Nell’XI capitolo della Anime morte (1842) Gogol’ dichiara anzitutto di avere scelto come protagonista un “mascalzone” (Pavel Ivanovič Čičikov) in opposizione al tipo del “campione di virtù”, gradito al pubblico e in particolare alle “signore, ma orami vieto, falso, spremuto fino all’osso da ogni scrittore. Poi Gogol’ presenta la personalità dell’eroe come risultato di una traviante educazione morale: applicando gli ammaestramenti paterni, infatti, Čičikov impara a blandire, ingannare per il proprio tornaconto, a disprezzare i valori dell’onestà, dell’amicizia, della solidarietà, a lesinare il soldo e a confidare solo sul denaro. L’esperienza, i rovesci di fortuna, non gli insegnano nulla, non lo distolgono dal suo intento: avere successo, arricchire. Rispetto ai modelli dominanti della letteratura del sentimentalismo e del romanticismo (da Emin, a Bulgarin, a Zagoskin, alla novella popolare d’amore e d’avventura) Čičikov appare dunque un ‘antieroe’ e la sua biografia ribalta i canoni del romanzo di formazione (bildungsroman) (da Goethe a Karamzin). Analogamente le Anime morte risultano un ‘antiromanzo’: iniziano senza alcuna introduzione, la narrazione si fonda non sull’azione, ma su una serie di incontri, situazioni, dialoghi, descrizioni paesistiche e di interni, il carattere dell’eroe e lo scopo del suo viaggio si chiariscono solo nell’ultimo capitolo (l’XI appunto), manca un vero e proprio ‘scioglimento’. ‘Antiromantico’ è anche il linguaggio, che fonde ironicamente formule stereotipe dello ‘stile alto’ con paragoni ed espressioni prosastiche.
Titolo: | Geroj i antigeroj, roman i antiroman (Po povodu XI glavy "Mertvyh dush" |
Autori interni: | |
Data di pubblicazione: | 2011 |
Handle: | http://hdl.handle.net/20.500.11769/97031 |
ISBN: | 978-5-9676-0365-5 |
Appare nelle tipologie: | 4.1 Contributo in Atti di convegno |