Costantino si trovò a combattere una difficile battaglia mediatica contro la propaganda tetrarchica, che cercava di offuscare le origini nobiliari della sua famiglia paterna e di quella materna, attestate dalle epigrafi. Egli riuscì a ribaltare la situazione rivendicando la legittimità delle proprie richieste, evidenziando la propria discendenza da Claudio il Gotico, sostenendo l’origine divina della propria sovranità. Quest’ultima fu legata originariamente ad Apollo e al culto solare augusteo che traspare nella ritrattistica, ben diversa da quella tetrarchica e presente anche nella documentazione numismatica. Il simbolismo della luce, che comportò l’identificazione con il sol invictus, costituì una proposta che fu perfezionata in funzione di un cristianesimo generatore di vittoria e donatore di pace, radicata nella formula giudaico-cristiana del patto con il Re celeste, a sua volta espressa dalle rappresentazioni nimbate. Dopo la vittoria su Licinio appare definirsi sempre più chiaramente il piano costantiniano volto all’ananeosis della gestione del potere e della capitale dell’impero. Alla dispersiva divisione tetrarchica Costantino oppose l’unificazione sotto l’egida di una sola famiglia e la centralità dei ‘luoghi’ del potere, radicata nell’imperatore e nella sua città, Costantinopoli, che per tal possesso rinnovava l’antica Urbe. L’imperatore cristiano, in effetti, operò una rilocazione della propria identità che cercò di difendere fino alla fine, ma la realtà dimostrò come la coesione, garantita dall’unico monarca eletto da Dio, molto difficilmente poteva attuarsi per lungo tempo in regime di poliarchia. Infatti la creazione costantiniana, anch’essa realizzata attraverso mille difficoltà, si rivelò un’eredità non difficile ma impossibile da gestire per il pur dotato e, però, meno carismatico Costanzo. Questi, infatti, non riuscì a mantenere i rapporti che il padre intratteneva con le élites di governo e la nobiltà senatoria, appartenenti alla rete parentale e amicale che aveva mantenuto in vita l’ecumenismo costantiniano, ma che poteva trasformarsi in un nemico particolarmente pericoloso.

Il regno di Costantino: un'eredità difficile

GIUFFRIDA, Claudia
2016-01-01

Abstract

Costantino si trovò a combattere una difficile battaglia mediatica contro la propaganda tetrarchica, che cercava di offuscare le origini nobiliari della sua famiglia paterna e di quella materna, attestate dalle epigrafi. Egli riuscì a ribaltare la situazione rivendicando la legittimità delle proprie richieste, evidenziando la propria discendenza da Claudio il Gotico, sostenendo l’origine divina della propria sovranità. Quest’ultima fu legata originariamente ad Apollo e al culto solare augusteo che traspare nella ritrattistica, ben diversa da quella tetrarchica e presente anche nella documentazione numismatica. Il simbolismo della luce, che comportò l’identificazione con il sol invictus, costituì una proposta che fu perfezionata in funzione di un cristianesimo generatore di vittoria e donatore di pace, radicata nella formula giudaico-cristiana del patto con il Re celeste, a sua volta espressa dalle rappresentazioni nimbate. Dopo la vittoria su Licinio appare definirsi sempre più chiaramente il piano costantiniano volto all’ananeosis della gestione del potere e della capitale dell’impero. Alla dispersiva divisione tetrarchica Costantino oppose l’unificazione sotto l’egida di una sola famiglia e la centralità dei ‘luoghi’ del potere, radicata nell’imperatore e nella sua città, Costantinopoli, che per tal possesso rinnovava l’antica Urbe. L’imperatore cristiano, in effetti, operò una rilocazione della propria identità che cercò di difendere fino alla fine, ma la realtà dimostrò come la coesione, garantita dall’unico monarca eletto da Dio, molto difficilmente poteva attuarsi per lungo tempo in regime di poliarchia. Infatti la creazione costantiniana, anch’essa realizzata attraverso mille difficoltà, si rivelò un’eredità non difficile ma impossibile da gestire per il pur dotato e, però, meno carismatico Costanzo. Questi, infatti, non riuscì a mantenere i rapporti che il padre intratteneva con le élites di governo e la nobiltà senatoria, appartenenti alla rete parentale e amicale che aveva mantenuto in vita l’ecumenismo costantiniano, ma che poteva trasformarsi in un nemico particolarmente pericoloso.
2016
978-88-7228-785-9
COSTANTINO; REGNO; EREDITA'
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/97921
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