmente l’ormai consolidata facies della chiesa, conservandone a testimone solo la prima campata. Lo studio muove dalla necessità di ridare dignità e compiutezza ad uno spazio ormai lacerato e deprivato della propria qualità architettonica, rivisitando nel contempo l’intervento di consolidamento attuato che si presentava estremamente affrettato e sommario nella esecuzione. L’accurata catalogazione degli elementi lapidei rimossi, ma sopravvissuti alla distruzione, è stata la premessa per formulare l’ipotesi della loro ricomposizione su strutture lignee reversibili, rievocando la spazialità dell’edificio ottocentesco che appariva come l’unica ragionevolmente perseguibile.
La chiesa di S. Antonio da Padova a Militello Val di Catania. Il restauro di una “liberazione”
VITALE, MARIA;
2008-01-01
Abstract
Sorta su un impianto cinquecentesco, la chiesa di S. Antonio di Padova a Militello Val di Catania è frutto di successive addizioni che si consolidano, a metà dell’Ottocento, in un radicale intervento che riconfigura l’intero edificio, conservando il campanile e la pregevole cappella absidale cinquecentesca, nota agli studiosi come significativo esempio di copertura a cupola su nicchie. Negli anni Ottanta del secolo scorso si avvia una campagna di saggi alla ricerca delle primitive strutture cinquecentesche. L’operazione rimette in luce solo un portale laterale ed alcuni lacerti di affresco, mentre distrugge totalmente l’ormai consolidata facies della chiesa, conservandone a testimone solo la prima campata. Lo studio muove dalla necessità di ridare dignità e compiutezza ad uno spazio ormai lacerato e deprivato della propria qualità architettonica, rivisitando nel contempo l’intervento di consolidamento attuato che si presentava estremamente affrettato e sommario nella esecuzione. L’accurata catalogazione degli elementi lapidei rimossi, ma sopravvissuti alla distruzione, è stata la premessa per formulare l’ipotesi della loro ricomposizione su strutture lignee reversibili, rievocando la spazialità dell’edificio ottocentesco che appariva come l’unica ragionevolmente perseguibile.File | Dimensione | Formato | |
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