Roderick M. Chisholm, nato nel 1916 negli Stati Uniti, formatosi alla Brown University e ad Harvard sotto la guida, fra gli altri, di C.l. Lewis, di W.v.O. Quine, di B. Russell e G.E. Moore, è una delle figure centrali del panorama filosofico americano contemporaneo. Ha il merito di avere riportato alla ribalta le intuizioni di F. Brentano e A. Meinong, e di averle convogliate all'interno del pensiero analitico, riuscendo così, ad esempio, ad accostare teoria dell'intenzionalità ed epistemologia. Scopo del volume è di evidenziare, alla luce dei molteplici riferimenti storico-teoretici, la genesi e l'evoluzione della teoria chisholmiana della percezione. L'opera che resta basilare è Perceiving (1957). In essa viene proposta in ultima analisi una fenomenologia della percezione; cruciale è infatti la descrizione della coscienza al momento dell'approccio del soggetto con gli oggetti reali. La dialettica fra soggetto e oggetto è metodologicamente descrivibile come riverbero nel soggetto dell'oggetto individuale. L'oggetto appare secondo modalità sempre differenti, ma a questo apparire non è possibile attribuire uno status ontologico indipendente dal processo, dall'atto percettivo. Aspra è qui la controversia con gli empiristi, che facilmente hanno ipostatizzato l'apparenza, l'impressione, il sense-datum, sino a renderli gli unici referenti della conoscenza, senza comprendere la loro funzione di tramite con il mondo esterno. D'altro canto, ed è questa la contraddizione più acuta, Chisholm considera essenzialmente l'apparire come una proprietà intenzionale, con la conseguenza di considerare a sua volta ogni contenuto percettivo come una proprietà del soggetto. Il self diviene così progressivamente il vero referente, diretto o indiretto delle qualità sensibili. È questo l'orientamento di Chisholm che, appunto a partire dal 1981, con The First Person, registra una marcata impronta soggettivistica.
Oltre le apparenze. La filosofia della percezione di R.M. Chisholm
NEGRO MATTEO
1995-01-01
Abstract
Roderick M. Chisholm, nato nel 1916 negli Stati Uniti, formatosi alla Brown University e ad Harvard sotto la guida, fra gli altri, di C.l. Lewis, di W.v.O. Quine, di B. Russell e G.E. Moore, è una delle figure centrali del panorama filosofico americano contemporaneo. Ha il merito di avere riportato alla ribalta le intuizioni di F. Brentano e A. Meinong, e di averle convogliate all'interno del pensiero analitico, riuscendo così, ad esempio, ad accostare teoria dell'intenzionalità ed epistemologia. Scopo del volume è di evidenziare, alla luce dei molteplici riferimenti storico-teoretici, la genesi e l'evoluzione della teoria chisholmiana della percezione. L'opera che resta basilare è Perceiving (1957). In essa viene proposta in ultima analisi una fenomenologia della percezione; cruciale è infatti la descrizione della coscienza al momento dell'approccio del soggetto con gli oggetti reali. La dialettica fra soggetto e oggetto è metodologicamente descrivibile come riverbero nel soggetto dell'oggetto individuale. L'oggetto appare secondo modalità sempre differenti, ma a questo apparire non è possibile attribuire uno status ontologico indipendente dal processo, dall'atto percettivo. Aspra è qui la controversia con gli empiristi, che facilmente hanno ipostatizzato l'apparenza, l'impressione, il sense-datum, sino a renderli gli unici referenti della conoscenza, senza comprendere la loro funzione di tramite con il mondo esterno. D'altro canto, ed è questa la contraddizione più acuta, Chisholm considera essenzialmente l'apparire come una proprietà intenzionale, con la conseguenza di considerare a sua volta ogni contenuto percettivo come una proprietà del soggetto. Il self diviene così progressivamente il vero referente, diretto o indiretto delle qualità sensibili. È questo l'orientamento di Chisholm che, appunto a partire dal 1981, con The First Person, registra una marcata impronta soggettivistica.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.