'Amor honestus solis animis': comunione morale e materiale tra coniugi in età imperiale

Tra la fine dell’età repubblicana e l’inizio di quella imperiale si ingenera la convinzione dell’importanza di una piena comunione morale e materiale tra sposi; è significativo come tale esigenza sia stata recepita anche nel pensiero giuridico coevo. D’altro canto, però, non si può non constatare che la dignità del matrimonio come bene in sé sarà compiutamente affermata solo in seguito, in particolare da Agostino, il quale rivaluterà esplicitamente anche l’unione coniugale priva di prole, sia in nome della fedeltà e del vincolo di società naturale che unisce gli sposi, sia soprattutto in virtù del sacramento cristiano. Questa posizione, tuttavia, verrà accolta solo in parte dagli imperatori cristiani, che, se nel 410 d.C. accettarono di eliminare le restrizioni successorie nei confronti delle coppie senza figli, non vieteranno mai il ripudio della moglie per ragioni di infertilità, estendendo, al contrario, alle donne il diritto di ripudiare i mariti impotenti.