Il profetismo del Basso Medioevo esprime un'istanza di rinnovamento radicale e complessivo. Tra le voci che si levano ad annunciare l'auspicata palingenesi, quella tesa e irta dell'abate calabrese Gioacchino da Fiore colpisce e convince molti, fino ad appassionare i francescani rigoristi Pietro di Giovanni Olivi e Ubertino da Casale. Alla schiera di seguaci e simpatizzanti appartiene anche Dante, a sua volta profeta di una rigenerazione del mondo? L'ipotesi, che ha conosciuto sostenitori entusiasti e detrattori accaniti, è stata ora denigrata come anomala e fuorviante, ora riabilitata con tutti gli onori di rito. Accertare la sua effettiva attendibilità è compito non più rinviabile. Nel "Convivio" e nella "Monarchia" si sorprende un pauperismo che ha certo punti di contatto con la posterità spirituale di Gioacchino da Fiore, specie con Olivi e Ubertino, ma elide l'annuncio gioachimita dell'età dello Spirito, per attestarsi su una prospettiva retroversa: il ritorno della Chiesa alla povertà delle origini. Segna del resto un netto discrimine con il gioachimismo e con lo spiritualismo francescano il culto dantesco dell'Impero, ispirato a una valorizzazione del fine naturale dell'uomo; un tratto del tutto assente in Gioacchino e nei suoi seguaci.
Dante di fronte al gioachimismo
CRISTALDI, Sergio Alfio Maria
2000-01-01
Abstract
Il profetismo del Basso Medioevo esprime un'istanza di rinnovamento radicale e complessivo. Tra le voci che si levano ad annunciare l'auspicata palingenesi, quella tesa e irta dell'abate calabrese Gioacchino da Fiore colpisce e convince molti, fino ad appassionare i francescani rigoristi Pietro di Giovanni Olivi e Ubertino da Casale. Alla schiera di seguaci e simpatizzanti appartiene anche Dante, a sua volta profeta di una rigenerazione del mondo? L'ipotesi, che ha conosciuto sostenitori entusiasti e detrattori accaniti, è stata ora denigrata come anomala e fuorviante, ora riabilitata con tutti gli onori di rito. Accertare la sua effettiva attendibilità è compito non più rinviabile. Nel "Convivio" e nella "Monarchia" si sorprende un pauperismo che ha certo punti di contatto con la posterità spirituale di Gioacchino da Fiore, specie con Olivi e Ubertino, ma elide l'annuncio gioachimita dell'età dello Spirito, per attestarsi su una prospettiva retroversa: il ritorno della Chiesa alla povertà delle origini. Segna del resto un netto discrimine con il gioachimismo e con lo spiritualismo francescano il culto dantesco dell'Impero, ispirato a una valorizzazione del fine naturale dell'uomo; un tratto del tutto assente in Gioacchino e nei suoi seguaci.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.