Introduzione L’Anisakis simplex è un parassita di numerosi tipi di pesci estremamente diffuso. L'uomo è un ospite occasionale che si contamina consumando pesce crudo o affumicato parassitato dalle larve che, una volta ingerite, vengono generalmente neutralizzate dall’apparato digerente, oppure possono penetrare nella parete dello stomaco e dell’intestino, ove il parassita provoca a livello locale una reazione infiltrativo-granulomatosa. L’infestazione dell’uomo (Anisakiasi) può presentarsi con una sintomatologia solitamente caratterizzata da dolori addominali, più o meno importanti, e nausea. In alcuni casi possono instaurarsi fenomeni occlusivi o perforazioni determinate dalle formazioni granulomatose. In altri rari casi, oltre all’interessamento del tratto gastroenterico, vi può essere l’invasione da parte del parassita di altri organi, quali polmoni, fegato, milza, pancreas ecc. con quadri di gravità variabile, fino a configurare vere e proprie emergenze chirurgiche (1, 2). Sono stati descritti casi con un quadro clinico di tipo allergico (risposta IgE mediata) con prurito, orticaria, eruzioni cutanee, fino allo shock anafilattico (3). Per la diagnosi di certezza ci si avvale dell’esame istologico eseguito mediante indagine endoscopica (EGDS) o per via chirurgica. Materiali e Metodi Un giovane si recava presso il pronto soccorso di un nosocomio siciliano, riferendo la comparsa da qualche ora di dolore addominale. Sottoposto dai sanitari ad esame obiettivo e a indagini strumentali, tutti nella norma, era dimesso con terapia antalgica. Per il persistere della sintomatologia dolorosa, durante la notte si recava presso altro pronto soccorso ove i sanitari prescrivevano terapia per stipsi cronica e lo dimettevano. Dopo 3 giorni, accusando ancora dolore addominale e vomito, si recava presso un terzo pronto soccorso ove era sottoposto a visita e indagini strumentali che facevano porre ai sanitari la diagnosi di “Addome acuto”. Pertanto il paziente era sottoposto a intervento chirurgico da cui emergeva una peritonite inveterata e una flogosi a manicotto del sigma con intensa reazione peritonitica cicatriziale. Immediatamente dopo l’intervento, le condizioni cliniche del paziente peggioravano progressivamente fino all’instaurarsi di una quadro di MOF (Multiple Organe Failure) che portava lo stesso al decesso in 4 giorni. Il P.M. disponeva l’esame della documentazione sanitaria e l’esame necroscopico. Risultati La causa del decesso del giovane era riconducibile a sindrome MOF causata da grave shock settico e secondaria a perforazione di diverticoli del sigma con peritonite inveterata, trattata chirurgicamente. L’infestazione di Anisakis Simplex non ha avuto alcun ruolo nel processo patologico che ha condotto a morte il paziente. Conclusioni La sepsi è stata causata dalla perforazione dei diverticoli; quindi, seppure l’Anisakis Simplex sia ritenuto responsabile di perforazione intestinale e di gravi danni multiorgano, nel caso in esame non ha avuto un ruolo nel determinismo della morte.

RISCONTRO ACCIDENTALE DI ANISAKIS SIMPLEX IN SOGGETTO DECEDUTO PER PERFORAZIONE INTESTINALE

CASCIO, Orazio
2013-01-01

Abstract

Introduzione L’Anisakis simplex è un parassita di numerosi tipi di pesci estremamente diffuso. L'uomo è un ospite occasionale che si contamina consumando pesce crudo o affumicato parassitato dalle larve che, una volta ingerite, vengono generalmente neutralizzate dall’apparato digerente, oppure possono penetrare nella parete dello stomaco e dell’intestino, ove il parassita provoca a livello locale una reazione infiltrativo-granulomatosa. L’infestazione dell’uomo (Anisakiasi) può presentarsi con una sintomatologia solitamente caratterizzata da dolori addominali, più o meno importanti, e nausea. In alcuni casi possono instaurarsi fenomeni occlusivi o perforazioni determinate dalle formazioni granulomatose. In altri rari casi, oltre all’interessamento del tratto gastroenterico, vi può essere l’invasione da parte del parassita di altri organi, quali polmoni, fegato, milza, pancreas ecc. con quadri di gravità variabile, fino a configurare vere e proprie emergenze chirurgiche (1, 2). Sono stati descritti casi con un quadro clinico di tipo allergico (risposta IgE mediata) con prurito, orticaria, eruzioni cutanee, fino allo shock anafilattico (3). Per la diagnosi di certezza ci si avvale dell’esame istologico eseguito mediante indagine endoscopica (EGDS) o per via chirurgica. Materiali e Metodi Un giovane si recava presso il pronto soccorso di un nosocomio siciliano, riferendo la comparsa da qualche ora di dolore addominale. Sottoposto dai sanitari ad esame obiettivo e a indagini strumentali, tutti nella norma, era dimesso con terapia antalgica. Per il persistere della sintomatologia dolorosa, durante la notte si recava presso altro pronto soccorso ove i sanitari prescrivevano terapia per stipsi cronica e lo dimettevano. Dopo 3 giorni, accusando ancora dolore addominale e vomito, si recava presso un terzo pronto soccorso ove era sottoposto a visita e indagini strumentali che facevano porre ai sanitari la diagnosi di “Addome acuto”. Pertanto il paziente era sottoposto a intervento chirurgico da cui emergeva una peritonite inveterata e una flogosi a manicotto del sigma con intensa reazione peritonitica cicatriziale. Immediatamente dopo l’intervento, le condizioni cliniche del paziente peggioravano progressivamente fino all’instaurarsi di una quadro di MOF (Multiple Organe Failure) che portava lo stesso al decesso in 4 giorni. Il P.M. disponeva l’esame della documentazione sanitaria e l’esame necroscopico. Risultati La causa del decesso del giovane era riconducibile a sindrome MOF causata da grave shock settico e secondaria a perforazione di diverticoli del sigma con peritonite inveterata, trattata chirurgicamente. L’infestazione di Anisakis Simplex non ha avuto alcun ruolo nel processo patologico che ha condotto a morte il paziente. Conclusioni La sepsi è stata causata dalla perforazione dei diverticoli; quindi, seppure l’Anisakis Simplex sia ritenuto responsabile di perforazione intestinale e di gravi danni multiorgano, nel caso in esame non ha avuto un ruolo nel determinismo della morte.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/98425
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